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Chiamiamola pure “antica”, “contemporanea” o con altre parole, ma è pur sempre schiavitù
Inter Press Service, 2 dicembre 2021
Non importa come sia definita la schiavitù, essa è la vita quotidiana abominevole con cui si confronta un miliardo di esseri umani ridotti in schiavitù. Il numero reale degli schivi “moderni” è comprensibilmente sconosciuto. L'Organizzazione Mondiale del Lavoro – Ilo – stima che oltre 40 milioni di persone nel mondo siano vittime della schiavitù moderna. Anche se la schiavitù moderna non è prevista dalla legge, è utilizzata come termine generico per riferirsi a pratiche come il lavoro forzato, la schiavitù del debito, il matrimonio forzato, la tratta di esseri umani.
Ma la cifra di 40 milioni di schiavi non sembra essere poi così esatta. Perché? L'Ilo, ad esempio, cita il matrimonio forzato come una delle componenti chiave della schiavitù moderna. Eppure, ci sono 800 milioni di giovani ragazze costrette a sposarsi. Un'altra componente chiave della schiavitù citata dall'Ilo è il lavoro forzato minorile. Ma le Nazioni Unite stimano che i minori vittime del lavoro forzato siano 160 milioni. In realtà, la stessa organizzazione mondiale afferma che più 150 milioni di minori sono sottoposti al lavoro minorile, il che vuole dire che quasi un minore su su dieci nel mondo è vittima del lavoro forzato.
Per non parlare del numero di vittime del contrabbando e della tratta di esseri umani sfruttati e reclutati come bambini soldato nei conflitti armati di diversi paesi in via di sviluppo. Un miliardo di schiavi. Di conseguenza, solo questi due dati messi assieme portano il numero di schiavi moderni a quasi un miliardo. Secondo le Nazioni Unite, la schiavitù si riferisce essenzialmente a situazioni di sfruttamento di persone che non possono rifiutare a causa delle minacce, della violenza, della coercizione, dell'inganno e/o dell'abuso di potere.
Nel celebrare la Giornata Internazionale dell'Abolizione della Schiavitù 2021 che ricorre il 2 dicembre, l'organismo mondiale sostiene che la schiavitù non sia semplicemente un residuo storico. La giornata Internazionale per l'Abolizione della Schiavitù coincide, casualmente, con la data in cui è stata adottata la Convenzione delle Nazioni Unite per la soppressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione altrui, che ricorre il 2 dicembre. Le Nazioni Unite osservano che la celebrazione della Giornata Internazionale si concentra sull'eliminazione delle forme contemporanee della schiavitù, come la tratta degli esseri umani, dello sfruttamento sessuale, delle forme peggiori di lavoro minorile, del matrimonio forzato, e del reclutamento forzato di minori nei conflitti armati.
Le forme principali della schiavitù moderna
La schiavitù nel corso della storia si è evoluta e si è manifestata in modi diversi. Secondo l'organismo mondiale, oggi, alcune forme tradizionali della schiavitù ancora permangono, mentre altre si sono trasformate in nuove schiavitù. “Gli organismi delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno documentato il persistere di vecchie forme di schiavitù radicate nelle credenze e nei costumi tradizionali. Queste forme di schiavitù sono il risultato di una lunga discriminazione esercitata nei confronti dei gruppi più vulnerabili della società, come le caste sociali inferiori, le minoranze tribali e gli indigeni”.
Il lavoro forzato
Oltre alle forme tradizionali di lavoro forzato, come il lavoro vincolato o la schiavitù del debito, oggi esistono contemporaneamente diverse forme di lavoro forzato, come quello dei lavoratori migranti, che sono stati coinvolti in traffici volti allo sfruttamento economico di ogni tipo nell'economia mondiale: il lavoro nella servitù domestica, il lavoro nel settore delle costruzioni, dell'abbigliamento, del settore agricolo e della prostituzione forzata.
