Ci sono le ragazze che sanno piegare le camicie, le canottiere e anche le lenzuola grandi e anche da sole. Le piegano precise, un lato sull’altro, e le sistemano nelle cassettiere, nei comò, negli armadi, anche nei ripiani alti: prendono le sedie, ci salgono su e le mettono impilate. Poi chiudono bene le ante.

Ci sono le ragazze che quando si tolgono le scarpe, le lasciano riposte in modo simmetrico, la destra a destra e la sinistra a sinistra. E sia una che l'altra fuori casa, così non si rovina il pavimento. Non si sporca.

Ci sono le ragazze che quando rifanno la cucina, non rompono mai nulla e non lasciano neanche un alone sui piatti, brillano pure i bicchieri, luminosi, come un venerdì mattina d’estate alla piazza di fronte alla moschea. Con il muezzin che canta. E tanto sole. Tutto pulito.

Ci sono le ragazze che quando si mettono il velo, raccolgono insieme i capelli, uno per uno, nessuno escluso, e li legano nei lacci stretti, nei lacci tesi, nei lacci estesi alla testa intera. E poi usano le forcine, per prendere le ciocche e nasconderle bene, come i bisogni. Sotto la stoffa. La stoffa buona, dei giorni di festa. Dei desideri incastrati sul cuoio capelluto del cuore. Della voce del vero da occultare con cura.

Ci sono le ragazze ordinate, rispettose, previdenti e poi, invece, c’è Mahsa Amini, che ha sempre fatto un po’ di difficoltà con le ricostruzioni del caos. È una di quelle persone che sul quaderno scrive una lettera più grande e una più piccola, lo spazio ineguale tra le parole, le cancellature,
non per un motivo in particolare, è che le viene naturale. La sua maestra diceva: “è indole”. Lascia il tubetto del dentifricio aperto, o le calze sotto al letto se ha sonno. La bottiglia del latte senza tappo. Le matite spuntate.

È bella così, un po’ confusionaria. Non è che sia una ragazza maleducata. Anzi. È che ha i pensieri disorganici, che le frullano sotto a tutti quei capelli come pale del ventilatore, come le trottole sulle punte dei piedi. Per non disturbare. Ha quella cosa che si chiama “personalità creativa”: propria di chi forma associazioni di significato tra elementi apparentemente distanti. E per questo sembra trascurata. Insolente. Indolente.Che poi non è che è una che ami la trascuratezza o le polemiche. Il fatto, vedete, è che è nata così: con tutti quei capelli. “È una cosa di famiglia. Quello pure la mamma, la mamma della mamma, la zia, perfino il papà”. Sono capelloni gli Amini.

È il 13 settembre del 2022 quando il disordine di Mahsa, ventidue anni, di origine curda e fusto iraniano, le costa la vita. Sta camminando su libera strada a Teheran, dov'è in visita di parenti insieme ai genitori. “La portiamo via solo per un controllo”. “Arresto cardiaco" scrive nel verbale la polizia morale e ogni complice del male di opprimere. E il cuore effettivamente si è fermato. Non è più ripartito. Ma per un massacro. Massacrata di colpi su di lei e su di un genere scomodo.

Da quel giorno, le proteste nel Paese di Mahsa Amini e altrove sono iniziate e non si sono più fermate. Per la prima volta nella storia del mondo islamico, sono proteste gestite per lo più da donne per le donne e per gli uomini che non vogliono arrendersi a un regime che si regge sull’odio. Centinaia di persone sono già morte tra la folla che si riversa sulla strada. Che è disordinata, che è disordinata, che è disordinata.
Ed è bellissima.