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“È entrato nella mia stanza e mi ha urlato contro. Mi ha minacciata, non c’è stato verso di calmarlo. Dopo che se n’è andato mi sono sentita male, avevo la pressione a mille, il cuore batteva all’impazzata. Mi hanno portato prima al pronto soccorso, poi a casa”. Donatella Raffaele, infermiera dell’Istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari, in forze presso la direzione scientifica dell’Irccs, nonché coordinatrice aziendale Cgil, racconta in esclusiva a Collettiva la sua esperienza di venerdì 24 luglio. “Una vile aggressione” l’ha definita la Cgil regionale, mettendo sotto accusa Massimo Mancini, direttore amministrativo dell’Istituto.
Il casus belli è stata l’attribuzione delle risorse stanziate dal governo nazionale per riconoscere l’impegno profuso dal personale sanitario durante l’emergenza Covid-19. Risorse che sono state oggetto di uno specifico accordo siglato il 28 maggio scorso dalla Regione Puglia e dai sindacati regionali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Fsi. Mercoledì 22 giugno scorso, dunque, si tiene la riunione per applicare, anche nell’Istituto, i termini dell’accordo regionale. “Abbiamo dovuto opporci – spiega Raffaele – a proposte sia dell’amministrazione sia del sindacato autonomo Fials, appoggiato dalla Uil, che avrebbero stravolto i criteri di assegnazione, non facendo distinzioni tra chi è stato in servizio a rischio contagio e chi, lavorando in smart working, non è stato soggetto ad alcun rischio”.
La riunione, insomma, si chiude con un nulla di fatto. Il giorno seguente, giovedì 23 giugno, Fp Cgil e Cisl Fp di Bari rilasciano un comunicato nel quale ribadiscono apertamente il proprio dissenso, parlando del rischio di un “vero e proprio furto a danno di coloro che nei mesi più duri hanno combattuto per garantire il diritto universale alla salute”. Fp Cgil e Cisl Fp, infine, denunciano anche “un modo desueto e volgare di intendere le relazioni sindacali nella pubblica amministrazione, con direzioni che parrebbero essere in ‘ostaggio’ di chi vorrebbe spartire a pioggia i soldi pubblici per ottenere facili consensi”.
E arriviamo a venerdì 24. “Sono nella mia stanza a scrivere una relazione di lavoro – spiega Donatella Raffaele – quando il direttore amministrativo entra tutto arrabbiato e inizia a urlare, dicendomi che la Cgil, con quel comunicato, lo aveva fatto passare per un ‘delinquente’. Io cerco di spiegargli che definirlo ‘ostaggio’ è tutt’altra cosa, ma lui non vuole sentire ragioni”. Tutta la scena si svolge davanti ad altri due colleghi, presenti nella stanza, ma i toni alterati si sentono anche nelle stanze vicine. “Strilla come un ossesso, io lo invito a calmarsi, ma lui continua a urlarmi contro”, aggiunge Raffaele: “Poi mi minaccia, dicendomi che ‘la prossima volta vi faccio vedere io cosa succede’, e se ne va ancora inferocito”.
Donatella è molto scossa, molto provata. “Ho dei capogiri, ho paura che possa tornare a urlarmi contro, è tutto davvero bruttissimo”, continua: “Ho un forte stato di agitazione, così mi portano al pronto soccorso del policlinico di Bari. Lì riscontrano una crisi ipertensiva e una forte tachicardia. Sto un po’ in ospedale, mi danno dei calmanti e poi ritorno a casa”.
La Cgil Puglia rileva che all’Istituto tumori “soffia da tempo un vento pericoloso che prova a far tacere chi difende la legalità e la giustizia, che irride la presenza di sole donne nella delegazione Cgil, che usa toni minacciosi e invita a tacere chi dissente”. Il sindacato, in conclusione, assicura che tutelerà “la dirigente e il buon nome della Cgil in tutte le sedi consentite”, combattendo “con le armi della democrazia il vento machista che spira sull’Istituto tumori” e non permettendo “a nessuno di zittire la Cgil e le sue dirigenti sindacali”.
Diversa la lettura dell’intera vicenda che fornisce Antonio Delvino, direttore generale dell’Istituto. “Non ho potuto partecipare all’incontro sindacale di mercoledì 22, ma ho rivisto l’incontro, dato che era via web, e mi sento di dire che all’origine c’è un malinteso”, premette: “La nostra proposta, che prendeva atto della limitatezza delle risorse disponibili, forse non è stata ben compresa. Ma non c’è alcuna posizione di contrasto ideologico, sono certo che ci sarà modo di spiegarsi e di comprendersi meglio”.
Una disponibilità che viene affermata anche riguardo l’episodio che ha coinvolto Donatella Raffaele, su cui però diverge l’interpretazione. “Sono molto rammaricato per il fatto che la nostra dottoressa, che gode di tutta la mia stima, abbia così sofferto di uno scambio di vedute che mi è stato raccontato come civile”, precisa Delvino: “Ho molta difficoltà, tra l’altro, a riconoscere il direttore amministrativo nella descrizione che ne viene fatta. Da quanto mi è stato detto l’intero episodio sarebbe durato un paio di minuti, non di più, mi sembra quasi impossibile che in un tempo così breve si raggiunga una simile escalation da configurare uno stato di aggressione. Detto questo, voglio solo aggiungere che sono personalmente disponibile a un incontro chiarificatore”.