Il lavoro minorile
Un minore su dieci è impegnato in un'attività lavorativa a livello mondiale. La maggioranza dei minori che lavorano oggi è dovuta allo sfruttamento economico, vietato dalla Convezione per i diritti del minore, che riconosce “il diritto del minore ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e contro ogni lavoro che possa minarne la sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, psichico, morale o che possa mettere a rischio la loro istruzione”. Solo per dare un esempio, si aggiungono a tutto questo i minori costretti dai gruppi criminali a mendicare.
La tratta di esseri umani
Secondo il Protocollo per prevenire, reprimere e punire la tratta di esseri umani, in particolare donne e minori, per tratta delle persone si intende il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'ospitare o accogliere persone, tramite l'impiego o la minaccia di impiego della forza o di altre forme di coercizione a scopo di sfruttamento.
La prostituzione, la servitù, il prelievo di organi...
“Lo sfruttamento comprende lo sfruttamento della prostituzione altrui o oltre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate o pratiche analoghe, l'asservimento o il prelievo di organi”. Esiste un numero non quantificato di vittime della schiavitù a causa di debiti, fenomeno diffuso nell'Asia meridionale e nell'Africa sub sahariana.
Per quanto è stato detto, le vittime della schiavitù sarebbero molte di più rispetto alle stime ufficiali.
Per leggere l'articolo originale: Call It ‘Old’, ‘Contemporary’, ‘Modern’ or Whatever: It Is Slavery
Il peso dell'occupazione israeliana sull'economia palestinese
Le Monde, 1 dicembre 2021
Le misure restrittive imposte dall'occupazione israeliana in meno di vent'anni sono costate all'economia palestinese quasi 58 miliardi di dollari di euro (51.3 miliardi di euro). E' questa la conclusione a cui giunge il rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, Unctad, pubblicato mercoledì, 24 novembre.
Secondo quanto riferisce lo studio, l'economia palestinese non è mai stata nella condizione di recuperare la riduzione del PIL registrata durante la seconda Intifada (2000 – 2005). L'Unctad ritiene che se le restrizioni applicate alla libertà di movimento dei palestinesi e la frequenza con cui è stata esercita la repressione in Cisgiordania non fossero state mantenute dopo il 2005, il tasso di povertà sarebbe un terzo dell'attuale 35,4%. Nel rapporto si legge che la Cisgiordania ha vissuto “vent'anni di crescita senza occupazione”, con un tasso di disoccupazione stagnante che si aggira attorno al 18%.
Sempre secondo l'organo delle Nazioni Unite, il tasso di disoccupazione sarebbe aumentato, passando al 34% se non si fossero stati considerati i 125.000 palestinesi occupati in Israele e nelle colonie israeliane della Cisgiordania. Il lavoro dei palestinesi che lavorano negli insediamenti è cruciale per l'economia palestinese, dal momento che questi lavoratori guadagnano se non altro il salario minimo di 5.300 Shekel, ossia 1.485 euro, tre volte e mezzo l'equivalente del salario minimo di un palestinese che lavora nel territorio sotto l'amministrazione dell'Autorità palestinese. Ma queste entrate di reddito aumentano la dipendenza dei palestinesi dalle decisioni israeliane.
Il nuovo governo israeliano sostiene di avere una road map per la pace economica, per la “riduzione del conflitto” attraverso lo sviluppo. La tesi è tutt'altro che nuova. Le restrizioni che hanno interessato la libertà di movimento dei palestinesi in questi ultimi anni sono state semplificate, spesso in collegamento con l'uso di tecniche di sorveglianza più sofisticate. Tuttavia, continuano a spezzettare il territorio palestinese le centinaia di punti di controllo e di barriere.
L'espansione degli insediamenti israeliani
Il governo israeliano giustifica le accuse rivolte dai palestinesi di aver utilizzato queste restrizioni a scopo politico come un'esigenza dettata da motivi di sicurezza, anche se il numero degli attacchi partiti dalla Cisgiordania non è mai stato così basso dalla fine della seconda Intifada. E' improbabile che il governo israeliano riesca a non ricorrere a questa strategia.
