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“Questo governo sta smantellando il welfare pubblico: sanità, scuola, sostegno al reddito. E questo accade mentre povertà e disuguaglianze in Italia crescono”. Andrea Morniroli, coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità e del gruppo dedicato a questi temi della Via Maestra, punta il dito contro le politiche dell’esecutivo e rafforza i motivi che stanno portando oltre cento associazioni, tra cui la Cgil, a scendere in piazza a Napoli il 25 maggio per manifestare “Per un’Italia capace di futuro, per un’Europa giusta e solidale”.
Contro la Costituzione
Mentre l’Istat certifica l’aumento della povertà assoluta, che secondo gli ultimi dati riguarda 5 milioni 752 mila persone, con un incidenza di quasi il 10 per cento tra gli individui, il nostro Paese ha imboccato la strada che va contro i principi della Costituzione: lasciare indietro i più deboli, abbandonare i più fragili al proprio destino.
Come? “Sulla sanità c’è una spinta fortissima alla privatizzazione – prosegue Morniroli -. La scuola, che secondo il Ministero deve essere punitiva e giudicante, sta diventando sempre più disuguale a livello regionale, mentre gli istituti tecnici vengono piegati alle esigenze del mercato: anziché rafforzare competenze e didattica e preparare i cittadini di domani si creano lavoratori e lavoratrici pronti a produrre per le aziende. Non ultimo, il reddito di cittadinanza. La sua cancellazione ha fatto tornare l’Italia ad essere l’unico Stato europeo senza una misura di sostegno al reddito”.
Cambiare prospettiva
Temi che toccano e interessano direttamente le persone, i cittadini, tutti e non solo i fragili, e che spingono Cgil, enti, organizzazioni, mondo associativo a dire basta e a farlo con la mobilitazione di sabato 25 maggio. Secondo il gruppo di lavoro sul welfare l’approccio all’idea di cura è cambiato attraverso il cambiamento del senso comune: i poveri e gli ultimi vengono colpevolizzati, e le politiche dedicate sono deboli perché pensate solo per i deboli.
La Via Maestra propone di ribaltare la prospettiva: il welfare non deve essere l’esito ma il presupposto di uno sviluppo giusto, fondato sull’intreccio tra giustizia sociale e ambientale, dove la spesa per il sociale e per promuovere e tutelare diritti viene intesa non come “spesa a perdere” ma come investimento di buona spesa pubblica, centrata sulle persone e a servizio del mercato.
Impatti e azioni nei territori
“Ognuno dei temi della Via Maestra viene declinato a livello territoriale e questo percorso che si sta facendo è straordinario – afferma Cristiano Zagatti, coordinatore dell’area stato sociale della Cgil e del gruppo welfare della Via Maestra -. Abbiamo costituito 84 comitati territoriali, 12 sono in via di definizione, in pratica siamo in tutte le province, nei luoghi di prossimità. D’altronde alla Via Maestra hanno aderito tanti enti locali, bravi amministratori che toccano con mano ogni giorno l’esito delle politiche inadeguate che si stanno mettendo in atto. Ciò dimostra che la Cgil non fa soltanto rappresentanza sindacale, è presente non solo nei luoghi di lavoro ma anche nella società, dove vuole essere volano e soggetto promotore di un cambiamento sociale, insieme a tante altre realtà”.
Tutte le Camere del lavoro sono state messe a disposizione per fare rete e dare una casa alle iniziative locali che stanno coinvolgendo giovani e pensionati, lavoratori e studenti.
Cure universali
“Che il servizio sanitario è deve restare pubblico è una questione che interessa molti – prosegue Zagatti -. Non si può accettare il fatto che si può curare solo chi ha la disponibilità economica né che cresca l’indicatore di chi rinuncia alle cure. Ci sono tante riforme da attuare, come quella all’assistenza territoriale, e tanti diritti da rendere esigibili, come quello alla formazione permanente e all’istruzione. E ancora, sul fronte della povertà, il venir meno di una misura come il reddito di cittadinanza sta provocando effetti dirompenti nella società e non solo perché ce lo dice l’Istat”.
Per i promotori della Via Maestra il rilancio del welfare pubblico e le politiche per combattere povertà e disuguaglianze sono fondamentali per contrastare nei territori anche la proposta dell’autonomia differenziata, e devono passare anche dall’affermazione della dignità del lavoro sociale che non può essere precario né sottopagato.
Pubblico e universale
“Le nostre proposte sono rivendicazioni condivise – conclude il rappresentante Cgil e La Via Maestra - e chiedono un potenziamento delle politiche sanitarie in ottica di universalità, capillarità, investimento nel pubblico, presa in carico; misure universali contro la povertà; rafforzamento di tutto ciò che è welfare, compreso un diritto che è finito nell’ombra come quello alla casa; rilanciare e aprire vertenze sull’idea di fondo della rivoluzione basagliana, centrata su un’idea di salute intesa come benessere collettivo della persona, in occasione del centenario della nascita di Basaglia”.