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Le squadre sono miste, maschi, femmine, bambini, anziani, disabili, tutti insieme. Gli sport sono quelli tradizionali, pallavolo, basket, calcio, boxe, ma poi ci sono anche il quidditch, il frisbee, il greenvolley. Si gioca senza arbitro, perché l’importante è divertirsi non vincere. Tant’è vero che gli austriaci e i tedeschi prima delle partite per tradizione offrono un boccale di birra agli avversari.
Stiamo parlando dei Giochi antirazzisti, in programma dal 21 al 23 giugno a Bologna, al centro sportivo Bonori, in zona Parco Nord, a cui partecipa per la prima volta anche la Cgil con l’Atletico Di Vittorio e tre squadre: calcio, basket e pallavolo. Un’iniziativa che è nata dalle curve delle tifoserie più violente e ha fatto dell’inclusione la sua bandiera. I tornei infatti non sono competitivi ma il più inclusivi possibile, il pretesto è quello di conoscersi di più.
“Sono proprio le società con gli ultrà più razzisti ad aver fondato questa riunione internazionale che si tiene ormai da una ventina di anni – spiega Marina Iarlori, dell’Inca Cgil Bologna –. Arrivano da tutte le parti del mondo per partecipare con lo spirito giusto: solidarietà, eguaglianza, diritti, accoglienza, valori che il sindacato condivide”.
Non solo sport nella tre giorni, in cui trovano ampio spazio anche dibattiti, musica, momenti di confronto sui temi della lotta contro ogni forma di discriminazione e di razzismo. “E poi ci saranno i banchetti della raccolta firme per i referendum proposti dalla Cgil – conclude Iarlori –. La battaglia per il lavoro dignitoso, sicuro, stabile e tutelato è sempre al centro delle nostre iniziative”.