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Per il black friday tu compri, noi scioperiamo. I lavoratori del colosso dell’ecommerce di trenta Paesi, aderenti alla coalizione Make Amazon Pay, tornano a incrociare le braccia nel giorno delle super offerte, il 24 novembre, con richieste precise: una retribuzione più equa e dignitosa e l’impegno a pagare per intero le tasse e ridurre l’impatto ambientale. Alla mobilitazione, che a livello internazionale vede un presidio a Coventry, a nord di Londra, davanti a una delle più rappresentative sedi di Amazon, partecipano le categorie Cgil che rappresentano gli addetti dei magazzini e della filiera, Filcams, Filt, Nidil e Slc.
Si parte da un presupposto: la multinazionale capitanata da Jeff Bezos continua a macinare soldi. Nonostante l’annunci di tagli, i profitti crescono anche molto oltre le aspettative: nel secondo trimestre di quest’anno il fatturato è stato di 6,8 miliardi di dollari.
Amazon spreme
Un record ottenuto con lo sfruttamento. Amazon infatti spreme i dipendenti perché li sottopone a ritmi e carichi insostenibili, a una pressione che distrugge i corpi e logora le menti. “Spreme le comunità perché le priva delle entrate fiscali attraverso i suoi sforzi per evadere le tasse – afferma l’ampia colazione promotrice della campagna -. Spreme il pianeta perché nonostante abbia celebrato il calo dello 0,4 per cento delle emissioni nel 2022, dovremo aspettare il 2378 per vedere raggiunto l'obiettivo dichiarato di zero emissioni nette. Amazon prende troppo e restituisce troppo poco. È ora di farla pagare”.
Tappa nel Nord
In Italia lo sciopero Amazon si inserisce nella mobilitazione nazionale proclamata da Cgil e Uil che oggi, 24 novembre, fa tappa nel Nord Italia e che venerdì scorso, 17 novembre, ha visto lo stop generale dei settori trasporti, servizi pubblici, logistica e scuola.
“Oggi si fermano i lavoratori del deposito del comparto fresh di Milano e quelli del più grande hub Amazon del Nord Italia, Castel San Giovanni, Piacenza, che sono in stato di agitazione da un mese e mezzo - afferma Roberto Brambilla, Filcams Cgil -. Qui alle rivendicazioni della campagna globale si aggiungono quelle specifiche del magazzino: salariali, perché la multinazionale non vuole riconoscere un adeguato aumento, per il welfare e i buoni pasto. Altri temi fondamentali da affrontare, quello della salute e sicurezza e poi l’uso sconsiderato delle contestazioni disciplinari, fatte in modo strumentale”.
10 mila precari
Per i somministrati di Amazon la mobilitazione del black friday è durata un’intera settimana e ha preso avvio con lo sciopero del 17 novembre: “Abbiamo tenuto assemblee in tutti gli stabilimenti e oggi saremo nelle piazze del Nord, una settantina, e nei territori per ricordare che è la giornata globale di protesta per il black friday – spiega Francesco Melis, Nidil Cgil -. Anche se i precari hanno ottenuto dei riconoscimenti economici e di rappresentanza, rimangono aperte tante questioni, prima tra tutte l’altissimo ricorso alla somministrazione e al turn over”.
17 mila lavoratori diretti assunti, 10 mila somministrati, più i driver e i lavoratori delle 95 aziende esterne in appalto, comprese vigilanza, sicurezza, mense, pulizie. Complessivamente sono circa 43 mila in Italia nel 2021, cifra che dovrebbe essere rimasta costante.
Lavoratori usa e getta
Il punto è che per massimizzare i profitti Amazon massimizza anche i tempi e i ritmi di lavoro. E quando ci sono picchi di produzione, il back friday, appunto, ma anche Natale, assume somministrati: la durata media di questi contratti a termine, però, non supera i quattro mesi e mezzo. E quando ha di nuovo bisogno, non riprende gli stessi, ma ne contrattualizza altri, con un ricambio forsennato e velocissimo.
“Crediamo ci sia necessità di ripensare questo modello che sfrutta i lavoratori in nome del fatturato – aggiunge Melis -. Non è possibile che ogni anno ruotino nei magazzini 10 mila lavoratori, poi lasciati a casa dopo pochi mesi per essere sostituiti l’anno successivo da altri 10 mila. Sono lavoratori usa e getta. Mentre chi è assunto dopo cinque o sei anni si ritrova le articolazioni massacrate. Ci vuole continuità occupazionale, cosa che consentirebbe di ridurre i carichi e di offrire una maggiore serenità di vita”.
Logistica e territorio
La categoria dei trasporti, Filt Cgil, aderisce alla campagna globale e alle iniziative organizzate dalla federazione europea Etf. “Abbiamo scioperato con adesioni molto alte tra i driver lo scorso venerdì 17, in occasione dello sciopero generale Cgil e Uil – dichiara Michele De Rose, Filt Cgil -. Questa settimana abbiamo organizzato un’iniziativa in cui studiosi, sindacalisti e delegati si sono confrontati sulle condizioni di lavoro e sul rapporto della logistica con il territorio, sulle carenze della programmazione urbanistica e quelle legislative. Noi puntiamo alla contrattazione per un nuovo modello sociale, basato anche sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, alternativo a quello aziendale".
Telelavoristi, nuova frontiera
Il call center di Cagliari, circa 700 dipendenti che rispondono alle chiamate dei consumatori, sciopereranno il 27 novembre, per la tappa sarda della mobilitazione Cgil e Uil. “Due anni fa siamo riusciti a fare un accordo sugli strumenti di controllo e gestione, che è un aspetto molto sentito e problematico – racconta Riccardo Saccone, Slc Cgil -. Adesso si sta affacciando un altro pericolo. Amazon ha iniziato a contrattualizzare dei telelavoristi, diverse centinaia in tutta Italia: persone che rispondono alle chiamate da casa. In una professione intaccata dall’incidenza della tecnologia e dal massimo ribasso, il rischio è il passaggio successivo: rendere tutti lavoratori autonomi, finte partite Iva”.