Le immagini di Gaza arrivate subito dopo il cessate fuoco, oltre a impressionare per il livello di devastazione, danno la misura di quale possa essere il futuro dei palestinesi, i quali nemmeno riescono a riconoscere le loro abitazioni, completamente deprivati dei loro beni. A poco valgono le valutazioni sulle percentuali di distruzione degli edifici: che sia il 60% o l’80%, a seconda delle stime, la ricostruzione sarà lunga e onerosa (si parla di almeno 40 miliardi) e lascerà gli abitanti in situazione di estrema precarietà per un tempo indeterminato. 

I detriti a Gaza ammontano a 50 milioni di tonnellate e l’Onu fa sapere che per rimuovere le macerie ci vorranno 14 anni. I numeri dei morti sono noti da tempo, si sfiorano le 47 mila persone, i feriti oltre 110 mila, molti dei quali bambini, con mutilazioni che non consentiranno loro una vita normale. Senza contare i danni psicologici per chi ha vissuto quasi 15 mesi sotto i bombardamenti e in preda alle violenza. 

Tregua per sempre 

L’accordo sarebbe potuto arrivare mesi fa, limitando così le vittime i danni, ma così non è stato e bisogna ora pensare ai giorni, ai mesi e agli anni che verranno, motivo per il quale la Rete italiana pace e disarmo lancia un appello affinché  “la tregua a Gaza sia appuntamento storico verso una vera pace”.  

"La tregua deve reggere, deve diventare permanente, bisogna farsi carico dei bisogni della popolazione”, scrive la Rete in un comunicato, nell’incertezza regnante sulla tenuta degli accordi, alla luce anche del nuovo attacco su larga scala di Israele a Jenin, in Cisgiordania, che ha provocato la morte di sei persone e al quale Hamas ha risposto con un invito a combattere. “La ricostruzione della Striscia di Gaza deve avvenire con un impegno autorevole ed efficace di fondi da tutta la comunità internazionale. L’apertura immediata di tutti i valichi per far entrare gli aiuti umanitari, non solo quello di Rafah, è esigenza prioritaria”.

La Rete insiste sull’esigenza di fare rientrare nella Striscia le Ong e le agenzie delle Nazioni unite ed essere poste in grado di operare. Lo hanno fatto a distanza e con il personale locale sopravvissuto in questi lunghi mesi, “non hanno mai abbandonato la popolazione, Gaza non può rimanere chiusa in un assedio”. 

Stop all’occupazione in Cisgiordana 

“Bisogna mettere fine all’espansione degli insediamenti in Cisgiordania – proseguono, ponendo l’attenzione sul territorio oggetto del nuovo attacco israeliano -. Deve partire un vero negoziato per una pace giusta e per la fine dell’occupazione, c’è da ricostruire Gaza, e assicurare giustizia e riparazione per le vittime, ma incombe la preoccupazione per le dichiarazioni e le minacce contro ogni tipo di accordo della destra israeliana e per gli interessi economici e politici di alleanze tra potenze ed autocrati per una nuova spartizione del Medioriente che non ha nulla a che vedere con i diritti dei popoli, con la democrazia e con la costruzione della pace e della sicurezza comune avendo come fondamenta il diritto internazionale”.

Viene quindi reclamato il protagonismo e il riconoscimento del ruolo delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, gli unici a essere in grado “di condurre questa delicata fase nel rispetto dei diritti di tutte le parti, delle aspirazioni e dei doveri di ogni popolo”.

Quindi le richieste esplicite: “Chiediamo che le nostre istituzioni intraprendano senza esitazione questa strada, mettendo a disposizione del sistema Onu la nostra diplomazia e tutte le nostre risorse negoziali, assumendo con responsabilità le risoluzioni Onu e le sentenze dei suoi organismi di giustizia”.

La Rete pace e disarmo conclude: “Alla gioia per la liberazione degli ostaggi tenuti nascosti per 470 giorni da Hamas e per i prigionieri palestinesi liberati dalle carceri israeliane, uniamo il ringraziamento a chi, in Israele, in Palestina, nei gruppi misti e in tutto il mondo si è battuto perché cessasse il massacro e non ha mai abbandonato la speranza, ha rifiutato l’odio reciproco e ha sempre lavorato per una prospettiva di pace e riconciliazione. L’appuntamento con la Pace non è un favore ad alleati e ad amici, ma è l’appuntamento con la storia”.