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“Serve più Europa”. Lo ha detto il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo, dopo che una delegazione della Cgil nazionale lunedì e martedì ha incontrato a Bruxelles rappresentati delle istituzioni, delle forze sociali ed imprenditoriali europee, a cui ha voluto illustrare l’analisi della Confederazione sulle cause della crisi e le proprie proposte di soluzione.
La sfida
Per la Cgil “occorrono al più presto politiche industriali europee per vincere la sfida tra continenti sul riposizionamento della manifattura”, e risorse comuni “che non lascino indietro i paesi con meno disponibilità”. “Chiediamo che Commissione e Parlamento europei compiano scelte in questa direzione – ha spiegato Gesmundo -, perché nonostante il Governo continui a narrare un Paese che non c’è, dopo 20 mesi consecutivi di calo della produzione industriale è ormai chiaro che l’Italia da sola non è in grado di invertire la tendenza e far uscire l’industria nazionale dallo stato di profonda crisi in cui versa”.
LE PROPOSTE
Al Presidente della Sottocommissione per le questioni fiscali Pasquale Tridico, al presidente della Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare Antonio De Caro, a Rudi Kennes, componente della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, al vice direttore generale di Business Europe Alexandre Affre, al segretario confederale Ces Ludovic Voet e alla segretaria generale di Industrial All Judith Kirton-Darling “abbiamo illustrato dettagliatamente le proposte emerse dall’assemblea dei delegati e delle delegate dell’industria tenutasi a Milano il 6 novembre scorso, frutto del documento della segreteria nazionale Cgil sulle politiche industriali”, continua segretario confederale della Cgil.
Ovvero “la costituzione di un fondo sovrano europeo e di un’agenzia nazionale per lo sviluppo che sostengano un piano di politiche industriali europee e nazionali; interventi immediati sul costo dell’energia e il riordino degli incentivi alle imprese, con particolare riguardo a quelle a produzione innovativa; un piano di investimenti per la ricerca di base e quella applicata; un piano di intervento sociale che, in un mix tra ammortizzatori e politiche attive del lavoro, possa governare i processi di riconversione con obiettivo ‘disoccupazione zero’”.
INTERESSE E CONDIVISIONE
Gesmundo sottolinea di aver riscontrato “interesse e condivisione, a partire dai membri delle Commissioni, che si sono impegnati a proseguire il confronto e a mettere al centro del dibattito a livello europeo i temi da noi sollevati, nonostante arrivino da più parti segnali sul rischio di un arretramento complessivo rispetto alle scelte della precedente Commissione sul green deal”.
Per quanto riguarda la parte datoriale, “pur condividendo l’esigenza di un nuovo protagonismo europeo sui temi dell’industria, vi sono sostanziali differenze di veduta rispetto ai vincoli sugli investimenti per gli incentivi alle imprese, che noi continuiamo a sostenere debbano essere legati a precise condizionalità sociali e alla qualità della produzione”.
Infine, aggiunge che “abbiamo raccolto una piena condivisione su temi e proposte da Ces e Industrial All, alle quali abbiamo chiesto di mantenere alto il profilo dell’iniziativa sindacale, non escludendo il ricorso a forme di mobilitazione a livello europeo”.
Gesmundo ha anche espresso la preoccupazione della Cgil “per l’attuale testo dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur, insostenibile a causa delle insufficienti garanzie sugli aspetti sociali e ambientali. Per questo – conclude – abbiamo chiesto al Governo un forte impegno per migliorare il testo dell’accordo sul versante sociale”.