Per recuperare il ritardo economico palestinese, l'Unctad raccomanda che i palestinesi possano avere libero accesso alla zona C, dove il 60% del territorio della Cisgiordania pur essendo sotto il controllo civile e militare israeliano è un territorio poco popolato e ricco di risorse naturali, dove Israele ha de fatcto esteso la sua sovranità. L'agenzia dell'Onu raccomanda, inoltre, il ripristino della continuità territoriale tra le diverse aree palestinesi. La condotta israeliana è smentita nella realtà dall'espansione degli insediamenti, soprattutto nell'area di Gerusalemme, che interrompono le principali vie di comunicazione tra il nord e il sud della Cisgiordania.
Per leggere l'articolo originale: Le poids de l'occupation israélienne sur l'économie palestinienne
Le elezioni sindacali nell’impianto di Amazon in Alabama sono state annullate dall’Ufficio regionale della Commissione Nazionale per le Relazioni Industriali
The New York Times, 30 novembre 2021
Lunedì l’Ufficio regionale della Commissione Nazionale per le Relazioni Industriali ha ordinato di indire nuove elezioni sindacali nel magazzino di Amazon in Alabama, accogliendo il ricorso del sindacato contro l’azienda che sostiene di aver vinto fermamente le elezioni. La decisione era ampiamente attesa dopo che il consigliere auditore aveva raccomandato ad agosto che i risultati delle elezioni fossero annullati per indire nuove elezioni sindacali.
Dopo la decisione di agosto, l’azienda ha dichiarato che intendeva fare appello contro la decisione alla Commissione del lavoro a Washington nel caso non avesse vinto a livello regionale, ma lunedì Amazon non ha dichiarato se intende andare in appello.
Circa 3.000 dei 6.000 lavoratori idonei al voto del magazzino di Bessemer, in Alabama, hanno votato per posta a febbraio e marzo per decidere se aderire al sindacato del settore della vendita al dettaglio. il Retail, Wholesale and Department Store Union. Il risultato del voto è stato di due a uno contro la proposta di sindacalizzare l’impianto.
Il sindacato ha presentato ricorso poco dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni sindacali di aprile, sostenendo che Amazon avesse compromesso le condizioni per tenere elezioni eque, tra le altre denunce, c’è la pressione esercitata sul servizio postale affinché installasse una cassetta per la raccolta delle schede elettorali nel magazzino. Il fatto che sindacato avesse detto che la cassetta non era stata autorizzata dalla Commissione del lavoro ha creato l’impressione che Amazon stesse controllando i lavoratori che votavano.
Il direttore regionale della Commissione del lavoro per la regione di Atlanta ha concordato con la decisione presa lunedì, quando ha scritto che Amazon “ha dato l’impressione forte di controllare il processo elettorale”, organizzando l’installazione della cassetta per la raccolta delle schede. La direttrice Lisa Y. Henderson conclude in queto modo: “Questo messaggio pericoloso e scorretto dato ai dipendenti distrugge la fiducia nel processo elettorale della Commissione e nella credibilità dei risultati elettorali”.
Inoltre, Henderson ha scoperto che Amazon ha “interrogato” impropriamente i dipendenti, tentando di sapere come avrebbero votato, avvisando i lavoratori nelle riunioni obbligatorie che potevano prendere le spille sulle quali era impresso “Vota No”, disposte sotto gli occhi dei dirigenti delle risorse umane.
In un comunicato rilasciato lunedì, il presidente del sindacato, Stuart Appelbaum, ha dichiarato che la decisione dell’ufficio regionale ha dimostrato che “le intimidazioni e l’ingerenza di Amazon hanno impedito ai lavoratori di esprimere la voce giusta sulla presenza sindacale”.
