Sono decine e decine le vittime dell’alluvione nella provincia di Valencia, in Spagna, numerosi ancora i dispersi, decine di migliaia gli sfollati in un paesaggio fatto di edifici distrutti e strade inondate dal fango. Una tragedia provocata da una enorme e sproporzionata quantità di pioggia caduta nella zona, ma che vede anche sotto accusa i responsabili del ritardo di 11 ore per comunicare ai cittadini come comportarsi, nel dare l’allerta. 

Le alluvioni che stanno colpendo la Spagna fanno parte dello stesso fenomeno che nelle scorse settimane ha colpito il Nord Italia, e che ora si è spostato più a Ovest, ha spiegato all’agenzia Ansa il meteorologo Gianni Messeri. Il riferimento è all’alluvione che ha colpito ancora una volta l’Emilia-Romagna, questo ottobre, nell’intero territorio metropolitano di Bologna. 

Alessandro Monari, coordinatore Fp Cgil Vigili del Fuoco Bologna, è tra coloro che sono intervenuti nel Bolognese e ci spiega come funziona il sistema di allerta in Italia. “Sostanzialmente – ci dice – il sistema prevede che in base agli studi e agli eventi atmosferici che sono in procinto di arrivare si diano delle allerte di vario colore. Quelle più preoccupanti sono quelle arancioni e rosse, che vanno a indicare che con ogni probabilità ci saranno degli eventi atmosferici avversi tali da pregiudicare la sicurezza delle persone”.

I nostri sistemi di allerta 

Monari sottolinea l’importanza dei comuni nel trovare sistemi adeguati per allertare il più ampio numero di cittadini in caso di alluvioni, “perché è difficile raggiungere le persone più anziani e fragili, che magari non hanno accesso alle notizie in rete, anche se da noi la modalità di comunicazione a queste persone è migliorata. Lo stesso vale per i più giovani che talvolta sottovalutano i rischi. Purtroppo la realtà dei fatti invece è quella che stiamo vivendo ogni giorno, sono problemi ormai strutturali che si verificheranno sempre più frequentemente”.

Le indicazioni di allerta si esplicano poi attraverso alcune prassi. “Per quanto riguarda l'allerta idrogeologica, faccio un esempio che ritengo virtuoso in Emilia-Romagna: c'è una convenzione con la Regione che prevede che in caso di allerta rossa ci sia, attraverso un finanziamento ai Vigili del Fuoco, un’implementazione del dispositivo di soccorso ordinario dei Vigili del Fuoco stessi. Questa integrazione possiamo rivendicarlo come organizzazione sindacale ed è sicuramente una una scelta lungimirante e virtuosa”. 

Come i cittadini vengono avvisati e allertati dipende anche dai piani di protezione civile nei diversi comuni “che annualmente devono essere modificati o redatti. Nei comuni dell'hinterland bolognese è adottato anche l’Alert System che consiste in una centralina telefonica che avvisa tutte le persone che si sono iscritte a questa applicazione, dando la possibilità di essere avvertiti proprio per un allerta meteo anche in base a dove risiedo.

Chi abita a ridosso del letto di un fiume, con ogni probabilità dovrà essere subito evacuato in caso di allerta arancione o rossa. Un sistema che deve essere implementato per raggiungere le fasce deboli di cui parlavo prima, magari con il contributo fattivo della Polizia locale, dei Carabinieri e degli enti deputati a sicurezza e soccorso”.

Servono studi aggiornati

Anche a livello nazionale è necessario adattare e migliorare le norme esistenti ed “è chiaro – afferma il vigile del fuoco – che a livello politico nazionale servirà un nuovo studio, una nuova presa di posizione circa questi eventi. Tutto deve essere calibrato alla luce dell'eccezionalità e della ormai continuità di questi eventi meteorologici. Se prima avevamo calibrato le nostre allerte e i nostri soccorsi con eventi che potevano presentarsi ogni tot anni, ora lo si deve fare sulla base di fenomeni che sono sempre più frequenti, che diverranno all’ordine del giorno, e sul dissesto idrogeologico del nostro Paese”.

Da operatore del soccorso, Monari pone l’accento anche sull’importanza di mezzi e attrezzature che siano idonee a questo tipo di eventi, a livello tecnologico e a livello numerico. “Porto l’esempio dell’Emilia Romagna dove abbiamo attrezzature ormai vetuste, che hanno fatto il loro tempo, ma che abbiamo dovuto ancora una volta adoperare nell'emergenza di questo ottobre.

Molte si sono deteriorate, rotte definitivamente e in questo anno e mezzo in alcuni casi non sono state sostituite perché le tempistiche e i fondi disponibili non hanno reso possibile l'acquisto di nuove motopompe e di nuovi mezzi idonei a questo tipo di soccorsi per i quali siamo preparati. Se le carenze sono e saranno queste, noi dobbiamo obbligatoriamente implementare i nostri dispositivi di soccorso”.