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La Cgil esprime "forte preoccupazione per l'escalation di violenza verificatasi negli ultimi giorni in Sudan e fa appello a tutte le istituzioni nazionali e sovranazionali affinché prevalgano il dialogo e la non-violenza. Le uccisioni degli ultimi giorni e le accuse da parte del Consiglio militare di transizione (Cmt) nei confronti di manifestanti rispetto ai disordini sono un pessimo segnale nei confronti della cittadinanza e del movimento di liberazione". È quanto afferma una nota della confederazione, che "si unisce alle numerose istituzioni, organizzazioni sindacali e Ong - prosegue la nota - nella richiesta di rispetto per la libertà di espressione e di protesta, condanna l'uso di qualsiasi forma repressiva e violenta nei confronti dei manifestanti e fa appello alle istituzioni internazionali affinché monitorino la situazione a garanzia dell'incolumità delle persone e delle libertà individuali".
A quanto riporta il Guardian, i paramilitari hanno ucciso almeno 100 persone durante un attacco ai manifestanti pro-democrazia a Khartoum, lo scorso 3 giugno. Le temute Forze di sostegno rapido, paramilitari armati e organizzati dall'ex dittatore Omar al-Bashir, sono accusate del massacro. Il Sudan è sotto il governo militare da quando Bashir è stato estromesso in aprile a seguito di massicce manifestazioni contro il suo regime repressivo. Gli organizzatori delle proteste hanno respinto un appello del tenente generale Abdel Fattah al-Burhan, il leader del Cmt che attualmente governa il Sudan, a riprendere i colloqui. I negoziati tra il Cmt e i leader dell'opposizione si sono avvicinati a un accordo prima di crollare circa due settimane fa. Le forze paramilitari sono composte in gran parte da milizie accusate di sistematiche violazioni dei diritti umani durante la guerra nel Darfur. Alla loro guida c'è Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, che è anche il numero due del Consiglio militare di transizione.
Il sindacato italiano ricorda che "il Sudan ha bisogno di pace, democrazia, rispetto dei diritti umani e di politiche di crescita e di uguaglianza. Una vera rinascita del Paese può partire solo dalla ricostruzione di un tessuto socio-economico fondato sul rispetto dei diritti fondamentali umani e sindacali delle persone e delle lavoratrici e dei lavoratori. Per conseguire ciò - prosegue la Cgil -, occorre un dialogo sociale con le rappresentanze datoriali e con organizzazioni sindacali libere e indipendenti da ogni autorità istituzionale o forza politica". È in questo senso che la Cgil "condanna con fermezza la decisione da parte del Cmt presa il 29 aprile 2019 di congelare tutte le organizzazioni sindacali sudanesi in violazione delle convenzioni Oil 87 e 98".
Il sindacato di corso Italia esprime "solidarietà e vicinanza al popolo sudanese e fa appello a una transizione ordinata e pacifica che possa ristabilire nel Paese pace, democrazia, rispetto dei diritti umani e sindacali".