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Mettere in sicurezza il Paese e il lavoro. Questo, per la Cgil, dovrebbe essere il primo compito di un governo le cui sorti, però, sono ancora molto incerte. “Il lavoro è poco, svalorizzato, impoverito e disgregato - commenta ai microfoni di RadioArticolo1 il segretario confederale di Corso d'Italia Nino Baseotto -. In questi mesi abbiamo assistito a una regressione. Per questo abbiamo chiesto unitariamente con Cisl e Uil una discontinuità”.
Qualsiasi cosa accada, insomma, i sindacati vogliono un cambio di passo “nelle politiche e nelle scelte di fondo che verranno fatte sul piano umano, economico, del lavoro e sociale”. “Siamo in un momento molto complicato per l'economia mondiale, ed europea in particolare - continua Baseotto -, l'Italia paga e rischia più degli altri, perché è più debole. Ma in questa congiuntura negativa si può anche cogliere una piccola opportunità, dato che i venti di recessione cominciano a colpire pure un paese forte come la Germania. Si aprono quindi spazi per un ripensamento da parte dei maggiorenti dell'Unione europea rispetto alle politiche dell'austerità e si fa più evidente l'esigenza di allentare il cordone che imbavaglia i bilanci”.
Le richieste della Cgil sono sempre le stesse: “Abbiamo bisogno di piani straordinari di investimento per contrastare questa nuova ondata recessiva.È una riflessione che si è aperta anche in Germania, in Francia e negli altri paesi, e che può può aiutare l'Italia a impostare una politica economica incentrata su investimenti svincolati dalle rigide regole del bilancio. Abbiamo in breve bisogno di investimenti al di fuori del rapporto tra deficit e Pil”.
Il segretario generale Maurizio Landini, in una recente intervista al Corriere della Sera, ha affermato che la Cgil vorrebbe un governo che funzioni, mentre la trattativa tra Movimento 5 Stelle e Pd appare in fase di stallo. “Noi pensiamo che vengano prima i programmi, le cose che devono essere fatte - ha commentato Baseotto - . Per prima cosa ci sono le urgenze del Paese. Negli ultimi 14 mesi il governo si è occupato di molte cose, ma non dei drammi sociali e dei problemi più stringenti. L'esecutivo ha rimosso la realtà di una crisi che ancora attanaglia migliaia e migliaia di lavoratori e che riduce in condizioni di estrema difficoltà milioni di pensionati”. Per questo il sindacato continua a chiedere discontinuità: “Abbiamo bisogno di un esectivo che si occupi di queste cose e che dica chiaramente qual è la direzione di marcia e la strategia che vuole intraprendere per far ripartire il Paese”. L'obiettivo è “il cammino virtuoso della crescita e dello sviluppo”.
“Non dobbiamo passare da un estremo all'altro, come sta facendo bona parte della stampa italiana - suggerisce poi Baseotto -. Bisogna guardare i fatti e lasciare lavorare chi lo sta facendo. Sono gli atti ufficiali e quello che verrà detto dalle delegazioni dei partiti al garante della Costituzione che faranno la differenza. Non abbiamo molto tempo, perché non ha tempo il Paese, che deve riprendere proprio cammino con una guida sicura”. Nel caso in cui dalla consultazioni uscirà un governo, “lo incalzeremo su ciò che abbiamo chiesto con la nostra piattaforma”. Se invece non si troverà un accordo, “bisogna andare rapidamente ad elezioni, perché l'Italia necessita assolutamente di una guida, non può rimanere in una situazione così pericolosa”.
La piattaforma presentata unitariamente da Cgil, Cisl e Uil ha avanzato delle proposte chiare: “Un piano straordinario di investimenti su ambiente e mezzogiorno, una riforma fiscale progressiva, la detassazione degli aumenti contrattuali e assunzioni in scuola e sanità”. Ma anche “una vera riforma delle pensioni,che guardi ai giovani e alle donne, una politica industriale al passo con i tempi e che faccia della sicurezza sul lavoro un cardine strategico. Oltre che la valorizzazione dello straordinario patrimonio turistico-culturale che abbiamo da offrire”.
“La nostra piattaforma - ha concluso Baseotto - è stata accompagnata da una serie di mobilitazioni di carattere generale che hanno costretto il governo giallo-verde a confrontarsi con le parti sociali”. Le richieste dei sindacati quindi rimangono le stesse, perché “prima di ritirare le nostre proposte vogliamo ottenere dei risultati. Gli equilibri politici possono anche cambiare, ma i problemi reali restano”.