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Luigi Canepa è il responsabile dei consultori e della salute nelle scuole della Asl3 di Genova che si estende su 40 comuni, 39 oltre il capoluogo di regione, e abbraccia circa 850mila persone, la metà degli abitanti della Liguria. Il coronavirus lo osserva da vicino, medico lui e medico la moglie impegnata senza sosta proprio in un reparto Covid. Ed allora in una notte insonne di fine agosto buttò un vero e proprio piano epidemiologico per le scuole del territorio. La domanda che lo assillava era “alla riapertura le scuole saranno sicure o saranno un disastro di diffusione del virus?" L’unico modo per rispondere, si disse, è testare la popolazione scolastica, docenti, personale non docente, bimbi e ragazzi e ragazze. Era convito che lo avrebbero preso per matto e invece a metà settembre arrivò il via libera.
:“Dal 1 ottobre ad oggi abbiamo eseguito oltre 24mila tamponi, e abbiamo accumulato moltissimi dati. Ormai abbiamo individuato tendenze e strategie del Covid in grado di suggerirci comportamenti e politiche sanitarie e scolastiche”. Sottolinea il dottor Canepa che tiene a precisare come da quando sono cominciate le vaccinazioni il personale a sua disposizione è diminuito perché dirottato a inoculare sieri. Ma il lavoro di screening e di analisi dei dati continua.
“La prima considerazione che possiamo fare è che ogni volta abbiamo registrato un picco nelle scuole, poco tempo dopo lo abbiamo registrato anche nella popolazione non scolastica ma molto più forte – sostiene Canepa – La cosa che mi preoccupa è che, come si vede dagli ultimi dati pubblicati anche nel sito della Asl, registriamo una serie di picchi nelle scuole e se si conferma l’andamento registrato nei mesi precedenti è probabile un aumento di casi oltre la popolazione scolastica”.
Certo che queste considerazioni pronunciate il giorno prima delle riaperture non fanno certo ben sperare. Ma la domanda che poniamo al dottor Canepa e se e in quale misura le scuole siano focolai di contagi. “Se vengono rispettati tutti i protocolli di sicurezza, se le classi sono ampie e con un numero non eccessivo di studenti, e se vengono eseguiti i test di screening, le suole sono sicure. I dati ci dicono che nella stragrande maggioranza dei casi in ogni gruppo classi si registra un solo contagio (82%), quelle con pluricontagi (18%) – quelle cioè che definiscono il focolaio vero e proprio - sono davvero poche. Il punto è che se quel positivo viene individuato tempestivamente e posto in isolamento il virus non si diffonde, altrimenti è inevitabile. E poi, come dicevano prima, le scuole sono in rilevatore di quel che accade nella società. Per questo, ora, sono preoccupato per mesi abbiamo avuto una curva piatta, ora è tornata a salire”.
Il primo insegnamento che possiamo trarre è che se la popolazione scolastica viene “tamponata” e si individuano tempestivamente i positivi magari asintomatici, si riesce a contenere il contagio. Il secondo insegnamento è non siamo affatto, almeno in Liguria, in una fase di remissione e controllo della pandemia, anzi. Sarà perché da qualche settimana anche la Liguria si è tinta di arancione, e le scuole sono tornate in presenza? Sarà perché riaperture “arancioni” hanno consentito al virus di circolare più facilmente? Certo è che il dottor Canepa è preoccupato e certo è che l’idea delle ulteriori aperture che verificheranno dal 26 aprile lo allarmano e non poco.
A cominciare dall’idea di far tonare in presenza oltre il 50% anche i ragazzi e le ragazze delle superiori. “A mio parere non ci sono le condizioni. Le aule sono piccole e gli studenti tanti. I trasporti pubblici sono sovraffollati già con il 50% in dad e sono già così veicolo quasi certo di contagio, figuriamoci se aumenta la popolazione scolastica in movimento. Basti pensare che quando siamo usciti dalla zona rossa e hanno riaperto le superiori al 50% abbiamo immediatamente testato oltre 3000 ragazzi ed erano tutti negativi, da due settimane, invece, registriamo un aumento significativo di positivi. Insomma, c’è davvero troppo poca correlazione tra i dati e le scelte che vengono compiute. Io mi auguro di sbagliare, ma i dati ci dicono che la curva non scende è piatta, e i vaccinati sono troppo pochi. Sono davvero preoccupato”. Insomma, par di capire, distanziamento e bassa circolazione di ragazzi, ma anche di adulti, tieni sotto controllo il virus.
Luigi Canepa è davvero un fiume in piena, racconta di come girare per ben 40 comuni con due pulmini, magari con la neve e le intemperie, sia faticoso ma “utilissimo”. Dalla sua voce traspare passione per il proprio lavoro, entusiasmo per un'avventura cominciata quasi per scommessa e dimostratasi strategica. Conclude il suo racconto con un tono di rammarico, sia perché tra l’evidenza dei dati e le scelte che si compiono c’è poca correlazione sia perché "se si investisse davvero nella sanità di territorio, nella prevenzione e nell’epidemiologia la quantità e la qualità della salute della popolazione sarebbe davvero migliore”.