Amazon ha sostenuto che l’installazione della cassetta intendesse agevolare il voto dei lavoratori e che non aveva accesso alle schede depositate nella cassetta. La portavoce di Amazon, Kelly Nantel, ha dichiarato: “I nostri dipendenti hanno sempre avuto la possibilità di scegliere se aderire o meno a un sindacato, e a grande maggioranza hanno scelto nelle elezioni di inizio anno di non aderire al sindacato del settore della vendita al dettaglio, il Retail, Wholesale and Department Store Union – RWDSU”. È deludente che la Commissione Nazionale per le Relazioni Industriali abbia deciso di annullare i voti espressi. Come azienda, non crediamo che i sindacati siano la risposta migliore per i nostri dipendenti”.
La decisione presa dall’ufficio regionale è una sconfitta per Amazon proprio nel momento in cui il modello aziendale è sempre più sotto controllo. Lo stato delle California ha approvato nel mese di settembre una legge con quale richiede ai datori di lavoro come Amazon di divulgare le quote di produttività imposte ai lavoratori, di proibire le quote che impediscono ai lavoratori di fare pause e di rispettare le norme sulla salute e sulla sicurezza.
1.400.000 lavoratori iscritti al sindacato dell’International Brotherhood of Teamsters hanno eletto, all’inizio di novembre, un nuovo presidente, la cui vittoria è dovuta in parte alla promessa di condurre una compagna attiva di sindacalizzazione nell’azienda.
La campagna di sindacalizzazione nell’impianto a Bessemer è stata probabilmente la sfida più seria che un sindacato abbia mai lanciato in un magazzino di proprietà nazionale di Amazon, che, al momento, non dispone di magazzini nei quali sono presenti sindacati. È sembrato che i lavoratori del magazzino Amazon di Staten Island potessero avere l’idoneità a organizzare le elezioni sindacali ad ottobre, ma poi hanno ritirato la richiesta di elezioni.
Tra le obiezioni mosse al modo in cui sono state condotte le elezioni sindacali nell’impianto di Bessemer, il sindacato dei lavoratori del settore della vendita al dettaglio ha sostenuto che i consulenti e i dirigenti di Amazon avessero creato paura tra i lavoratori, nel caso in cui avessero espresso domande critiche, allontanandoli dalle riunioni obbligatorie antisindacali, e raccontato ai lavoratori che rischiavano di perdere la paga o i premi, o persino il posto di lavoro, nel caso in cui avessero accettato di sindacalizzare l’impianto.
La raccomandazione di agosto, con la quale il consigliere auditore della Commissione lavoro ha respinto molte obiezioni mosse dal sindacato in questo senso, ha rilevato che “la decisione unilaterale del datore di lavoro di installare, a tutti gli effetti, una scatola che raccogliesse le schede per la Commissione Nazionale per le Relazioni Industriali ha rovinato le condizioni per la tenuta del voto”, che avrebbero dovuto esistere durante le elezioni sindacali.
Il consigliere auditore ha evidenziato il fatto che la cassetta per la raccolta delle schede elettorali fosse circondata da una tenda, sulla quale Amazon ha stampato il messaggio della campagna aziendale “Parla per te”, e una direttiva ai lavoratori di “imbucare la scheda elettorale qui”, che risultava essere ripresa dalle telecamere di sorveglianza di Amazon.
La direttrice regionale Henderson ha ribadito queste conclusioni e ha detto che Amazon ha letteralmente ignorato la sua decisione prima del voto con la quale respingeva la richiesta dell'azienda di fornire attrezzature, come alcuni tipi di scatole, per aiutare a garantire la raccolta sicura delle schede durante l'elezione manuale. E ha scritto: "Ho espressamente disapprovato i suggerimenti del datore di lavoro volti a rendere il voto 'più facile' perché il datore di lavoro non è responsabile della gestione del voto e né è responsabile o autorizzato ad aiutare il processo elettorale". E infine ha aggiunto: " Richiedendo unilateralmente l'installazione di una cassetta postale, il datore di lavoro ha ignorato lo spirito della mia direttiva ".
