Sono tre gli elementi che connotano le trasformazioni in corso: l’invecchiamento della popolazione (con una speranza di vita a 81 anni per gli uomini, 84 per le donne), la denatalità (1,3 figli di media) e in prospettiva la diminuzione della popolazione. Per Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, è necessario ripensare tutta la struttura della società con i suoi nuovi bisogni. Il ripensamento delle politiche sociali deve quindi essere legato alle politiche di sviluppo e dell’occupazione. E’ necessario guardare in avanti, superando contrapposizioni e stereotipi. Per Ghiselli, è necessario vedere l’anziano come risorsa e per far questo è necessario mettere in campo concrete politiche per l’invecchiamento attivo. Sul tema della progettazione del futuro è intervenuta la sociologa Chiara Saraceno: In Italia, ha detto, manca un equilibrio tra generazioni. Le donne sono state punite dalla riforma Dini. Oggi lo squilibrio è molto forte: ci vuole una pensione minima garantita a tutti a prescindere. Non servono riformine
La vera riforma delle pensioni
Nel dibattito sul rapporto tra generazioni è emerso quindi il tema della riforma. Ghiselli ha ricordato che il sindacato ha chiesto una riforma strutturale e giusta, non una ennesima misura tampone come quota 100. La riforma riguarda i giovani, per questo il sindacato avanza l’idea di una pensione di garanzia minima. Ma nello stesso tempo è necessario rivedere il concetto di speranza di vita, perché i lavori non sono tutti uguali. Il segretario confederale ha spiegato poi che oggi la situazione previdenziale è completamente cambiata perché si applica il sistema contributivo. Quello che conta è il montante contributivo. Quindi si deve introdurre una flessibilità in uscita (62 anni). Lasciare al lavoratore la libertà di scegliere.
Ma oggi gli anziani come vivono?
Se per le pensioni del futuro bisogna pensare con una ottica di venti o trent’anni, per la condizione degli anziani bisogna mettere in campo interventi già da oggi. Per Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S’Egidio, dopo la strage degli anziani il problema è saltato all’attenzione di tutti. Metà sono morti in istituti. E’ vero quindi che si sta realizzando il sogno di vivere a lungo. Ma questo sogno rischia di trasformarsi per molti anziani in una maledizione. Quello che è successo nelle Rsa, ci ha mostrato due drammi: la situazione reale degli istituti e la solitudine. Anche per Chiara Saraceno, le Rsa sono una tragedia, ma sono una soluzione molto minoritaria, la maggioranza degli anziani vive in solitudine a casa, anche se le donne anziane sole hanno una rete famigliare. Sia per Riccardi, sia per Saraceno la soluzione giusta è quella dell’assistenza domiciliare.
Il contributo dello Spi
Su questo punto, durante il panel, è stato trasmesso un video a cura dello Spi, che propone una soluzione organica al problema delle Rsa. Durante il video anche le considerazioni del segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti.
Una società inclusiva
Riforma delle pensioni ed emergenza Rsa sono i due temi di attualità. Ma secondo i tre partecipanti al panel non si possono scollegare da una visione d’insieme di riprogettazione sociale complessiva, sia dal punto di vista di un nuovo rapporto tra giovani e anziani, sia dal punto di vista del rapporto con gli immigrati. Un progetto per cui il sindacato mette a disposizione la sua grande rete territoriale.
(con la collaborazione tecnica di Mauro De Sanctis)