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Lo hanno più volte affermato, negli ultimi 18 mesi, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e non solo: la ripresa economica post lockdown, corroborata dalle risorse europee, può essere una “straordinaria occasione” per le mafie. Dove ci sono i soldi, dicevano Pio La Torre e Giovanni Falcone, là occorre cercare gli interessi criminali e le infiltrazioni. Occorre avere antenne attente e capacità di interpretare quel che accade per prevenire e arginare il fenomeno. L’edizione 2021/2022 della Summer School, giunta alla sua quinta annualità (sospesa l’anno scorso causa pandemia) organizzata dall’Università di Bologna in collaborazione con la Cgil nazionale è dedicata a studiare e approfondire il nesso tra mafia e Covid e i rischi connessi. Si svolge dal prossimo 13 settembre al 17 nel capoluogo emiliano romagnolo.
La direzione del corso, fin dalla sua nascita, è affidata alla professoressa Stefania Pellegrini, che da anni studia i fenomeni legati alla criminalità organizzata. Nel suo dipartimento presso l'ateneo bolognese ha creato un Osservatorio sui beni confiscati intitolato a Pio La Torre, sindacalista e dirigente politico ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982 insieme a Rosario Di Salvo, e non è un caso che la Summer School sia “aperta a professionisti, sindacalisti e studenti", e approfondisca, "grazie a una modalità intensiva, le tematiche peculiari del mondo del lavoro nelle quali si ravvisa una necessaria connessione con gli studi in materia di legalità. Studiosi, operatori ed esperti delle dinamiche del mercato del lavoro si confronteranno in uno scambio dettagliato di analisi ed esperienze sul campo”. Già, il mondo del lavoro, altra intuizione di La Torre, può e deve essere strumento di contrasto alle mafie e di costruzione di legalità. E allora formare chi si occupa di lavoro, a cominciare dai sindacalisti, è strategico.
Cinque giornate intense. Si “studierà” la capacità di adattamento delle mafie, dall’utilizzo delle nuove tecnologie alla vecchia specializzazione nel traffico degli stupefacenti. Ovviamente si affronterà il tema della fragilità del nostro tessuto sociale ed economico, dal Covid e la crisi che ne è seguita ai fenomeni di usura che si porta dietro. Infine, i rischi che si corrono: allora si esaminerà il Decreto semplificazione e appalti, il blocco dei licenziamenti e la tutela dei livelli occupazionali, fino ad arrivare al funzionamento del sistema creditizio e alla gestione dei Non Performing Loans.
Qui il programma completo del corso.
L’apertura della Summer School, il 13 settembre, è anche la giornata che dal 2016 la Cgil dedica al Premio Pio La Torre. Il riconoscimento che la confederazione di corso d'Italia, insieme alla federazione nazionale della Stampa e ad Avviso Pubblico, ha istituito per evidenziare come nella società civile e nel mondo delle professioni vi siano persone – sindacalisti, giornalisti, amministratori locali – che con passione, coraggio e competenza, rappresentano gli anticorpi contro l'illegalità, risorse che vanno coltivate, sostenute e riconosciute.
La scelta della data non è casuale. Il 13 settembre del 1982 venne pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il testo della legge n. 646, meglio nota come legge Rognoni-La Torre, con la quale per la prima volta venivano introdotti nel nostro ordinamento il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso e la confisca dei patrimoni illecitamente accumulati da parte di coloro che si erano macchiati di tali reati.
Il 13 settembre del 1982 rappresenta dunque un passaggio fondamentale nella lotta alla mafia, un paradigma storico frutto di impegno, di lotta e di sacrifici di tanti cittadini e di tanti servitori dello Stato. L'impianto della legge, del resto, era stato sostanzialmente predisposto dal lavoro straordinario che La Torre aveva compiuto nel corso del suo impegno politico, prima come dirigente della Cgil in Sicilia e successivamente come parlamentare nelle fila del Pci.
La portata etica, morale e politica di quanto La Torre ha prodotto e seminato attraverso il suo impegno sindacale e politico è enorme. La sua battaglia per i diritti dei lavoratori, contro l'intreccio fra politica, economia e mafia – denunciato anche in una relazione di minoranza presentata in seno alla Commissione parlamentare antimafia alla fine degli anni Settanta del secolo scorso – furono le cause del suo assassinio. La presidenza del Premio, in apertura della Summer School, verrà quest’anno affidata a Rosy Bindi, che della lotta alla criminalità organizzata ha fatto la cifra del proprio impegno politico e sociale negli ultimi anni: la si ricorda come straordinaria presidente della Commissione parlamentare antimafia che è riuscita a riformare il Codice Antimafia inserendovi, tra l’altro, le norme contenute nella legge di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” promossa anche dalla Cgil, a tutela di lavoratori e lavoratrici delle aziende confiscate alle mafie.