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“Un caldo abbraccio con Antonio Pizzinato - scriveva l’Unità nel novembre del 1988 - ha sigillato l’elezione di Bruno Trentin - l’uomo dei consigli di fabbrica, dell’autunno caldo, ma anche l’uomo del 'piano di impresa' - a segretario generale della Cgil”.
Il ritratto
“Il gelido, l’aristocratico, il raffinato intellettuale chiuso nella sua torre d’avorio. Lo hanno spesso descritto così, in questi giorni, su riviste e quotidiani”, scriverà Bruno Ugolini, che lo conosceva bene e che lo ricorda “in mille assemblee operaie, intento, magari, a rischiare di buscare i bulloni in testa, come quella volta a Mirafiori, tanti anni fa”.
“C’è in quell’episodio - scrive il giornalista - la sua concezione, non certo elitaria, del sindacato, della politica. Il gusto del confronto, anche duro, con i lavoratori, con i protagonisti, con quelli che un giorno, in un libro, ha chiamato i produttori”.
“Gelido? - prosegue Ugolini - Una non più giovane compagna di quegli antichi apparati che resistono a tutti gli eventi ammette che forse può sembrare così. Lo racconta come uno che si trattiene, con una grande capacità di autocontrollo, quasi timido. Ma che quando occorre sa mettere in campo tutte le sue energie”.
“Ama scalare, d’estate, le montagne - aggiunge - Ha 'aperto', come si dice nel gergo montanaro, 'una via' sulle Dolomiti e l’ha battezzata Fiom. Lo scorso anno ha fatto una via 'di sesto grado', un’impresa non dappoco. Ha una moglie francese, anzi corsa, giornalista. È un divoratore di libri, saggi, ma soprattutto romanzi. Ama il cinema americano, odia Godard, parla il francese e l’inglese, senza incertezze”.
Il diario
Giorni difficili e confusi anche se li ho vissuti con un sorprendente distacco. E’ precipitata la crisi nella Cgil. Antonio ha rimesso il suo mandato, incontrando, purtroppo, un’accoglienza anche troppo disinvolta e glaciale. Si è aperta la consultazione sul nuovo segretario generale, in un’atmosfera tesa, piena di critiche reciproche, di recriminazioni, di domande sincere ed esasperate di cambiamento che si intrecciavano con manovre da basso impero e contrastanti tentativi di rivalsa e di scalata al potere. (…) Domani, a quanto pare, la consultazione del C.D. mi designerà come nuovo segretario generale. Non so provare forti emozioni. Da un lato certo, la sensazione fredda di un atto di giustizia rispetto alle basse manovre di Lama e compagni prima dell’ultimo Congresso. Ma dall’altro lato molte incertezze sulle possibilità di contribuire in modo efficace e curare il malato, tenuto conto delle complicazioni secondare intervenute che appaiono oggi più gravi del male originario. E poi, il dolore, il rammarico, il senso di fallimento personale che provo per lo scacco di Antonio nella piena coscienza delle responsabilità che io ho avuto nello spingerlo in questa prova, dal momento in cui mi sono convinto che quella burocrazia sindacale e partitica allora dominante escludeva un’avventura come la scelta della mia persona. Temo anche per la mia attitudine a sapermi “fermare, leggere e riflettere” nel corso degli impegni che mi attendono e di sapere, quindi, sceverare le cose che contano, alle quali assicurare un futuro e gli “accessori”, i dati contingenti, in ordine ai quali anche le mediazioni più spregiudicate sono possibili. Vedremo
Così scrive Trentin il 27 novembre sul suo diario. “È cominciata la nuova storia della mia piccola vita - torna a scrivere Bruno il 6 dicembre - Fino a quando non lo so. Qualche tentativo di gettare nuove basi, nuove regole al lavoro e alla ricerca della Cgil”.
Nemmeno 6 mesi dopo, il 12 aprile 1989, si apre a Chianciano la prima Conferenza di programma della Cgil. Bruno Trentin, eletto segretario generale della Confederazione da pochi mesi, rompe gli indugi e illustra il suo progetto, avanzando l’ipotesi di una nuova Cgil, sindacato dei diritti, della solidarietà e del programma.
La conferenza di Chianciano
La Conferenza di Chianciano avvia un processo di autoriforma che, di fatto, proseguirà con la Conferenza di organizzazione di Firenze del novembre 1989 e con il Congresso di Rimini del 1991, per concludersi nel giugno 1994 con la seconda Conferenza programmatica della Confederazione.
Sul piano organizzativo, la novità più rilevante è lo scioglimento delle componenti storiche collegate ai partiti di riferimento della sinistra italiana. In questo modo, la dinamica tra maggioranza e opposizione si sarebbe sviluppata all’interno del sindacato non tanto sulla base della vicinanza a un partito o a una coalizione di governo, quanto in virtù della condivisione o meno di un programma di governo dell’organizzazione.
Sul piano rivendicativo, la Cgil accetta di contribuire alla riforma della contrattazione collettiva e di discutere con gli interlocutori pubblici e privati l’introduzione della politica dei redditi attraverso il sistema della concertazione, individuata come il principale strumento per riportare sotto controllo l’esplosione del debito nazionale; entrambi questi temi saranno introdotti con lo storico accordo siglato nel luglio 1993 con il governo Ciampi, evento rivelatosi presto decisivo per il risanamento dei conti pubblici e per l’ingresso dell’Italia nell’Unione europea.
“Un rinnovamento dei gruppi dirigenti della Cgil e del loro metodo di lavoro - affermava nell’occasione Trentin - è possibile e necessario: io avverto questo problema come il compito principale che mi incombe (…) Ma non aspettatevi da me un rinnovamento degli uomini separato da un rinnovamento delle politiche, del programma, e della strategia della nostra organizzazione. E non aspettatevi da me il ruolo di un mediatore fra fazioni. Sono e rimarrò, credo, fino alla mia morte, uno dei pochi o dei molti illusi che ritengono che il rinnovamento dei gruppi dirigenti cammina con la coerenza delle idee, con l’assunzione delle responsabilità, con il coraggio della proposta e del progetto”.
Anche per questo grazie, Bruno.