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La “stragrande maggioranza dei sindacati europei, in rappresentanza di 45 milioni di lavoratori”, ha votato a favore di una nuova legge Ue che sostenga salari minimi equi e la contrattazione collettiva. “A seguito di un dibattito aperto e completo, i membri della Confederazione europea dei sindacati (Ces) hanno approvato la richiesta di una direttiva europea con l'85% dei voti a favore”, informa il sindacato europeo. Al voto hanno partecipato 87 sindacati nazionali di tutta Europa, più 10 sindacati europei di settore.
La palla passa a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, che, ricorda la Ces, “ha promesso di presentare una proposta entro 100 giorni per ‘garantire che ogni lavoratore nella Ue abbia un salario minimo equo’”.
Le direttiva, secondo la Ces, deve assicurare che gli Stati membri non possano fissare il salario minimo legale al di sotto di una “soglia di decenza” quantificata tra il 50 e il 60 per cento dei salari medi lordi nazionali, e deve porre fine alle “pratiche sleali” dei datori di lavoro. Il sindacato europeo chiede anche che “il diritto alla contrattazione collettiva sia garantito, promosso e tutelato in ogni Stato membro”.
Il sostegno sindacale all'azione della Ue ha inoltre una condizione: “la garanzia che gli Stati membri (come l’Italia, ndr) che attualmente determinano i salari solo attraverso la contrattazione collettiva non saranno mai obbligati a introdurre un sistema di salario minimo obbligatorio”.
Attualmente “il salario minimo espone i lavoratori al rischio di povertà in 17 Stati membri”, commenta il vicesegretario generale della Ces, Esther Lynch. “La Commissione europea – prosegue Lynch - ha il sostegno schiacciante dei sindacati europei per una direttiva che ponga fine a questo scandalo. Ci aspettiamo un impegno a favore di tale direttiva nel discorso sullo stato dell’Unione europea che il presidente von der Leyen terrà a metà settembre”.
“Qualsiasi direttiva – prosegue Lynch – deve anche aiutare i lavoratori a ottenere salari veramente equi, garantendo che il loro diritto alla contrattazione collettiva sia riconosciuto dai datori di lavoro e dagli Stati membri e, in particolare, che siano impedite le attività anti-sindacali. Un'azione per aumentare i salari è più che mai necessaria per salvare milioni di posti di lavoro che dipendono dall'aumento della domanda economica sulla scia del lockdown”, conclude la dirigente della Ces.