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Villa Pamphili e Borgo Mezzanone distano 359 chilometri. Eppure sembrano ancora più lontani in questa Italia dalle due facce. Il potere e il podere. Il Palazzo e la sua corte. Gli stuzzichini da mangiare e i pomodori da raccogliere. Il fumo europeo negli occhi per una ripartenza tutta da scrivere e quello più acre di Mohamed, carbonizzato da un destino già scritto. E mentre la storica dimora romana e i suoi illustri ospiti alimentano il circo mediatico, il nostro sguardo resta basso e la luce fioca, puntata su quel luogo non luogo, periferico, dimenticato da dio, dagli uomini e dalle istituzioni.
Mohamed Ben Ali, detto Bayfall, aveva 37 anni. Tra le ipotesi della sua morte un possibile cortocircuito causato da un elettrodomestico difettoso. Una morte maledettamente uguale a tante altre. E come tante altre sbiadite dopo i primi cinque minuti di appassionato cordoglio. Qualche mese fa, racconta Raffaele Falcone, segretario della Flai Cgil di Foggia, “ci fermò in ‘pista’ (così è conosciuta la baraccopoli di Borgo Mezzanone, ndr). Voleva denunciare il suo datore di lavoro. Eravamo in contatto. La paura di perdere il posto era tanta ma c’era anche la voglia di riscatto”. Quel riscatto si è però interrotto all’improvviso per colpa di una scintilla. Ma poteva interrompersi per colpa di un malore, di una malattia, di un’azione punitiva, di un omicidio, o per una qualsiasi altra ragione tipica di chi è condannato ad usare le braccia nei campi per sopravvivere.
Non è la prima volta che un incendio annerisce parte dell'enorme baraccopoli dove “vivono”, virgolette d’obbligo, molti dei braccianti impegnati ogni giorno nelle campagne del Foggiano, perlopiù nordafricani. Una ventina di roghi solo nell’ultimo anno e mezzo e quattro i migranti uccisi dalle fiamme. La Capitanata è disseminata di queste aree della vergogna. Il più famoso è il Gran Ghetto che sorge nelle campagne di Rignano Garganico a pochi metri dal precedente insediamento abusivo sgomberato nel marzo del 2017 dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari per presunte infiltrazioni criminali nella gestione del caporalato. Ci sono poi i ghetti di Borgo Tressanti e Borgo Libertà nelle campagne di Cerignola e Cicerone a Orta Nova. Molti dei migranti sfollati dal Gran Ghetto sono tuttora invisibili tra le varie baraccopoli nate come funghi. Altri sono ospiti a Casa Sankara una struttura di accoglienza che si trova sulla statale 16, tra Foggia e San Severo.
Più a Nord, molto più a nord, tra via Aurelia Antica e via Vitellia, sorge una struttura di tutt’altro tipo: Villa Pamphili. Lì l’unico cortocircuito che può innescarsi è quello fratricida tra nazioni a colpi di zerovirgola di pil. Lì il valore numerico è di gran lunga più importante di quello umano. E allora sarebbe bello, oltre che giusto, se da generali questi Stati si trasformassero, anche solo per un giorno, in caporali. Sarebbe bello se si ripartisse da un luogo infernale per rialzare la testa. Dalla voglia di legalità e di dignità per ricostruire un Paese e un continente in ginocchio. Sarebbe bello se a bruciare, per una volta, fosse la nostra coscienza.