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“Un progetto di speranza costruito tenendo conto dei bisogni reali dei lavoratori”. Lo lancia la segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati, Esther Lynch, nel giorno in cui sono stati diffusi gli esiti delle elezioni europee che hanno sancito l’avanzata della destra e dell’estrema destra. La sindacalista risponde alle nostre domande dalla Conferenza internazionale del lavoro in corso a Ginevra e la sua è un’analisi del voto da un punto di vista importante: quello di chi rappresenta le associazioni sindacali dei lavoratori europei.
Come si spiega questa ascesa dell’estremismo di destra?
La destra e l’estrema destra sono ancora una minoranza: la maggior parte delle persone è andata a votare per le forze progressiste. Questa è la prima chiave di lettura del messaggio che ci arriva. Queste forze progressiste dovranno convivere nel Parlamento europeo con l’estrema destra, ma per tutti questa è una sorta di sveglia: avranno bisogno del sostegno dei lavoratori. In particolare hanno bisogno di lavorare insieme per trovare soluzioni efficaci ai problemi, siano essi la crisi dei prezzi delle case, il costo della vita, o la paura della transizione. Tutto ciò deve essere adeguatamente preso in considerazione per le soluzioni da fornire.
L’avanzata delle destre è anche figlia delle politiche di austerità portate avanti in questi anni da molti Paesi anche progressisti?
Le politiche di austerità portate avanti negli anni precedenti da molti Paesi sono uno dei molti fattori che hanno pesato. Penso che tutti gli Stati membri debbano fare un passo indietro e tornare a guardare al ruolo della governance economica. Devono garantire che ci siano investimenti economici per i servizi pubblici, per l’accesso alla casa, per le scuole, per i bambini e i trasporti. Ma ci vuole anche un investimento nelle persone, nella transizione. Non basta che i politici dicano semplicemente “non lasceremo indietro nessuno”, mentre poi, alla fine, i lavoratori vengono lasciati a bocca asciutta, senza lavoro. Lo ripeto: bisogna ascoltare la “sveglia”, è tempo che tutte le forze progressiste si siedano con i sindacati e capiscano cosa realmente affligge la classe dei lavoratori, così da tornare a questioni fondamentali come quelle retributive, ma anche con una prospettiva di futuro per i lavoratori, per i loro figli e i loro nipoti.
Dal voto emerge che i lavoratori hanno sfiducia nelle istituzioni, anche per una sensazione di insicurezza economica: che antidoto può offrire il sindacato contro questa deriva?
Siamo molto preoccupati perché i datori di lavoro non coinvolgono i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali, non si confrontano con loro su come apportare modifiche al sistema lavorativo, su come distribuire equamente i profitti in modo che i lavoratori ricevano aumenti salariali, mentre questo è assolutamente essenziale. Occorre un dialogo sociale a livello nazionale con un maggiore coinvolgimento dei lavoratori: i policy maker devono capire le preoccupazioni della vita reale che assillano i lavoratori e devono ascoltarli. Riguardo alle soluzioni che possono essere proposte, i lavoratori e i sindacati hanno molti ottimi suggerimenti, ma semplicemente non viene prestato loro ascolto, non vengono coinvolti. Queste forze sono state messe da parte e spesso, quando hanno messo in campo le loro proteste, sono state criminalizzate. Ci sono diversi modi a livello nazionale di creare posti di lavoro e le proposte sono di reale valore, perché anticipano il cambiamento, lo gestiscono, e questo in collaborazione con i sindacati.
Dopo il voto europeo è più complicato costruire un’Europa sociale?
I lavoratori hanno bisogno di vedere che sul tavolo ci sono soluzioni reali. Quindi piuttosto che dire che è stata messa da parte l’importanza delle questioni sociali, o l’importanza dei diritti dei lavoratori, o che c’è stata un’emarginazione dei sindacati, preferisco considerare queste elezioni come una conferma assoluta di ciò che hanno detto i sindacati. E cioè che i lavoratori sono in difficoltà, sono preoccupati per il loro futuro e stanno davvero chiedendo alle forze progressiste di includerli e parlarci.
Dunque, cosa fare concretamente?
In nessuna fase l’estrema destra ha fatto qualcosa cosa per aiutare i lavoratori, perché al Parlamento europeo ogni volta ha sempre votato contro di noi su questi temi. È invece possibile un progetto che offra speranza e i sindacati possono contribuire a costruirlo, anche con l’invito a una visione positiva e giusta basata sul dialogo sociale, sull’impegno concreto per i diritti dei lavoratori e dei sindacati e sulla disponibilità di tutti i servizi pubblici importanti su cui fanno affidamento le comunità.
Quanto sta influendo l’esito elettorale europeo sul dibattito in corso alla Conferenza internazionale del lavoro?
Qui a Ginevra ne parliamo e io ho chiesto, appunto, un progetto di speranza costruito attorno ai reali bisogni dei lavoratori. Ci iscriveremo alla Coalizione per la giustizia sociale, perché quello che sappiamo è che è possibile costruire un futuro sicuro e pacifico solamente sulla base della giustizia sociale. Questo significa prestare attenzione a questioni come l’evasione fiscale, perché parte della soluzione passa da una distribuzione molto più equa delle risorse a partire di chi sta ai vertici della società. Naturalmente non mi riferisco ai lavoratori, ma agli individui ad alto reddito che è giusto debbano pagare la loro parte.