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I segretari generali nazionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin hanno chiesto un incontro urgente con l’Abi alla luce delle criticità registrate a causa della pandemia e dell’incalzare delle pressioni commerciali nel settore del credito. Il decreto legge 13 marzo 2021 n.30, prevede che nelle zone gialle, arancioni e rosse gli spostamenti sono consentiti esclusivamente per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità.
"Invece, anche al tempo del Covid, incuranti delle restrizioni imposte, dalle direzioni commerciali degli istituti bancari arrivano alla rete continui e pressanti 'inviti' a convocare i clienti nelle filiali per la vendita di prodotti (assicurazioni, carte di credito, sottoscrizione di forme di risparmio gestito). Rispetto alla prima ondata del marzo 2020, gli istituti bancari si sono 'apparentemente' attrezzati, rafforzando le piattaforme on line, disponendo gli accessi nelle filiali solo su appuntamento, consentendo l’esecuzione da casa anche tramite call center dedicati", afferma Bruno Lorenzo, segretario organizzativo Fisac Basilicata.
"Purtroppo, pare che per la vendita dei prodotti tutte queste cautele vengano meno: in parole povere per il raggiungimento degli obiettivi commerciali il Covid sembra non esistere. Dunque, il cliente a cui scade una cambiale o il termine per il pagamento di un assegno se non ha appuntamento (o se no prevale il senso di responsabilità del collega addetto) non può fare l’operazione (questa si essenziale) mentre il cliente che deve sottoscrivere una polizza su invito della filiale anche senza appuntamento ha all’ingresso ponti d’oro. Il tutto in nome del dio budget", continua il sindacalista.
"Lo stato di ansia e stress fra i lavoratori è ormai altissimo. Tutti i lavoratori bancari, sin dal primo giorno della pandemia, sono sempre stati in 'prima linea' in quanto quello delle banche è ritenuto un servizio pubblico essenziale. I colleghi hanno sempre affrontato la loro giornata lavorativa con grande professionalità e responsabilità non facendo mai pesare il proprio stato di disagio sulla clientela e in molti casi sono aumentati i provvedimenti disciplinari causati dalla mancanza di attenzione e dalla spinta a 'fare tutto". Centinaia di colleghi sono risultati positivi al Covid, contagiando anche i propri familiari, qualcuno di loro purtroppo oggi non c’è più.", aggiunge il dirigente sindacale.
"Ancora oggi, giornalmente, assistiamo a chiusura di filiali per positività di colleghi, quelle stesse filiali che vengono sanificate in fretta e furia, in modo tale da poter riaprire magari anche il giorno successivo e riprendere nuovamente a convocare la clientela per rimpinguare i budget. La richiesta dunque sono quelle di mettere la sicurezza dei lavoratori in primo piano e la pronta predisposizione di un piano vaccinale così come già fatto per altre categorie 'essenziali', al fine di tutelare quantomeno i colleghi che svolgono l’attività diretta con il pubblico oltre che la sospensione immediata di tutte le campagne commerciali a cui sono sottoposti tutti i dipendenti", conclude l'esponente Cgil.