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Triste record per le persone costrette a fuggire dal loro Paese d’origine: 117,3 milioni in tutto il mondo a maggio 2024, riporta il Rapporto Global Trends del 2024 dell'Agenzia Onu per i rifugiati. I dati, pubblicati a ridosso della Giornata mondiale del rifugiati che ricorre il 20 giugno, ci dicono che la popolazione globale in fuga equivarrebbe a quella del dodicesimo Paese al mondo per ampiezza, quasi come quella del Giappone.
I numeri non bastano
I numeri difficilmente riescono a fornire un’immagine del dramma reale di coloro che vengono contati da studi, ricerche e statistiche, ma è significativo che quelli che riguardano una vera marea di singole vite umane in fuga sono in crescita per il dodicesimo anno consecutivo, a causa dei conflitti in corso, quelli nuovi, quelli che mutano e quelli vecchi per i quali la comunità internazionale ha dimostrato l’incapacità di risolverli. Si calcola che nel mondo una persona su 69 è sfollata, mentre dieci anni fa il fenomeno riguardava una persona su 125, poco meno del doppio, e il 40% del totale è minorenne.
Da dove si scappa di più
L’Africa, con il Sudan e il Congo, il Medioriente, con la Siria e l’Afghanistan e Gaza, il Myanmar in Asia sono le aree con il maggior incremento del numero di abitanti in fuga da guerre e violenze devastanti. L’Unhcr (l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati) fa poi sapere che il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale è salito a 43,4 milioni, includendo quelli sotto il mandato dell'Unhcr e dell'Unrwa.
Il 73% dei rifugiati sotto il mandato dell'Unhcr proviene da soli cinque Paesi (Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan) e la popolazione di rifugiati più numerosa a livello globale è quella afghana. In Europa nel 2023 sono stati oltre un milione i richiedenti asilo che hanno presentato per la prima volta domanda di protezione e Germania, Spagna, Francia e Italia sono i Paesi che ne accolgono di più.
“Passi indietro”
In merito al nostro Paese Kurosh Danesh, responsabile dell'Ufficio immigrazione della Cgil, precisa che “sul fronte delle delle richieste dello status di rifugiato passi avanti non ne sono stati fatti, anzi, abbiamo fatto passi indietro perché accedere ad alcuni tipi di protezione come quella umanitaria è diventato quasi impossibile. Tra i motivi anche una macchina burocratica che pone continui ostacoli per chi deve inoltrare le richieste. Chi fa una domanda di asilo, se tutto va bene, entro due anni può avere una risposta”, e nel frattempo è come se diventasse invisibile, senza diritti.
Le guerre aumentano, ma non siamo all’altezza della situazione
“Il moltiplicarsi delle guerre e dei morti, come dei conflitti in corso di cui non si parla – prosegue Danesh –, richiederebbe la presenza di misure di semplificazione per i rifugiati, ma le politiche attuali sembrano prendere un'altra strada. I motivi che portano le persone a fuggire dalle condizioni che chiedono protezione si stanno sempre allargando, perché vanno dalle guerre alla mancanza di democrazia alla crisi ambientale, e non si fa niente per risolverli alla radice, ma li si accresce. C’è un pensiero politico già consolidato che, ad esempio, ci ha portato al patto europeo sull’immigrazione che peggiorerà la situazione nell’immediato futuro”.
Nessuna riflessione?
Danesh sottolinea poi la mancanza di riflessione ad ogni livello sulle conseguenze del record di rifugiati, sino ad arrivare ai migranti che muoiono nel Mediterraneo. “Giusto in questi giorni Frontex parlava di 930 morti solo dall'inizio di quest'anno eppure siamo di fronte a una situazione e a un pensiero sociale che è molto insensibile alle questioni che portano queste persone a fuggire e anche alle politiche economiche e di relazioni tra Paesi che portano allo svuotamento delle ricchezze dei Paesi di provenienza dei migranti, ai quali – conclude – non rimane altro che fuggire anche a rischio di perdere la vita”.
Fp: accolti non deportati
“Le persone che scappano da guerre, carestie, miseria, cambiamenti climatici, persecuzioni, che si vedono negati diritti fondamentali nel loro Paese, devono essere accolti in Italia, non deportati altrove o, come avverrà con il protocollo siglato, in Albania”, così la Fp Cgil nella giornata mondiale del rifugiato. Per la Funzione Pubblica “è necessario potenziare l’intero sistema di soccorso e accoglienza dei rifugiati, dagli operatori che accolgono i richiedenti asilo in mare e ai confini, a chi li deve accompagnare e supportare nell’iter legale per il riconoscimento della protezione internazionale, a chi svolge l’indispensabile ruolo di mediazione culturale e linguistica, al personale sanitario che ne cura le ferite derivanti da viaggi troppo spesso drammatici, a chi prende in carico i minori non accompagnati”.