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Può sembrare un paradosso, ma è quando scoppia una guerra che si vede la forza del pacifismo. Nel suo momento più debole la pace, e il movimento che la promuove, rende esplicite le proprie ragioni e necessità. Tutti vogliono la pace quando la pace è sconfitta. Poi c’è chi, come la Rete italiana pace e disarmo (Ripd), lavora da sempre a un’agenda per la pace che passa per idee e obiettivi concreti, e ha l’ambizione di costruire un nuovo sistema europeo di relazioni internazionali. Centralità delle Nazioni Unite, superamento della Nato, disarmo “tradizionale” e nucleare, cooperazione: questi i punti fermi dell’agenda, quanto mai validi nei giorni dell’invasione russa in Ucraina. “Per noi - leggiamo nelle proposte della Ripd - la priorità è costruire un’Europa smilitarizzata dall’Atlantico agli Urali, di pace, di sicurezza per tutti, di libertà e di democrazia. Un’Europa allargata e aperta al mondo, dove l’Alleanza Atlantica sia una collocazione culturale, di emancipazione collettiva, di condivisione di un progetto globale di pace”.
COSA FARE SUBITO
Dire ‘No alla guerra’ “è necessario ma non sufficiente”, ammonisce Ripd, e invita alla neutralità attiva partiti e istituzioni che si dichiarano per la pace. “Occorre prendere posizione”, “con coraggio e determinazione”, e impegnarsi “ora e subito” su una lista di azioni e richieste urgenti, a cominciare da “una reale de-escalation del conflitto”, per “sostenere la neutralità dell’Ucraina come parte del processo di distensione regionale”. Occorre inoltre “coinvolgere la società civile e la popolazione di tutte le regioni coinvolte”, sostiene il movimento per la pace, perché “l’elaborazione di un percorso di pace non può essere affidata alle sole diplomazie governative”. La Ripd chiede poi di “attivare un programma di cooperazione e di sostegno alla popolazione ucraina” e l’avvio di “un dialogo diretto tra le istituzioni europee, a partire dal Consiglio d’Europa, all’Unione Europea e la Federazione Russa, in una logica di sicurezza condivisa, di cooperazione e di promozione dei diritti umani e della democrazia”. Fermi restando il sostegno alla “convivenza pacifica tra le diverse comunità”, il contrasto a “nazionalismi, populismi e derive xenofobe”, e “l’inviolabilità dei confini riconosciuti internazionalmente, e l’illegalità di ogni tipo di annessione e di occupazione militare e civile di territori oggetto di contenzioso giuridico”.
LA RUSSIA, GLI USA, LA NATO
Se “la Russia deve cessare le interferenze - prosegue la Ripd nel suo documento -, le aggressioni contro i Paesi che ritiene essere all'interno della sua ‘sfera di influenza’”, la Nato, però, “non deve cercare un'ulteriore espansione o impegnarsi in aggressioni”. “Tutte le truppe devono essere ritirate e le forniture di armi, equipaggiamento militare e addestramento devono cessare”, e “tutte le parti coinvolte devono impegnarsi a negoziare un nuovo Trattato sulle forze convenzionali in Europa e smilitarizzare l'Europa”.
Le parti coinvolte devono inoltre garantire l’esclusione di attacchi cibernetici, e “devono intraprendere azioni urgenti per prevenire la guerra nucleare: sulla scia del crollo del trattato sulle forze nucleari a medio raggio accordandosi per non schierare missili a medio raggio in Europa o nella Russia occidentale”. Il monito vale per Stati Uniti, Russia e Nato: tutte le parti devono ritirare le loro armi nucleari e “denuclearizzare” la propria “dottrina politica”.
NUOVO MONDO, NUOVA EUROPA
La Ripd sottolinea che “parte della nostra debolezza è anche l’ancoraggio a una visione di relazioni internazionali basata sui blocchi contrapposti, residuo del secolo scorso, oggi superata da un’idea velleitaria di multipolarismo tra grandi potenze che si contrappone al bistrattato - ma di ben altra natura e portata - multilateralismo delle Nazioni Unite”. Ma è proprio sull’Onu che occorre puntare, entro “un sistema di diritto internazionale troppo spesso violato da chi oggi lo invoca”. Perché “siamo ancora imprigionati dentro una logica di schieramenti contrapposti”.
La Nato non può difendere gli interessi e la sicurezza degli europei. Bisogna invece costruire una “nuova alleanza” - ne è convinta la Ripd - “è giunto il momento di sciogliere le alleanze militari e ripensare la mission” della Nato, “trasformandola in un’alleanza di cooperazione tra l’Europa e le Americhe per lo sviluppo sostenibile e per la pace nel mondo”. “Paradossalmente sarebbe più coerente con i nostri principi e valori, più utile per affrontare le sfide che abbiamo di fronte: il cambiamento climatico, la transizione ecologica, le diseguaglianze economiche e sociali, l’Agenda 2030, le migrazioni forzate. Perché non investire in cooperazione, in ricerca e investimenti civili, parte di quei 1.100 miliardi di dollari di spesa militare che annualmente i paesi della Nato destinano alla difesa armata e a nuovi sistemi di arma?”, si chiede la Ripd nel suo documento.
Per i pacifisti italiani “la strada è tracciata ed è quella della cooperazione, degli investimenti, dei contratti e del commercio equo, della mobilità, degli scambi, della solidarietà, del disarmo climatico, della neutralità attiva per costruire un’Europa di benessere, di sicurezza, di cooperazione, nel rispetto delle diversità. Solo così si potrà vivere in pace”.