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Dopo l'andirivieni delle ipotesi viste sui giornali prima della manovra di fine anno, adesso sono definite - con la legge di bilancio 2019 - le nuove e rischiose norme che regoleranno le liberalizzazioni degli appalti pubblici.
Al comma 912/art. 1 passa la deroga al Codice appalti. Si dispone l'annullamento delle "gare pubbliche". Basterà l'affidamento dei lavori, servizi e forniture, con procedura diretta, fino ai 150 mila euro. Basterà la semplice procedura negoziata senza bando, previa consultazione di dieci operatori "ove esistenti" (?!?) per lavori fino a 350 mila euro.
Si tratta di un errore molto grave che introduce peggioramenti pericolosi nelle procedure degli appalti, abbassando le difese per il contrasto alla diffusa corruzione e alle infiltrazioni malavitose nei lavori pubblici dell'Italia intera.
Migliaia di lavori, servizi e forniture saranno sottratti alle gare pubbliche e risolti con assegnazioni "discrezionali".
Il chiaro pronunciamento contrario di Cgil-Cisl-Uil contesta il grave peggioramento del Codice appalti: meno controlli nei subappalti e quindi più lavoro nero; si amplifica l'utilizzo del massimo ribasso; si riducono gli spazi di controllo di Anac-Anticorruzione; si inseriscono – come già detto – incarichi "diretti e senza gara" fino a 150 mila euro.
Si tratta di modifiche purtroppo non marginali che, in nome di una "minor burocrazia", spalancano porte a rischi reali, dal Nord al Sud.
Per avere una dimensione reale degli "appalti liberi", ragioniamo sui dati dell'ultimo report quadrimestrale 2018 di Anac-Autorità anticorruzione sugli esiti dei contratti pubblici. Dati poi affiancati dalle precise tabelle dell'Osservatorio regionale sugli appalti in Emilia Romagna.
- Il quadrimestre 2018 ha visto, a livello nazionale, l'affidamento di 43.148 appalti pubblici e, di questi, 2.342 in Emilia Romagna, quarta regione col 5,4% sul totale.
- La tabella 3 di Anac certifica che ben il 51,67% degli appalti assegnati hanno importi tra i 40 e 150.000 euro. Anche in questa regione, più della metà saranno perciò sottratti alla procedura pubblica. A solo titolo esemplificativo e per restare al "nostro dialetto", sfogliando le precise tabelle dell'Osservatorio regionale, abbiamo estratto la platea della provincia di Modena: su 528 lavori pubblici svolti nel 2018, ben 297 (il 56,25%) hanno un importo sotto la soglia dei 150.000.
- Fanno ancor più riflettere i dati della tabella 4 di Anac, che fotografa le modalità scelte dai contraenti pubblici: ben 27.010 appalti, cioè il 62,6% sono già stati assegnati con "affidamenti diretti, o procedura ristretta, o senza bando pubblico".
Non è proprio il caso perciò di allargare ancor più la falla sospetta. Una prospettiva legalmente rischiosa, che favorirà ancor più il lavoro corrotto e supersfruttato coi subappalti fasulli. Il sindacato si opporrà in tutti i modi e sedi, nazionali e locali, lavorando per allargare il fronte, coinvolgendo istituzioni territoriali e rappresentanze delle imprese sane e professioni.
Franco Zavatti, Cgil Modena – Coordinamento legalità Cgil Emilia-Romagna