Per leggere l'articolo originale: Union Vote at Amazon Warehouse in Alabama Is Overturned by Regional Labor Office
I sindacati degli infermieri nel mondo chiedono alle Nazioni Unite di agire sui brevetti dei vaccini anti-Covid
The Guardian, 29 novembre 2021
I sindacati degli infermieri di 28 paesi hanno lanciato un appello formale alle Nazioni Unite contro il rifiuto del Regno Unito, dell’Unione europea e di altri stati di rinunciare temporaneamente ai brevetti dei vaccini anti Covid, affermando che questo è costato la perdita enorme di vite umane nei paesi in via di sviluppo.
La lettera, inviata lunedì a nome dei sindacati che rappresentano oltre 2 milioni di lavoratori del settore sanitario, dice che il personale sanitario è stato testimone direttamente di “un numero impressionante di morti e di una sofferenza immensa causata dall’inazione politica”.
Il rifiuto di alcuni paesi di cambiare idea sulle regole relative ai diritti di proprietà intellettuale sui vaccini ha contribuito a creare un’“apartheid vaccinale” nella quale i paesi ricchi si sono garantiti almeno 7 miliardi di dosi, mentre i paesi con reddito basso hanno ricevuto 300 milioni di vaccini.
Una distribuzione simile non solo è stata “gravemente ingiusta”, si legge nella lettera, ma la diffusione rapida del Covid nei paesi in via di sviluppo ha aumentato il rischio di far nascere nuove varianti, come l’Omicron, che è stata individuata questa settimana in Sud Africa e che ha portato il Regno Unito e altri paesi a inasprire le restrizioni sui viaggi e altre misure.
Il Sud Africa, insieme all’India, ha esercitato pressione sull’Organizzazione Mondiale del Commercio - Wto -affinché migliorasse l’accesso ai vaccini rinunciando all’accordo multinazionale sugli aspetti relativi al commercio dei diritti di proprietà intellettuale, Trips.
I sostenitori ritengono che una rinuncia temporanea alle disposizioni dei Trips sui vaccini anti Covid permetterebbe di aumentare la produzione e di migliorare la distribuzione globale dei vaccini. Dopo la comparsa della variante Omicron, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha invitato, venerdì, gli Stati membri del Wto a compiere questo passo.
Ma ci sono stati paesi che si sono opposti. La lettera indirizzata alle Nazioni Unite, coordinata dall’organizzazione sindacale ombrello del settore sanitario, la Global Nurses United, e da una coalizione di partiti di sinistra, di movimenti e sindacati, denominata Progressive international, ha riferito come l’Unione europea, il Regno Unito, la Norvegia, la Svizzera e Singapore portino una “minaccia immediata al diritto alla salute delle persone”. La lettera aggiunge che almeno 115.000 operatori sanitari e medici nel mondo sono morti a causa del Covid, e che mentre la percentuale di persone vaccinate completamente è in media del 40%, in Africa e nel Pacifico occidentale la cifra è ancora più bassa, una persona vaccina completamente su 10.
La lettera avverte che “in quanto lavoratori in prima linea, siamo nella condizione migliore per testimoniare la violazione del diritto di ciascuno al godimento del livello più alto di salute fisica e mentale a causa delle conseguenze dovute al ritardo con cui si rinuncia all’accordo multinazionale dei Trips relativo ai vaccini anti Covid.
La lettera è stata inviata al medico sudafricano e sostenitore della campagna sanitaria, Tlaleng Mofokeng, che è il relatore speciale delle Nazioni Unite in materia di salute fisica e mentale, e ha il potere di lanciare un’indagine nell’ambito del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Mofokeng ha affermato che la richiesta di rinuncia al brevetto “è una richiesta che condivido”. Il ruolo svolto dagli operatori sanitari durante la pandemia “conferisce loro autorità morale”.
