La Flai Cgil è andata a Bruxelles per salvare la pesca. Quattro giorni di dibattiti, confronti e proposte nella sede del sindacato europeo Etf per soccorrere un mestiere antichissimo e prezioso, una risorsa che deve però fare i conti con politiche penalizzanti, sostenibilità ambientale e transizione verde non più derogabili, e una rivoluzione digitale che attraversa l’intero mondo del lavoro.

“La forte crisi socioeconomica che attraversa il settore è una realtà ormai innegabile, che rischia di azzerare definitivamente qualsiasi aspettativa sul futuro – si legge in una nota della Federazione lavoratori dell’agroindustria -. Dopo un’approfondita discussione è stata approvata una risoluzione congiunta, che chiede alla commissione e alla direzione generale mare responsabile del settore della pesca, di non procedere ad altre riduzioni dello sforzo di pesca, ma di fermarsi piuttosto a riflettere sul futuro del settore nel Mediterraneo per non infliggere ulteriori limitazioni che potrebbero avere effetti irreversibili”. Datori di lavoro e sindacato insieme per chiedere maggiori tutele sociali e occupazionali, dunque.

Tra i temi, la presenza sempre più massiccia nelle marinerie europee di migranti, in fuga da guerre, carestie, stravolgimenti climatici, che lavorano in condizioni di sotto salario e rischiando salute e sicurezza. Condizioni di sfruttamento che diventano la regola soprattutto quando le flotte pescano in paesi extra Ue, dove le paghe misere sono una consuetudine condivisa fra il Paese che stipulata l’accordo di pesca e la stessa Europa.

Alla presenza di diversi parlamentari europei, di rappresentanti della direzione generale Mare e dell’Ilo, International Labour Organization, la Flai Cgil ha ribadito che allo stesso lavoro vanno riconosciuti gli stessi diritti. Questo invece non avviene, proprio per le condizioni di favore di cui godono le imprese della pesca con le attuali normative. Giovedì è stata la volta dell’iniziativa “A Sea of Change: Advancing Social Sustainability in Fisheries Through Dialogue” per promuovere la sostenibilità sociale della pesca attraverso un corretto dialogo tra tutti gli attori in campo, libero da preconcetti e pronto ad ascoltare le diverse esigenze per arrivare a una soluzione.

“Quattro giorni intensi – sottolinea Antonio Pucillo, capo dipartimento pesca Flai Cgil nazionale – per far capire ai legislatori europei che la pesca nel Mediterraneo deve cambiare rotta, serve al più presto trovare un equilibrio tra risorsa, lavoro e ambiente altrimenti a essere a rischio è il futuro del settore”.