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In Italia sono davvero troppo pochi, circa 445 mila -270 mila quelli che lavorano per il Servizio Sanitario regionale - e già prima che il Coronavirus decidesse di stabilirsi da noi ne mancavano all’appello oltre 50mila. Gli infermieri e soprattutto le infermiere, perché è una professione a predominanza manodopera femminile, il 12 maggio, anniversario della nascita di Florence Nightingale considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, sono celebrati come fondamentali per l’attività che svolgono.
In queste settimane poi, insieme ai medici, sono stati considerati eroi ma nella quotidianità extra Covid ci si dimentica di loro. A cominciare dal fatto che sono appunto troppo pochi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il rapporto tra medici e infermieri dovrebbe essere di 1 a 3 da noi ci sono solo 2,5 professionisti sanitari per ogni camice bianco. Ed anche in rapporto alla popolazione sono davvero troppo pochi e concentrati negli ospedali. La carenza di infermieri obbliga quelli presenti a ricorrere a molte ore di straordinario: si stima che circa il 40% degli infermieri le svolga, e certo non occorre ricordare che per garantire assistenza efficiente ed efficace è necessario non essere eccessivamente stanchi. A sottolineare che sono davvero troppo pochi è anche l'Istituto Superiore di Sanità che infatti afferma: “considerando il numero di infermieri e ostetriche ogni 10 mila abitanti, l’Italia si colloca solo al 17° posto tra i Paesi dell’Ue, dopo quelli scandinavi, Irlanda, Regno Unito, Germania, Francia e Paesi dell’Europa orientale”. E poi, sempre volendo rimanere ai numeri che certo sono freddi ma dicono molto, oltre il 70 per cento di questi professionisti è donna. Ci sarebbe molto da interrogarsi sul perché di questa predominanza femminile, è quella tra le professioni sanitarie tra le più vicine al lavoro di cura? Certo anche se ormai il tasso di specializzazione scientifica è altissimo, per esercitare devono laurearsi e superare concorsi e la Fp Cgil da tempo chiede che vengano istituiti anche una laurea Magistrale e Master per accrescere sapere e specializzazione. Ed è un lavoro stressante e faticoso, quasi sempre si espleta su tre turni giornalieri compreso il lavoro notturno, difficile da conciliare con la maternità eppure ciò avviene. E non sarà per caso che uno dei simboli di queste settimane di pandemia sia proprio una infermiera con il capo reclinato sul computer non resistendo più alla fatica.
Qual è, allora, il modo più giusto per celebrare la ricorrenza di oggi? Secondo Giancarlo Go, Responsabile del gruppo nazionale della Fp Cgil: “Rinnovare subito il contratto della sanità privata, scaduto da 13 anni, e riattivare i tavoli per il rinnovo di quello della sanità pubblica”. Già il rinnovo dei contratti, strumento fondamentale non solo per il riconoscimento economico di lavoratori e lavoratrici, ma anche per il loro riconoscimento professionale. Ancora Go afferma che “La revisione del sistema di classificazione è la vera sfida di questa doppia tornata di rinnovi contrattuali. Nella Piattaforma chiediamo che venga riconosciuto l’aumento delle competenze, delle responsabilità e dell’autonomia che i professionisti hanno acquisito, anche in considerazione dell’evoluzione dei percorsi formativi e professionali. In particolare il nuovo contratto dovrà incominciare un percorso di progressiva armonizzazione degli strumenti di valorizzazione professionale fra i contratti dei dipendenti del comparto e della dirigenza, oggi operanti nel sistema sanitario pubblico, sia per quanto riguarda la struttura della retribuzione che per tutti gli altri istituti a partire dal sistema degli incarichi e al fine di garantire percorsi di carriera che diano risposte a tutte le professioni”.
Nel parlare di infermiere ed infermieri non si può dimenticare quelli che non sono dipendenti della sanità privata né di quella pubblica ma operano comunque in Rsa cliniche e ospedali, sono lavoratori e lavoratrici “in appalto”, dipendenti di cooperative e utilizzati al bisogno. Con meno diritti tutele e salario dei colleghi. Stiamo parlando di forme di utilizzo di professionisti che rasentano in alcuni casi lo sfruttamento di manodopera, oltre che essere strumento di dumping salariale. La Cgil e la Fp Cgil da tempo propongono, proprio per superare questo tipo di distorsioni, il contratto unico in sanità. Sarebbe un bel modo per ringraziare gli infermieri e le infermiere. Infine, ci auguriamo che il Decreto Rilancio possa essere varato rapidamente, le anticipazioni lasciano intendere che le risorse per assumere almeno una parte dei professionisti che mancano dovrebbero esserci, così come dovrebbe essere istituita la figura dell’infermiere di famiglia e dovrebbero essere rafforzati i servizi infermieristici del territorio. Il condizionale è d’obbligo, così come l’ottimismo della volontà.