MIGRANTI

“La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone: l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. La nostra è una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere”. (Nel primo viaggio del suo pontificato, a Lampedusa, l’8 maggio 2013)

“Nessuna efficace soluzione umanitaria al pressante problema delle migrazioni di massa può ignorare la nostra responsabilità morale, con la dovuta attenzione al bene comune, per accogliere, proteggere, promuovere e integrare coloro che bussano alle nostre porte in cerca di un futuro sicuro per loro stessi e per i loro figli”. (Ricevendo alcuni ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, 12 dicembre 2018)

“Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel paese dove siamo nati o altrove l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori a nessuno”. (Messaggio per la giornata mondiale del migrante, 13 maggio 2017)

“Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!”. (Nella visita al campo dei migranti di Lesbo, 4 dicembre 2021)

“Rivolgo il mio appello, in particolare ai capi di Stato e di Governo europei e africani, affinché si presti urgente soccorso e assistenza a questi fratelli e sorelle. Il Mediterraneo non sia mai più teatro di morte e di disumanità”. (All’Angelus del 23 luglio 2023)

LAVORO

“Oggi c’è il lavoro in nero, e tanto; penso alle vittime del lavoro, che soffrono incidenti del lavoro; ai bambini che sono costretti a lavorare con persone adulte, questo è terribile! E tutti questi sono fratelli e sorelle nostre, che si guadagnano la vita così: non gli danno la dignità. Pensiamo a questo, e questo succede oggi nel mondo”. (Udienza generale del 12 gennaio 2022)

“Qui non c’è Mandrake ma nessuno deve perdere il lavoro”. (Ai dipendenti vaticani, 21 dicembre 2020)

“La cultura dello scarto s’è insinuata nelle pieghe dei rapporti economici e ha invaso anche il mondo del lavoro. Lo si riscontra ad esempio là dove la dignità umana viene calpestata dalle discriminazioni di genere. Perché una donna deve guadagnare meno di un uomo? lo si vede nel precariato giovanile: perché si devono ritardare le scelte di vita a causa d’una precarietà cronica? O ancora nella cultura dell’esubero. E perché i lavori più usuranti sono ancora così poco tutelati? Troppe persone soffrono per la mancanza di lavoro o per un lavoro non dignitoso: i loro volti meritano l’ascolto e l’impegno sindacale. Perché una donna, appena si vede che incomincia a ingrassare, la mandano via per non pagare la maternità, perché?”. (Ricevendo in udienza la Cgil, 18 gennaio 2022).

“Medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola”. Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera”. (Omelia da Santa Marta, 4 aprile 2020)

GUERRA E PACE

La guerra “è il virus più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché proviene dall’interno del cuore umano corrotto”. (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2022)

“Anche oggi vediamo sollevarsi popolo contro popolo e assistiamo angosciati al veemente allargamento dei conflitti, alla sciagura della guerra, che provoca la morte di tanti innocenti e moltiplica il veleno dell’odio”. (Omelia per la Giornata Mondiale dei Poveri, 13 novembre 2022)

“La pace è possibile. Però bisogna che tutti si impegnino per smilitarizzare i cuori, a cominciare dal proprio. E poi disinnescare, disarmare la violenza. Dobbiamo essere tutti pacifisti. Volere la pace, non solo una tregua che magari serva solo per riarmarsi. La pace vera, che è frutto del dialogo. Non si ottiene con le armi, perché non sconfiggono l’odio e la sete di dominio, che così riemergeranno. Magari in altri modi, ma riemergeranno”. (Intervista a La Stampa, 18 novembre 2022)
“Qui la vittima di questo conflitto è l’Ucraina. Io intendo ragionare sul perché questa guerra non sia stata evitata. E la guerra è come un matrimonio, in un certo senso. Per capire, bisogna indagare la dinamica che ha sviluppato il conflitto. Ci sono fattori internazionali che hanno contribuito a provocare la guerra. Ho già ricordato che un capo di Stato, a dicembre dello scorso anno, è venuto a dirmi di essere molto preoccupato perché la Nato era andata ad abbaiare alle porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini”. (Incontrando un gruppo di gesuiti in Kazakistan, 19 settembre 2022)

POVERI

“La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la anestetizza ma non la combatte. Aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro. Il lavoro è la porta della dignità”. (Alla Fondazione Centesimus Annus, 8 ottobre 2022)

“Non posso dimenticare le speculazioni che, in vari settori, portano a un drammatico aumento dei costi che rende moltissime famiglie ancora più indigenti. I salari si esauriscono rapidamente costringendo a privazioni che attentano alla dignità di ogni persona. Se in una famiglia si deve scegliere tra il cibo per nutrirsi e le medicine per curarsi, allora deve farsi sentire la voce di chi richiama al diritto di entrambi i beni, in nome della dignità della persona umana. Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; e ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”. (Messaggio per la Giornata Mondiale dei Poveri, 13 giugno 2023)