20 gennaio, giornata della cerimonia di insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump che torna a essere presidente degli Stati Uniti. Una presidenza che è partita però in anticipo sull’insediamento, tanto che Trump si è intestato l’accordo tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco e che già dalla campagna elettorale, ben coadiuvata da Elon Musk, ha fatto sentire la volontà e la capacità di trainare verso destra i Paesi nella sfera di influenza statunitense. 

“Questa volta gli americani hanno scelto in modo deciso – inizia ad analizzare Guido Caldiron, giornalista e saggista che studia da anni le nuove destre – e l’elezione di Donald Trump è il primo elemento forte che riguarda tutte le estreme destre: si può fare, si può avere un profilo terribile, si può essere guidati da una persona che dice qualunque cosa e, anzi, il fatto di essere aggressivo, razzista, misogino e di condire i propri interventi con attacchi espliciti agli avversari come ostacoli al suo cammino è un elemento di forza. Tutto questo non porta un giudizio negativo, si può essere guidati da una figura simile e si può vincere. È chiaramente un segnale per quanti a destra facciano difficoltà a venire accettati nei propri Paesi a essere considerati dei politici veri e propri”.

Caldiron cita il caso francese della destra di Jean-Marie Le Pen, da poco scomparso: “Ci sono voluti molti decenni perché passasse una figura non accettata ma pubblica e addirittura ci è voluto il passaggio di testimone da lui alla figlia Marin perché il Front national diventasse un partito di grandi numeri, fino a determinare, almeno in parte, l’attuale politica francese. Ecco, Trump ha fatto tutto questo nello spazio di una campagna elettorale. Quindi da questo punto di vista è diventato un modello”. 

Amicizie pericolose e menzogne

Trump, ci ricorda il giornalista, è sceso in politica per curare le proprie vicende personali e il proprio piccolo ma fragile impero economico e “con l’uso sistematico delle fake news ha fatto un lavoro capillare con il quale cercava di convincere gli elettori sulla base di bugie vere e proprie, di ribaltamento della realtà. Questo ha contribuito a spaccare fortemente il Paese, con un clima di tensione e di violenza, di contrapposizione politica, che gli americani non avevano mai registrato forse dai tempi della guerra del Vietnam”. 

Gli interessi economici sono la bussola delle scelte del rieletto presidente degli Stati Uniti e a livello internazionale “non si fa scrupolo di avere interlocuzioni e considerare amici figure come Putin, o altri. Senza contare le amicizie con l’estrema destra europea. Definisce un ruolo degli Usa nel mondo, che è stato lungamente oggetto di discussione e di critica, che è quello di gendarme, anche se poi la dottrina militare è altra cosa e il pentagono, l’apparato militare e tecnologico statunitense, non è necessariamente un tutt’uno con la Casa Bianca”.

Il vero problema, prosegue Caldiron, è che “Trump si pone alla testa di una sorta di internazionale sovranista o populista, di una nuova internazionale che accomuna Paesi che non vogliono davvero lavorare insieme, ma che condividono le medesime idee sulle proprie sorti nazionali e che su questa base intendono ridefinire le relazioni internazionali. Potrebbe essere appunto il caso di Milei in Argentina, delle destre estreme europee, o della Russia”.

Dittatura digitale 

In questa prospettiva è chiaro il rapporto con Musk, e anche il rapporto con i giganti della Silicon Valley e Caldiron sottolinea come sia “significativo, dal punto di vista ideologico, che il primo finanziatore di Facebook non molto tempo fa ha espresso il dubbio se la democrazia sia ancora lo strumento migliore per il futuro. La destra radicale propende per un governo dei migliori, che in questo caso vuol dire i più ricchi, con una visione elitaria che supera le forme della democrazia. Ai cittadini non resta altro che sottoscrivere, magari con un like, le decisioni assunte”.

Ma al di là della rappresentazione un po’ grottesca, il senso di questa operazione è l’idea di trasformare ulteriormente tutte le società, l rapporto tra governati e governanti e le regole che ci tengono insieme. Torna così l’elemento della discriminazione, del decidere chi è cittadino e ovviamente una parte della campagna elettorale negli Stati uniti è stata condotta sull’idea del muro, dell’espulsione di persone che di fatto sono americane, vivono costantemente nel Paese da anni, ma non hanno i documenti”.

Il vento trumpiano che soffia sull’Europa

Quello che Trump mette in campo è un contrasto alle politiche di centrosinistra per attaccare le democrazie europee e per spiegare, dice il giornalista, “come sarebbe auspicabile che in Germania e in Austria governino le destre e che in Gran Bretagna venisse eletto Farage al posto dell’attuale premier laburista. In qualche modo si sostituisce anche lì alle relazioni internazionali tessendo una tela di relazioni e definendo un mondo che immagina ideale per sé”. E, parlando delle ingerenze di Elon Musk nelle questioni interne ai Paesi europei afferma: “È vero che lui  non è un ministro del governo Trump ma di fatto è molto probabile che parli anche per il presidente”. 

Nell’Unione europea sono ormai otto i Paesi condotti da destre più o meno estreme che possono influenzare le decisioni e l’indirizzo della Ue,  perché hanno la volontà di “smontare un’idea collettiva di costruzione di un continente basato sulla democrazia e la solidarietà. C’è una sfida da parte delle culture di destra a quella che è stata fin qui l’idea dell’Europa politica, erede dei conflitti mondiali, della necessità di superare le divisioni fratricide che avevano portato alle due guerre mondiali e che si connotava come spazio di pace, di solidarietà e di cooperazione. Ci sono elementi che collegano a livello globale tutte le destre – afferma Caldiron –, perché sono in grado di offrire una proposta politica con idee che trovano consenso crescente nelle società”.

I rischi

Pensando all’architrave delle idee di destra che ci ha portato agli orrori del nazifascismo, chiediamo allo studioso uno sguardo sui rischi che si stanno correndo. “Quello cui stiamo assistendo – dice – non è un ritorno al passato, ma forse un ritorno al futuro e si incarna nell’utilizzo di alcune retoriche e modalità. La vera sfida è la minaccia alla democrazia dal punto di vista del tentativo di sovvertire puntando sul malcontento, il risentimento, l’odio, minando quindi dall’interno”.

Oggi siamo a un nuovo passaggio, “quello di ricostruire le regole democratiche non con una modalità che potrebbe portare a una nuova dittatura o ai fascismi che abbiamo conosciuto, ma una nuova forma di fascismo come un fenomeno che assomigli al mondo che conosciamo ora, ma svuotato di gran parte del proprio significato, delle formule di partecipazione, di gran parte delle nostre libertà civili”.

Questo, conclude Caldiron, “costruendo delle formule che facciano sentire meno soli gli individui, meno impauriti, meno abbandonati alla casualità dello sviluppo tecnologico, della crisi economica, ma in una comunità in fondo escludente. Questo è il nuovo fascismo, fatto anche di social sui quali si può dire qualunque cosa sul quale poi ci si forma le proprie idee è qualcosa che si proietta dalle vecchie radici per definire la vita del futuro”.