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Fermare le armi e dare la precedenza ai negoziati. A chiederlo è la “Rete italiana per la pace e il disarmo”, promotrice il prossimo sabato 5 novembre della manifestazione nazionale “Cessate il fuoco subito, negoziato per la pace”, insieme alle organizzazioni (tra cui anche la Cgil) aderenti alla piattaforma “Europe for peace".
“Una manifestazione di popolo”, così l'ha definita il coordinatore della Rete Sergio Bassoli, presentando oggi (martedì 18 ottobre) a Roma la mobilitazione. Il corteo, che dovrebbe partire alle 12 da piazza della Repubblica e arrivare a San Giovanni, sarà “una manifestazione della società civile italiana, promossa da nessun partito politico”.
I partiti “saranno i benvenuti in piazza, ma ricordando sempre che è la piazza della società civile, con un protagonismo di associazioni, sindacati e singole cittadine e cittadini che vogliono la pace. La minaccia nucleare scuote tutte le coscienze”.
L'appuntamento del 5 novembre, che ha superato le 500 adesioni tra reti nazionali e associazioni locali, sarà preceduta da tre giornate di mobilitazione in oltre 70 città. “Speriamo che anche i sindaci e i gli amministratori partecipino attivamente”, ha aggiunto Bassoli: “Puntiamo molto sulle realtà locali per arrivare alle istituzioni nazionali”.
I promotori
Il presidente Arci Daniele Lorenzi ha rimarcato che “non devono esserci dubbi di strumentalizzazioni verso questa manifestazione, che è della società civile e di nessun altro. Noi saremo in piazza con uno striscione con la scritta 'pace, pane, pianeta', che saranno anche le parole chiave del nostro congresso nazionale, dal 1° al 4 dicembre”.
“È evidente – ha detto la presidente Emergency Rossella Miccio – che dobbiamo ridefinire il concetto di sicurezza globale, che non può essere basato sugli armamenti. Nel 2021 il mondo ha speso più di 2 mila 200 miliardi di dollari in armi e non c'è la pace”. Miccio ha poi sottolineato che la manifestazione vede “una partecipazione trasversale: laici, cattolici, valdesi, comunità islamiche. Questo è un bisogno condiviso e speriamo che la politica lo accolga e lo faccia proprio, portandolo avanti con i suoi strumenti”.
Per Paolo Impagliazzo della Comunità di Sant'Egidio, a differenza di “quanto accaduto con la Siria, oggi il popolo della pace sembra prendere il sopravvento. C’è bisogno di dare voce a chi è vicino a vittime, rifugiati e profughi, chiedendo al tempo stesso il cessate il fuoco. È importante dire basta alla logica della guerra, dire sì a un negoziato, dire sì alla pace”.
“Non siamo equidistanti, ma equivicini a tutte le vittime” ha precisato Giulio Marcon di Sbilanciamoci, mentre il presidente nazionale Acli Emiliano Manfredonia ha auspicato “una discontinuità dal nuovo governo e che si ascolti la piazza, dove ci aspettiamo almeno 100 mila persone”.
“La pace è un bene assoluto”, ha detto il responsabile esteri Anpi Fabrizio De Sanctis, sottolineando che “lo sperpero di risorse così ingenti negli armamenti è una sottrazione di risorse da usare contro la povertà”. Per Flavio Lotti della Marcia Perugia-Assisi, quella del 5 novembre sarà “la manifestazione di quelli che sanno che esiste un altro modo, un'altra soluzione. La guerra non ha mai risolto nulla. Sappiamo già che purtroppo dovremo fare altre manifestazioni”.