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Le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, "sono semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo tesa ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza". Così il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, dopo l'uscita infelice della seconda carica dello Stato.
Il falso di La Russa
Nello specifico La Russa aveva commentato l'attacco partigiano di via Rasella del 23 marzo 1944, che portò alla reazione dei tedeschi e quindi all'eccidio delle Fosse Ardeatine: "Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS".
La verità su via Rasella
La risposta dell'Associazione nazionale dei partigiani non si fa attendere: "Il terzo battaglione del Polizeiregiment colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti stava completando l’addestramento per andare poi a combattere gli alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne - spiega l'Anpi -. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani".
L’attacco di via Rasella dunque, "pubblicamente elogiato dai comandi angloamericani, fu la più importante azione di guerra realizzata in una capitale europea. Dopo la presidente del Consiglio, anche il presidente del Senato fa finta di ignorare che non furono i soli nazisti a organizzare il massacro delle Fosse Ardeatine, perché ebbero il fondamentale supporto di autorità fasciste italiane".