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La sede di un sindacato può salvarti la vita. Non è una metafora sul mondo del lavoro e l’importanza della sindacalizzazione. E non è una campagna promozionale. È realtà vera, e succede in Ucraina, un Paese in guerra, aggredito e invaso dalle truppe russe, bombardato. Qui, in ogni città o piccolo centro dove abbiano una sede, i sindacati hanno aperto le porte a chiunque cerchi rifugio: donne, bambini, anziani, persone ferite, persone che hanno perduto la casa. Il mondo del lavoro organizzato sta offrendo riparo e cibo alla popolazione ucraina.
Lo hanno raccontato i rappresentanti della Federazione dei sindacati dell'Ucraina (Fpsu, quasi 5 milioni di iscritti) e della Confederazione dei sindacati liberi dell'Ucraina (Kvpu, circa 200 mila iscritti) nel corso di una drammatica riunione online, alla quale hanno partecipato 180 dirigenti e attivisti di tutto il mondo, organizzata dalle sigle internazionali dei servizi pubblici Epsu e Psi.
“Abbiamo riaperto tutte le nostre strutture, parzialmente chiuse durante la stagione invernale, perché ci servivano spazi per accogliere persone” che hanno bisogno di tutto: “stanze, letti, pasti”, ha spiegato Grigori Osovyi, presidente della Fpsu, durante l’incontro. "Riceviamo chiamate per ogni tipo di aiuto e materiale di soccorso - ha proseguito -. Quelle magre risorse che siamo riusciti a raccogliere all'interno del nostro fondo di solidarietà, da spendere per scioperi e manifestazioni, non sono sufficienti per rispondere alle richieste di aiuto che ci arrivano”. Nel frattempo “i nostri iscritti continuano ad andare a lavorare in servizi cruciali come gli ospedali, i trasporti e le centrali elettriche, nonostante gli enormi rischi per le loro vite”, ha aggiunto il dirigente sindacale.
Ancora più drammatica la testimonianza di Nataliya Levytska, vicepresidente Kvpu: “Oggi è caduta la neve. Abbiamo un'ondata di freddo e la gente è rimasta senza vestiti, senza cibo, senza medicine. Ci sono problemi enormi per le persone dipendenti dall'insulina. Non c'è insulina. La gente sta morendo perché non c'è modo di ottenere alcun aiuto medico in una situazione di guerra”.
“Sono una madre, sono terrorizzata per i miei figli - ha detto Levytska ai militanti e dirigenti che la ascoltavano da tutto il mondo -. Per sei giorni abbiamo vissuto un incubo assoluto. Ma non ci arrenderemo. Mio figlio ha vent’anni e non è fuggito da Kiev. Sente che è suo dovere restare. Ho paura per lui, non riesco a dormire la notte. Nessuno ci riesce. Non capisco perché i nostri figli invece di andare a scuola debbano correre in un rifugio antibombe”.
L'incontro online dei sindacati
I sindacati ucraini hanno illustrato le proprie iniziative umanitarie anche durante un comitato esecutivo di emergenza della Confederazione europea dei sindacati (Ces), che ha deciso di contribuire alla creazione di un fondo di solidarietà per sostenere questi sforzi. Chiunque voglia aiutare i sindacati ucraini può effettuare una donazione (carta di credito o Paypal) al fondo di solidarietà sulla pagina creata dalla Confederazione internazionale Ituc-Csi.
I sindacati raccolti nella Ces “hanno concordato di fornire sostegno finanziario per il lavoro umanitario dei sindacati ucraini, mentre fanno pressione sull'Ue perché intraprenda tutte le azioni necessarie contro il governo russo per porre fine alla guerra, sostenere tutti i rifugiati e fornire protezione sociale alle persone rimaste in Ucraina”, si legge in una nota della Ces. La confederazione ricorda che i sindacati europei “sono entrati immediatamente in azione e si sono già mobilitati per dare accoglienza ai rifugiati, oltre a raccogliere cibo”. La Ces sta organizzando una giornata europea e globale di azione per la pace a metà marzo a Bruxelles e in altre città, “la cui data sarà confermata a breve”.
"La guerra e le sue conseguenze colpiscono sempre prima, e più duramente, la gente comune, e così è avvenuto ancora una volta durante questa spaventosa e illegale invasione dell'Ucraina”, dichiara il segretario generale della Ces, Luca Visentini. “La solidarietà è al centro del sindacalismo - prosegue Visentini - e i nostri fratelli e sorelle in Ucraina stanno dimostrando che non è solo uno slogan, mettendo a rischio le loro vite ogni giorno per assistere le vittime più vulnerabili di questa invasione. Esortiamo i lavoratori che possono sostenere i loro sforzi umanitari a farlo. L'Ue ha agito rapidamente e correttamente per colpire la Russia con sanzioni e proteggere i rifugiati. Dobbiamo garantire la massima pressione sulla Russia per ristabilire la pace, mentre creiamo corridoi umanitari per i rifugiati e forniamo maggiore sostegno finanziario a quelli che sono ancora in Ucraina”.
Il sito della Fpsu, oscurato in questi giorni