Oltre al Sud Africa e all’India, l’appello è stato lanciato dai sindacati che rappresentano il personale infermieristico e sanitario negli Stati Uniti, in Irlanda, in Australia, in Brasile, in Canada, in Costa Rica, in Curacao, nella Repubblica Domenicana, in Grecia, in Guatemala, in Honduras, in Israele, in Italia, in Malawi, in Nuova Zelanda, in Paraguay, nelle Filippine, in Portogallo, in Rwanda, nella Corea del Sud, in Spagna, nello Sri Lanka, in Taiwan, in Uganda e in Uruguay.
Deborah Burger, copresidente del sindacato degli infermieri negli Stati Uniti, il National Nurses United Union, ha dichiarato che la distribuzione ineguale dei vaccini e la conseguente probabilità che si presentino nuove varianti Covid “pone un rischio terribile per tutti i popoli del mondo”.
I Shirley Marshal Díaz Morales, vicepresidente del sindacato brasiliano, la Federação Nacional dos Enfermeiros, ha dichiarato: “È giunto il momento che i governi del mondo diano priorità alla salute delle persone rispetto ai profitti delle multinazionali approvando la rinuncia al vaccino”.
Per leggere l'articolo originale: Nursing unions around world call for UN action on Covid vaccine patents
La variante Omicron rivela il vero pericolo globale dell''“apartheid vaccinale”
The Guardian, 29 novembre 2021
In Inghilterra ritorna l'uso obbligatorio delle mascherine. Il fattore paura è ritornato. Dopo mesi in cui si è creduto che la pandemia del Covid-19 fosse quasi finita, il Regno Unito ha imposto nuove restrizioni nel tentativo di frenare la diffusione della nuova variante omicron del coronavirus.
I mercati finanziari non hanno aspettato l'annuncio di Dowining Street. E' ancora troppo presto per sapere quanto grande sia la minaccia posta dal nuovo ceppo, ma gli investitori credono nel peggio non appena arrivano le informazioni dal Sudafrica. I prezzi delle azioni sono scesi parecchio, le compagnie aeree sono state più colpite con il ritorno del divieto di viaggiare.
L'inasprimento delle restrizioni in occidente in risposta alla variante Omicron è il classico caso di chiudere la stalla dopo che il cavallo è scappato, perché per mesi il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno avvertito il mondo sviluppato ricco che la fine della pandemia esige che i poveri quanto i ricchi debbano essere vaccinati.
Gordon Brown ha chiesto, dall'inizio dell'anno, al G7 e al G20 di agire, sottolineando che l'occidente sta accumulando vaccini che non userà mai, mentre gli africani non vengono vaccinati. Gli avvertimenti dell'ex primo ministro sono rimasti inascoltati.
I tentativi compiuti all'Organizzazione Mondiale del Commercio di ottenere una deroga ai diritti di proprietà intellettuale in modo che paesi come il Sud Africa potessero produrre da soli i vaccini sono stati sostenuti dall'Unione europea, dal Regno Unito e dalla Svizzera.
Alcuni paesi ricchi sostengono che senza la licenza di protezione farmaceutica, le aziende non sarebbero incentivate a produrre nuovi vaccini e che, in ogni caso, i paesi poveri mancano della competenza tecnica per trasformare le formule in prodotti finiti. Né il Fmi e né gli Stati Uniti sono convinti di questa argomentazione e i paesi in via di sviluppo faranno sentire la loro rabbia per “l'apartheid vaccinale” nella riunione ministeriale del Wto che si tiene questa settimana a Ginevra.
Indipendentemente da come finirà la lite sulla proprietà intellettuale, è già chiaro che il multilateralismo ha fallito. Era questo il momento per esprimere un po' di solidarietà internazionale, l'occidente ha esagerato nelle promesse e consegnato meno vaccini di quelli promessi.
Di sicuro i paesi ricchi in Europa e nell'America del Nord hanno accumulato debiti consistenti per combattere il Covid-19 e sono intenzionati a ridurre il deficit dei loro bilanci, ma risparmiare sui vaccini destinati ai paesi in via di sviluppo fa parte sempre di una cattiva economia.
