PHOTO
Emergency compie 30 anni. Fondata nel maggio del 1994 dal medico Gino Strada insieme alla moglie Teresa Sarti, l’ong è intervenuta in 20 Paesi che patiscono le conseguenze di guerre e povertà e lo ha fatto costruendo strutture sanitarie là dove non c’erano e curando gratuitamente oltre 13 milioni di persone. La sua presidente, Rossella Miccio, definisce “questi trent’anni una sfida continua e una responsabilità crescente, perché abbiamo curato donne, uomini e bambini in contesti estremamente difficili, facendo anche formazione a tantissime persone e provando a dare gli strumenti anche per restituirà quella dignità che la guerra ti toglie”.
"Quindi tantissime soddisfazioni – prosegue – e credo che nessuno dei fondatori dell'organizzazione pensasse che sarebbe stata ancora vitale dopo tre decenni e di poter raggiungere questi obiettivi. Questo è stato possibile anche grazie al sostegno di centinaia di migliaia di persone che hanno creduto in quello che è il messaggio della concretezza del nostro lavoro”.
Un lavoro che, anche nelle difficoltà incontrate, non ha mai trascurato quelli che sono i temi politici legati alla guerra e all’assistenza sanitaria in genere, come quello della spesa in armamenti che impiega denaro sottratto a quella per la sanità pubblica. “Noi siamo convinti – afferma Miccio - che la guerra sia una scelta. E che quindi si può anche scegliere di non farla, destinando appunto le risorse ingenti che vengono dedicate alle spese militari per spese in ambito sociale. Io non so se le persone siano disinteressate a questo tema, probabilmente non riescono ad averne la consapevolezza, ma resta il fatto che non ci sia nessun politico, non solo in Italia, ma in giro per il mondo che si sia mai posto il problema di chiedere alle persone come vogliono che vengano spesi i soldi pubblici e di ascoltare le loro risposte”.
La presidente di Emergency si dice convinta che “ci sia una volontà di non fare in modo che questo diventi un tema rilevante da parte della politica, come dai media mainstream che troppo spesso, soprattutto in questi ultimi anni, abbiamo visto alimentare la narrazione guerrafondaia criticando addirittura chiunque si permettesse di parlare di pace, di chiedere uno sforzo in più per la pace, invece che per la guerra. Credo che questa sia una responsabilità grossa, ma la responsabilità principale per me resta quella della politica”.
Miccio cita quindi l’esempio statunitense di due settimane fa, quando ha avuto luogo la votazione al Congresso che ha stanziato nove miliardi di dollari in aiuti umanitari per tutte le crisi umanitarie mondiali e il giorno dopo ha invece stanziato 92 miliardi di dollari in aiuti militari soltanto a tre Paesi, Ucraina, Israele e Taiwan. “Questo dovrebbe farci capire di che si tratta di una scelta e che invece si può decidere di fare diversamente. Noi, come Italia, dovremmo portare avanti questo messaggio con maggiore forza, perché ce l'abbiamo nella Costituzione. Il nostro articolo 11 ci dice che ripudiamo la guerra e quindi dovremmo poi mettere in atto politiche che lo mettano in pratica e invece i nostri governi, da destra a sinistra, negli ultimi vent'anni non hanno fatto altro che tagliare le spese di welfare sociale, sanità, educazione, asili nido aumentando regolarmente le spese militari”.
Se i media quindi diffondessero le necessarie informazioni, queste peserebbero anche sulle scelte elettorali dei cittadini. “Potremmo avere una maggiore coscienza e andare a chiedere conto a chi si candida le proprie intenzioni rispetto a questi temi che riguardano tutti. Fino a qualche anno fa pensavamo che la guerra fosse qualcosa di lontano, che non ci appartenesse, che fosse relegata a posti lontani di cui non sappiamo neanche bene pronunciare il nome. Invece abbiamo visto quanto la guerra ci riguardi da vicino, che è di nuovo alle nostre porte e questo dovrebbe sollecitare i cittadini alla mobilitazione e alla responsabilizzazione”.
E in tema di mobilitazione Emercency è sempre stata attiva anche oltre i confini del suo operato, come dimostra l’adesione a La via maestra, con l’appuntamento del 25 maggio a Napoli, perché, come ci dice Miccio: “La Costituzione deve tornare a essere il fulcro intorno al quale costruiamo il Paese che vogliamo essere. L'abbiamo messa da parte per troppo tempo e invece oggi è attualissima e quindi anche noi siamo convinti che sia necessario ripartire da lì”.
La presidente di Emergency chiude quindi ringraziando "tutti coloro che con qualsiasi mezzo come hanno partecipato a questo viaggio e continueranno, spero, a permettere a Emergency di andare avanti: speravamo di essere utili e dobbiamo essere ancora più utili, oggi più che mai”.