Com’è Napoli senza il turismo? A detta dei napoletani, irriconoscibile. Senza il caos, l’energia, la vitalità che la contraddistinguono, ma con lo spirito, il calore, la passione rimasti intatti. Se le città d’arte sono la cartina al tornasole della crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo, questa è senz’altro la metropoli che più mostra i segni di come tutto il settore dell’accoglienza sia stato messo in ginocchio.
I lavoratori e le lavoratrici però resistono e aspettano la ripresa. “Il mio lavoro era molto intenso, tra viaggiatori, turisti, pendolari che passavano per la stazione centrale, facevo dai mille ai 2mila caffè al giorno – ci racconta Andrea, barista -. Da ottobre sono a casa, aspetto la Fis (fondo di integrazione salariale, ndr), combatto. La mia speranza? Ritornare come eravamo prima, con il rapporto con il pubblico, per dare il calore che sappiamo offrire a tutti”. Vite in bilico quelle degli operatori del turismo, fatte soprattutto di difficoltà economiche e di attese per le prime riaperture.
“Per il futuro c’è una grande incertezza, ma ho deciso di vaccinarmi perché non vedo l’ora di passare allo step successivo, cioè riprendere una vita normale – dice Ilaria, operatrice biglietteria museale -. Il vaccino sarà solo un punto di partenza, una tappa obbligata per tornare a una normalità che mi manca davvero tanto”. Anche qui i lavoratori hanno dovuto adattarsi alla situazione, riorganizzarsi e affrontare con coraggio e dignità questi mesi di crisi: “Mi sono trasferita con i miei figli a casa di mamma, riducendo all’osso le spese – spiega Teresa, cameriera ai piani -. Aspetto ancora la Fis erogata dall’Inps, che però non mi permette nemmeno di pagare l’affitto di casa”. Teresa è una napoletana al cento per cento, non lascerebbe mai la sua città, e crede che un giorno, molto presto, torneremo tutti a volare.