PHOTO
Con 403 voti favorevoli,166 contrari e 58 astenuti, ieri (5 aprile) il Parlamento europeo ha votato a favore di una direttiva sulla trasparenza salariale, strumento utile nel contrasto al gender pay gap che in Europa è stimato attorno al 14 per cento.
La parità uomo/donna nelle retribuzioni in Italia è sancita per legge dal 1977 e nel mondo dalla Convenzione Oil del 1951, eppure il divario retributivo continua a penalizzare le donne in misura maggiore o minore a seconda dei settori professionali, delle qualifiche e per effetto di una serie di condizioni come gli straordinari, le trasferte, gli ad personam e le gratifiche concesse dai dirigenti sulla base di valutazioni soggettive. Che spesso restano nel segreto degli accordi tra datore di lavoro e lavoratore e non sono quindi utilizzabili in sede processuale in una eventuale causa per discriminazione di genere.
Il testo approvato ieri prevede una serie di misure che contribuiranno a rafforzare le lavoratrici sotto il profilo sindacale e processuale, e quindi automaticamente eserciterà una funzione di deterrenza, a partire dal divieto delle clausole di segretezza sui salari e dall’obbligo, per le aziende Ue con almeno 50 dipendenti, di pubblicazione dei dati sulla retribuzione per genere.
Ecco perché sia Cgil, Cisl, Uil che il Comitato donne della Ces hanno seguito la stesura della bozza approvata dalla Commissione lavoro e promosso poi attivamente il voto favorevole dei deputati italiani ed europei sul testo approvato ieri con il voto contrario – vale la pena ricordarlo –, della deputazione di Fratelli d’Italia.
Tra le altre norme, il testo sulla transparency prevede che, nel caso le informazioni sulle retribuzioni rivelino un divario retributivo pari o superiore al 2,5 per cento, i datori di lavoro insieme ai rappresentanti dei lavoratori debbano condurre una valutazione delle retribuzioni ed elaborare un piano d'azione per garantire la parità; l’inversione dell’onere della prova nelle cause per discriminazione retributiva; la predisposizione di una denominazione ufficiale per le aziende che non presentano un divario retributivo di genere, una sorta di bollino per le aziende virtuose.
Il percorso della direttiva prosegue ora con l’avvio da parte del Parlamento europeo dei negoziati con i singoli governi sul testo finale, che dovrà poi essere approvato nella formulazione definitiva. In un momento così tragico per l’Europa, scossa dalla guerra e anche dalle tensioni sovraniste e conservatrici di alcuni paesi che sistematicamente attaccano i diritti civili e delle donne, l’approvazione definitiva di una direttiva che stabilisce e tutela i diritti delle lavoratrici sarebbe una prova concreta del ruolo e dell’importanza dell’Unione europea e delle sue istituzioni per tutti i suoi abitanti.