Almeno un migliaio di cittadine e cittadini ucraini si sono dati appuntamento a Roma, davanti alla Biblioteca nazionale, a pochi metri dall’ambasciata russa in Italia, per dire no all’invasione dei soldati di Putin che da questa mattina seminano il terrore nella repubblica ex sovietica. A Roma e Milano vivono le più grandi comunità ucraine tra quelle presenti nel nostro Paese. Donne e uomini che in maggioranza si prendono cura di case e anziani, e che da anni sono il perno intorno ai quali ruota l’organizzazione delle nostre famiglie.
La preoccupazione che esprimono è altissima, molti di loro manifestano mentre con il telefonino cercano di rimanere in contatto con familiari e amici bloccati nel Paese. Tra la folla le ultime notizie corrono veloci: “ci sono vittime anche tra i bambini, i soldati russi stanno cercando di violare il cordone di sicurezza che circonda la centrale di Chernobyl”.
Al loro fianco cittadini, amici, provenienti dalla Bielorussia, dalle repubbliche baltiche, dalla Georgia per esprimere tutta la solidarietà e l’opposizione al regime di Vladimir Putin. “Ci chiamano nazisti perché volevamo studiare, parlare, pregare nella nostra lingua ma noi vinceremo”, scandiscono nel microfono. Anche il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, porta la solidarietà delle istituzioni mentre il vento porta lontano i cori in ucraino e in italiano che gridano “Putin assassino”.