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La produzione agricola pugliese nel 2018, secondo l’Istat, sfiora i 5 miliardi di euro. Un autentico tesoro, stando a ciò che dicono dal comitato scientifico della fondazione «Osservatorio agromafie» che consente una “capillare capacità di infiltrazione nel tessuto economico da parte delle mafie”, come si legge in un articolo del 26 agosto scorso de La Gazzetta del Mezzogiorno “Agroalimentare, ecco la mafia 3.0”.
“La Puglia – commenta Biagio D’Alberto, segretario generale Cgil Bat – è al terzo posto, preceduta da Sicilia e Calabria per penetrazione criminale in agricoltura. La Bat è al 18esimo posto tra le province italiane per intensità del fenomeno. Al 30esimo dopo Foggia e Brindisi per permeabilità delle agromafie. Un fenomeno che tende a crescere di anno in anno: lo stesso ispettorato del lavoro certifica che un’azienda agricola pugliese su due manifesta irregolarità con il 64percento di lavoratori in nero ed il 75percento utilizzati in agricoltura in clandestinità”.
“Non si possono controllare migliaia di aziende, non solo agricole – conclude D’Alberto – con dieci o quindici ispettori inviati da Bari. Oltre al fatto che rivendichiamo anche l’arrivo dei trenta o forse più operatori delle forze dell’ordine promessi al territorio in una recente visita in Prefettura di un rappresentante dell’ex governo giallo-verde. Saranno arrivati questi rinforzi? Non solo sappiamo ma comunque riteniamo che siano poca cosa rispetto a ciò che realmente servirebbe, come dimostrano ancora gli ultimi fatti di cronaca accaduti nelle campagne di Trinitapoli lunedì mattina”.