La Mehari di Giancarlo Siani e la bicicletta de Il Postino di Massimo Troisi nello stesso luogo, Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, che da oggi ospiterà la Sala della Memoria delle vittime innocenti della criminalità, Inaugurata nel 39esimo anniversario dell'omicidio del giovane giornalista de Il Mattino, ucciso dalla camorra sotto casa il 23 settembre 1985, a soli 26 anni mentre rientrava dell'ennesima lunga giornata trascorsa da “abusivo” nella redazione di Torre Annunziata, a scrivere per raccontare di faide e muschilli, di ingiustizie e sofferenze in una terra lacerata dal terremoto del 1980, che aveva distrutto case e vite. Giancarlo e Massimo, due voci libere che, attraverso il teatro, il cinema e il giornalismo raccontavano lo stesso mondo. Contemporanei in un'epoca difficile.

“Ricordare le vittime – ha detto Paolo Siani, fratello di Giancarlo – è la nostra riposta non violenta alla violenza della mafia, guai se ci fermassimo nel ricordare, la daremmo vinta a loro”. Ad anticipare l'appuntamento di San Giorgio la commemorazione, come ogni anno, alle Rampe Siani, nel luogo dove Giancarlo fu ucciso dai sicari, dove è stata deposta una corona di fiori alla presenza di alcuni studenti dell'IIS Siani Napoli che hanno esposto uno striscione raffigurante la Mehari di Giancarlo e la scritta ‘Non muore mai chi si batte per la verità’.

E proprio alle nuove generazioni, Paolo chiede di “venire qua, di vedere le Rampe Siani, di andare a San Giorgio a Cremano a vedere la sua Mehari e quel muro con 276 fotografie di vittime innocenti. Penso – ha aggiunto – che se iniziassimo a raccontare la mafia dalla parte delle vittime, i ragazzi capirebbero molto di più quanto fa schifo e quanto sia inutile seguire quei modelli sbagliati, modelli di quelli che sembrano invincibili e forti eroi ma che invece sono solo assassini”.

Alla cerimonia, accanto ai familiari di Giancarlo, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il prefetto, Michele Di Bari, il questore di Napoli, Maurizio Agricola, la vice presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, l'europarlamentare Sandro Ruotolo, la presidente della V Municipalità, Clementina Cozzolino, e il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci.

“Siani è morto fisicamente ma non è morto nel nostro cuore – ha sottolineato il prefetto, Michele Di Bari – e siamo chiamati a raccogliere quel cambiamento. Siani è un simbolo affinché gli uomini e le donne di oggi siano capaci di essere nel tempo e nella storia ed è simbolo affinché mai si scelgano le scorciatoie perché la legalità deve essere il faro che ci deve guidare”.