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La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, più di 30 anni fa, ha per la prima volta considerato i minori come soggetti attivi portatori di diritti sociali propri. Da allora, purtroppo, pochi progressi sono stati fatti per dare piena attuazione alla Convenzione (vedi il rapporto di monitoraggio del Gruppo Crc) e soprattutto per la messa in campo di politiche pubbliche che ponessero i minori al centro e fossero capaci di dare risposte universali e integrate alla molteplicità di bisogni dell’età evolutiva.
Tralasciando il tema del sistema educativo e di istruzione, che merita una trattazione dedicata, queste mancanze si sono accompagnate a uno impiego di risorse pubbliche insufficiente a garantire prestazioni sociali adeguate a tutti i minori - caratterizzato, per di più, da una forte differenziazione territoriale - e al disinvestimento in quei servizi pubblici capaci di garantire prestazioni idonee a promuovere sviluppo e crescita del minore.
In questo contesto si è innestata la crisi pandemica che ha agito da fattore moltiplicatore per le disuguaglianze e l’esclusione sociale, che già colpiva con numeri drammatici i minori (11,4% di bambini in povertà assoluta nel 2019, pari a 1,1 milioni), e ha mostrato tutti i limiti di un sistema di welfare familiare e di una rete di servizi pubblici che prevalentemente ignora bambini e adolescenti, privandoli di servizi socio-educativi e ricreativi accessibili, aggravando le condizioni di mancanza di opportunità e di immobilità sociale.
Le evidenze poste dalla pandemia non lasciano adito a dubbi sulla necessità di investire tutte le risorse necessarie a realizzare politiche rivolte ai minori, a partire dal rafforzamento dell’infrastruttura sociale territoriale con la realizzazione di un sistema integrato di servizi pubblici capace di dare risposte ai bisogni di bambini e adolescenti e a promuoverne sviluppo e benessere, con particolare attenzione a coloro che vivono in contesti di marginalità e in condizioni di svantaggio economico, educativo e socio-relazionale, per poi proseguire con la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali e la sistematizzazione della molteplicità dei trasferimenti monetari esistenti in un unico strumento che, arrivando a tutti i minori a prescindere dalla condizione occupazionale dei genitori, sia realmente universale.