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Carlos Luis Malatto, 75 anni, ex militare italo-argentino, nel nostro Paese da tredici anni vive in provincia di Messina: sfuggito alla giustizia Argentina, è l’uomo al centro dell’udienza camerale presso il Tribunale penale di Roma con l’accusa di essere il responsabile dell’uccisione di otto oppositori al regime del generale argentino Jorge Rafael Videla, di avere partecipato a torture e sparizioni. In aula, lo scorso 9 settembre, il suo avvocato, Augusto Sinagra, benché si trattasse di un’udienza preliminare ha pronunciato un intervento eminentemente politico e revisionista, come ci riferisce Nicoletta Grieco, dell’area Politiche europee e internazionali della Cgil, presente in aula come rappresentante del sindacato costituitosi parte civile al processo e promotore della costituzione della “Rete internazionale dei sindacati antifascisti”.
Sinagra, già avvocato di Licio Gelli e candidato numero uno di CasaPound nel Lazio, è giunto ad esprimere in aula "apprezzamenti al governo argentino di Javier Milei, ritenendo la sua elezione una fortuna per il Paese – ci dice Grieco -. Non solamente, ha parlato dell’azione dei militari argentini durante la dittatura come di azioni atte a contrastare il terrorismo”. Per traslato avrebbe definito quindi terroristi coloro che si opponevano al regime che ha insanguinato l’Argentina dal 1976 al 1981.
“Sinagra – afferma Jorge Ithurburu, presidente dell’associazione 24marzo Onlus, anch’egli in aula - con un’eccezione preliminare, ha chiesto di togliere la giurisdizione del caso Malatto alla giustizia civile per attribuirla a quella militare, sostenendo che il tenente colonnello argentino è accusato di reati commessi durante l’esercizio delle proprie funzioni militari. Il pubblico ministero e alcuni dei nostri avvocati si sono espressi in modo contrario asserendo invece che si tratta di che questi reati comuni che hanno una motivazione politica”.
Ithurburu ci fa sapere che l’avvocato ha fatto quindi riferimento alle tesi che il governo Milei sta portando avanti in Argentina, vale a dire che le vicende sanguinose della dittatura di Videlas siano accadute in una “guerra civile a bassa intensità” tra lo Stato e gruppi terroristici di sinistra. Victoria Villaruel, vicepresidente argentina, figlia di un militare e fondatrice di una Ong che difende i militari in tutti i processi, ha chiesto la riapertura di tutti i casi e la prigione per i membri dell'organizzazione guerrigliera Montoneros. Non solamente, un gruppo di parlamentari del partito del presidente è andato a visitare nel carcere di Ezeiza i militari incarcerati per crimini commessi durante la dittatura.
Ancora Nicoletta Grieco ci dice che Sinagra ha citato e appoggiato le dichiarazioni di Villaruel, secondo la quale il numero dei desaparecidos è stato esagerato, sarebbero 8mila e non 30mila. Per chiudere gli esempi di revisionismo del governo argentino abbracciati dall’avvocato di Malatto, ricordiamo noi che lo scorso mese è stata chiusa l'Unidad Especial de Investigación de la Desaparición de Niños como Consecuencia del Accionar del Terrorismo de Estado, l’organo che collaborava con le “Nonne di Plaza de Mayo” creato durante la presidenza di Néstor Kirchner per rintracciare i figli dei desaparecidos sottratti ai loro genitori durante la dittatura e restituire loro la reale identità.
In aula è stata ribadita la volontà di costituirsi parte civile da parte dell’avvocatura dello Stato per la presidenza del Consiglio dei ministri italiano, di Cgil Cisl e Uil, dell’associazione ’24 marzo onlus’, da la Rete federale per i diritti umani, l’Assemblea permanente per i diritti umani e dal Partito comunista argentino.
Anche in questo caso la difesa di Malatto ha presentato un’eccezione preliminare per sostenere l’illegittimità di tutti i soggetti elencati a presentarsi parte civile. In particolare per i sindacati, le associazioni e il Pd, in quanto sostiene non possano dichiararsi parte lesa dai reati imputati al militare argentino. Anche l’Università nazionale di San Juan ha presentato la richiesta di presentarsi come parte civile, poiché tra le vittime c’è anche l’ex rettore dell’ateneo argentino.
“In Argentina sono tempi bui, ma sono splendenti per Carlos Malatto e per il professor Augusto Sinagra”, dice Jorge Ithurburu, il quale però, in attesa delle nuove sedute fissate per il 4 novembre e il 2 dicembre, coltiva la speranza che la giudice per le udienze preliminari, Marisa Mosetti, decida rinviare giudizio il tenente colonnello argentino.