O le nazioni ricche permettono che i paesi poveri aumentino i tassi di vaccinazione oppure dovranno isolarsi dalle parti non vaccinate del mondo. Il fatto che i primi casi della variante Omicron siano stati già segnalati nel Regno Unito dimostra quando sia difficile ipotizzare la seconda opzione.
Benché il primo dovere di ogni governo è garantire la sicurezza del proprio popolo. Ci sono momenti in cui questo lo si può fare agendo solo collettivamente e questo è uno di quei momenti. Alcuni problemi sono di natura globale.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo scorso mese che meno del 10% di 54 paesi in Africa sono sulla strada per raggiungere l'obiettivo di vaccinare il 40% della popolazione entro la fine del 2021. È molto probabile che ci saranno altre varianti.
L'argomento a sostegno della donazione di un numero maggiore di vaccini o della rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale è lo stesso dell'inizio pandemia: la cosa giusta da fare è anche la cosa da fare negli interessi propri.
Questo è anche vero nel prevedere lo scenario migliore in cui i vaccini forniscono protezione contro la variante Omicron e la nuova variante dimostra essere meno trasmissibile di quanto si teme ora. Perché? Perché mentre alcuni paesi, come il Regno Unito, cercheranno di adottare un approccio attendista, altri paesi potrebbero essere più restii al rischio. La scorsa settimana l'Austria ha imposto nuove restrizioni severe con il confinamento a causa del suo tasso vaccinale basso, ,in base agli standard europei, che ha causato una recrudescenza dei contagi.
La Cina, paese molto più importante per l'economia globale di quanto non sia l'Austria, tende ad avere un approccio tolleranza zero nei confronti del Covid e potrebbe decidere di chiudere le fabbriche e i porti, aggravando, in questo modo, le già gravi strozzature della catena di fornitura.
Il dilemma cui fanno fronte le banche centrali si accentuerà. Se da un lato, un aumento della pressione inflazionistica rafforzerà il discorso di aumentare i tassi di interesse, dall'altro la possibilità che la domanda si indebolisca mentre i consumatori e le imprese diventano più cauti giustificherà il dover non agire. Il comitato di politica monetaria della Banca di Inghilterra riceve informazioni dal responsabile sanitario del governo, Chris Whitty, e quello che dirà a breve sulle conseguenze che la variante Omicron avrà sulla salute sarà importante come ogni dato economico per stabilire cosa succede ai costi dei prestiti.
Questo è lo scenario migliore. Nello scenario peggiore, la nuova variante si diffonderà rapidamente e i vaccini avranno solo una protezione limitata. I tassi di contagio aumenteranno e i governi saranno obbligati ancora una volta a imporre restrizioni alle attività economiche. Whitty ritiene che l'opinione pubblica sarà meno disponibile ad accettare restrizioni alla libertà personale rispetto alle restrizioni imposte nella primavera del 2020, e quasi sicuramente ha ragione.
Le persone che hanno ricevuto la vaccinazione completa penseranno di poter vivere normalmente. Molte persone che non sono state vaccinate, soprattutto i giovani, credono che il rischio di ammalarsi sul serio e di morire di Covid sia minimo (e lo è). L'introduzione di un altro confinamento non solo sarebbe dannosa per l'economia, sarebbe ignorata da molti e sarebbe difficile da gestire politicamente.
Se dovesse accadere il peggio, i paesi sviluppati dovranno incolpare loro stessi perché hanno avuto la possibilità di impedire l'emergere di nuove varianti. C'è ancora tempo per fare la cosa giusta. I paesi ricchi devono onorare gli impegni finanziari. Devono smettere di accumulare vaccini che non useranno mai. Devono rinunciare ai tagli agli aiuti. Devono revocare i brevetti. E devono smettere di essere così miopi.
Per leggere l'articolo originale: The Omicron variant reveals the true global danger of ‘vaccine apartheid’