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È illegittimo il trasferimento del ramo di azienda It operato da Bnl a favore di Capgemini, la multinazionale francese della consulenza. A prevederlo è una sentenza del tribunale del lavoro di Roma, emessa ieri, e che riguarda circa 250 lavoratrici e lavoratori su un’azione promossa dalla Fisac Cgil insieme alle altre organizzazioni sindacali del settore. “Con questa sentenza - fa sapere la responsabile di coordinamento Fisac Cgil Bnl - registriamo una prima importante vittoria che dimostra la giustezza della lotta che abbiamo portato avanti, come coordinamento insieme alla segreteria Fisac, sulla infondatezza di questa cessione di ramo d’azienda”.
Nel passato piano industriale, infatti, racconta Braga, “il management di Bnl ha operato questa cessione dell’It a Capgemini: una modalità grossolana di risparmio del costo del lavoro, senza al contrario usare gli strumenti previsti dalla categoria sul fronte esuberi e utilizzo del fondo”. Ora è in previsione un nuovo pronunciamento del tribunale di Roma per quanto riguarda, invece, la cessione dei sistemi di backoffice di Bnl ad Accenture. “Aspettiamo fiduciosi questo prossimo intervento, che riteniamo essere anch’esso illegittimo e frutto di una stessa errata logica industriale”.
“La tenacia delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, l’impegno sindacale che abbiamo profuso a tutti i livelli a loro sostegno, - commenta la segretaria nazionale della Fisac Cgil, Chiara Canton - segna oggi un risultato importante. Una vittoria del sindacato, un punto di principio su un'operazione illegittima. Abbiamo sempre creduto e sostenuto, come più volte detto all'azienda ai tempi della trattativa, che non ci fossero i presupposti di legge per l'operazione, volta solo a tagliare i costi del personale coinvolto”.
Eppure, continua la dirigente sindacale, “nonostante due scioperi l'azienda ha deciso di andare avanti comunque, sebbene proponessimo soluzioni alternative anche, e soprattutto, a garanzia delle lavoratrici e dei lavoratori. Garanzie che la banca avrebbe concesso solo in cambio della rinuncia a impugnare la cessione, ovviamente per noi inaccettabile e contro la legge. Il primo grado di giudizio ci ha dato ragione, e ha dato ragione alle lavoratrici e ai lavoratori. Ora, con la stessa fiducia, aspettiamo il giudizio sulle cause intentate dalle lavoratrici e dai lavoratori del backoffice, anche loro coinvolti in cessione di ramo d’azienda”, conclude Canton.