Dall’alienazione dell’operaio rappresentata da Charlie Chaplin in Tempi Moderni allo sfruttamento dei lavoratori delle piattaforme digitali e la dominazione algoritmica; così Luiz Inácio Lula da Silva riassume la parabola del mondo del lavoro e le trasformazioni che lo hanno attraversato nel corso dell’ultimo secolo. La digitalizzazione dell’economia e le nuove esigenze del mercato hanno modificato profondamente il profilo della forza lavoro: l’immaginario dell’operaio di Charlie Chaplin non è più rappresentativo del proletario moderno, ma parla ancora delle sue battaglie.
In un’economia digitale dai toni distopici dove un’azienda licenzia 150 dipendenti per volere di un algoritmo programmato all’efficienza e dove lo spazio è diventato una meta turistica di lusso per multimilionari, ci sono ancora 800 milioni di persone che vivono sulla soglia della povertà: “La modernità è diversa, ma le difficoltà rimangono le stesse del film di Chaplin. Lo sfruttamento della manodopera, la miseria, la fame, i tentativi di reprimere le lotte sindacali della classe operaia”, spiega Lula.
Una realtà ben diversa da quella raccontata in Tempi Moderni, ma con gli stessi principi di ineguaglianza e sfruttamento. Ecco perché il ruolo dei sindacati è ancora cruciale per combattere la deregolamentazione del mondo del lavoro. È la grande sfida dei sindacati di oggi: “costruire un nuovo movimento sindacale in un’epoca di tentativi di distruzione del sindacalismo”, conclude Lula.