PHOTO
Il 2 luglio del 1897, a Londra, l’Ufficio Brevetti concede a Guglielmo Marconi il brevetto per il primo sistema radio. Nell’ottobre 1924, in Italia, Benito Mussolini terrà il primo discorso radiofonico della storia del nostro paese da un trasmettitore in prova fornito dalla Marconi Italia. Il giorno successivo, alle 21, la voce di Luisa Boncompagni leggerà il primo annuncio radiofonico con queste frasi: “Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo”. La radio entrerà nelle case degli italiani e vi resterà a lungo, scadendo con il suo suono le tappe fondamentali della storia del nostro paese.
Sarà proprio attraverso la radio che domenica 25 luglio 1943, alle ore 22.45 gli italiani saranno messi a conoscenza della fine del regime fascista e della caduta di Benito Mussolini: “Sua Maestà il Re e Imperatore - reciterà il comunicato ufficiale - ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio”. Il 1943 è nella seconda guerra mondiale l’anno della svolta. In Italia gli scioperi del marzo precedente, il bombardamento di Roma e la caduta del fascismo fanno precipitare la situazione. La guerra è persa su ogni fronte, il governo si arrende e il 3 settembre viene stipulato l’armistizio con gli Alleati (verrà divulgato il successivo 8 settembre). Le parole pronunciate con voce ferma dal maresciallo Badoglio alle 19 e 42 dalla sede dell’Eiar, l’allora radio di Stato, sono ormai consegnate ai libri di storia: “Il governo italiano riconosciuta l’impossibilità di continuare un’impari lotta contro le forze soverchianti avversarie e nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto l’armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze anglo-americane. La richiesta è stata accettata. Conseguentemente, ogni atto di ostilità da parte delle forze italiane contro gli eserciti alleati deve cessare in ogni luogo. Le forze italiane però reagiranno agli attacchi di qualsiasi altra provenienza”.
“L’8 mio padre era a casa dei suoceri, - annota Bruno Trentin sul proprio journal de guerre - mio fratello a casa di amici. Io passeggiavo per caso sulla piazza principale di Treviso. Si era radunata una folla confusa e incerta. Corrono delle voci: la Pace… la Pace!… Voci, ma nessuno ne sa niente. Tutto a un tratto, un uomo compare a un balcone e urla: ‘Italiani! Una grande notizia… Armistizio!… la guerra del fascismo è finita!… Vendetta contro quelli che vi ci hanno trascinato!’. La gente grida di gioia, i soldati si abbracciano, si corre per le strade, si canta. Io, tremante, tesissimo, mi precipito attraverso il dedalo delle viuzze sporche della città bassa e in cinque minuti sono a casa di nonno. Irrompo nella stanza in cui mio padre sta discutendo con alcuni amici; grido: ‘Badoglio ha firmato l’armistizio!’. Mio padre si alza in piedi, grave, senza inutili esplosioni di gioia; si guardano tutti tra loro… È la guerra che comincia!…. La guerra vera per l’Italia vera. Da quel giorno, le nostre volontà: quella di mio padre, di mio fratello e la mia, si sono sforzate di farla, questa guerra, con ogni mezzo”. Comincia per la famiglia Trentin e per l’Italia la Resistenza al nazifascismo, una storia fatta di combattimenti, rappresaglie, repressioni, silenzi e grandi eroismi. Una storia fatta da uomini e donne ai e alle quali tutti noi dobbiamo molto. Una storia che porterà il 25 aprile 1945 alla Liberazione.
Sarà Sandro Pertini, allora partigiano e membro del Comitato di liberazione nazionale, a parlare da Radio Milano Libera mentre i nazisti e i fascisti si davano alla fuga: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca - dirà - contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”. Le fabbriche vengono occupate e la tipografia del Corriere della Sera è usata per stampare i primi fogli che annunciano la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandona Milano. Per l’Italia inizia la ricostruzione democratica che la condurrà, il 2 giugno dell’anno successivo, alla Repubblica. A commentare la vittoria della Repubblica, si espressero molti politici. Ascolta le voci, tratte dall’archivio di RadioRAI di alcuni di essi: Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Carlo Sforza, Palmiro Togliatti. Dalla fine della guerra all’avvento della tv, la radiofonia in Italia subisce un’enorme trasformazione con il potenziamento del giornalismo radiofonico, la nascita dei programmi nazionali e il varo della rete culturale. Nonostante l’avvento della televisione che si afferma come mezzo di comunicazione per il grande pubblico, la radio regge continuando a tenere il passo adeguandosi all’evoluzione della società.