Oltre mille persone sono seguite, nelle Marche, dai centri pubblici per la cura del Dna e cioè i disturbi della nutrizione e alimentazione. I centri si trovano a Pesaro, Jesi, Ancona e Fermo. “Un numero sottostimato perché questi disturbi sono difficili da leggere – spiega Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche –. L’assenza di un’effettiva rete di servizi integrata a livello regionale , in grado di offrire tutti i livelli di cura, crea problemi”.

Sono alcuni dei dati discussi al convegno di questo pomeriggio, 4 luglio, promosso dalla Cgil Marche, alla Facoltà di Medicina di Ancona, presenti, oltre Longhin, Saltari, direttrice Cdl in Educazione professionale Univpm, Iacopini, responsabile centro Dca Ast Fm, Oriani, responsabile centro Dca Ast An, Severini, responsabile centro Dca Salesi Ancona e Rossi, direttrice centro Dca Pesaro. Le conclusioni sono di Cristiano Zagatti, coordinatore Area stato sociale e diritti Cgil nazionale.

I dati e le criticità delle strutture nelle Marche

In Italia, si contano oltre 3 milioni e 600 mila persone colpite da Dna, circa il 5% della popolazione. Si tratta per lo più di donne, 90%, e nel 59 per cento dei casi, chi soffre di questi disturbi ha tra i 13 e i 25 anni, il 6% ha meno di 12 anni. L’Incidenza dell’anoressia è di 4-8 nuovi casi per anno su 100mila individui, l’incidenza della bulimia è di 9-12 casi per anno su 100mila individui.

Le criticità del sistema locale, secondo Longhin, sono legate “al fatto che, nei centri, non ci sono tutte le figure professionali previste e a Pesaro e Jesi non esiste il livello di cura semi-residenziale”. Inoltre, “la terapia per la cura resta il livello ambulatoriale e quello semiresidenziale”. E ancora: ”l’assenza di un livello semiresidenziale rappresenta un vuoto per i pazienti di media gravità. Mancano poi i protocolli di accesso nei presidi di Pronto soccorso e ci sono molte difficoltà per i minori con Dna sotto i 14 anni”.

Un altro punto critico sono “le liste di attesa: tutti i centri Dna registrano liste di attesa lunghe per l’assenza di spazi e personale adeguati”. Secondo Longhin, “per questo, occorre avere più risorse senza contare che , dal punto di vista legislativo, si naviga a vista. Dunque, è importante incrementare l’attività di formazione e prevenzione nelle scuole e nello sport ma anche il personale dei centri “.