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Quanto è complicato essere un operaio in questi giorni? Dover lavorare nel bel mezzo di una pandemia, tra paura e frustrazione, sentendosi ripetere che “bisogna stare tutti a casa”. Beh, quasi tutti. Una sensazione ben descritta dai lavoratori di Ast, l’acciaieria di Terni, che attraverso le proprie Rsu hanno mandato oggi, 19 marzo, un nuovo grido di rabbia. Una rabbia che cresce “quando si ha la percezione di subire diverse provocazioni da chi in azienda è ai vertici e comodamente da casa ci dice che possiamo stare tranquilli e lavorare serenamente”.
Quello che chiedono i lavoratori di Ast è molto semplice: fermarsi, tutti, mettendo in cassa integrazione i 2.300 dipendenti, “al fine di contrastare con forza e determinazione la diffusione del contagio in città”. Una richiesta che dopo un'iniziale titubanza, che aveva, secondo i sindacati, un che di “provocatorio”, è stata accolta nel pomeriggio di giovedì 19 marzo.
Massimiliano Catini, operaio e delegato sindacale Fiom Cgil
L'azienda ha comunicato a Rsu e sindacati di aver richiesto l’accesso alla cassa integrazione ordinaria per Covid-19, sulla scorta del decreto Cura Italia, a decorrere dalla giornata di sabato 14 marzo (quindi retroattiva) e per un massimo di due settimane, fino a un massimo di 2.305 dipendenti (rispetto a un organico di 2.335), di cui 1.683 operai, 497 impiegati e 125 quadri.
Insomma, una passo avanti per sindacati e lavoratori che però rilanciano, sfidando l'azienda con una proposta difficile da declinare: devolvere l’equivalente delle 48 ore di sciopero sostenute dai lavoratori la scorsa settimana all’azienda ospedaliera di Terni.
Ed è proprio alla città che si rivolgono, infine, i rappresentanti dei lavoratori delle acciaierie, consapevoli che l’attività del sito siderurgico, frequentato quotidianamente da oltre 4.000 persone, rappresenti un potenziale rischio per la diffusione del virus: “L’intera cittadinanza ternana, che ci è stata sempre vicina nei momenti difficili – concludono i delegati sindacati – merita oggi una risposta da parte nostra. Pensiamo che in questa fase occorrano senso di responsabilità, scelte condivise e fatti che seguano le parole”.