PHOTO
“In Palestina serve un’azione diplomatica, di pace e di rispetto del diritto Internazionale. Occorre fermare la violenza, rimuovendone le cause, e riconoscere lo Stato di Palestina”. Inizia così la lettera aperta inviata da Cgil, Cisl e Uil, e da decine di organizzazioni, al presidente della Repubblica Mattarella, al premier Draghi, al ministro degli Esteri Di Maio, ai presidenti delle Commissioni Esteri di Senato e Camera Petrocelli e Fassino, nella quale i firmatari esprimono “profonda preoccupazione per quanto sta accadendo nella martoriata terra di Palestina”.
A causare l’escalation di violenze, si spiega nella lettera aperta, sono “la sospensione delle tanto attese elezioni previste per il 22 maggio, quindi la
provocazione di gruppi radicali di coloni israeliani in marcia verso i quartieri palestinesi della città vecchia, seguita della decisione di impedire ai palestinesi di raggiungere la Spianata della Moschea per la preghiera del Ramadan, e ancora il viatico concesso ai coloni di espellere i palestinesi dalle loro case in molti quartieri di Gerusalemme Est e specialmente a Sheikh Jarrah”.
Un crescendo di violenze che si è esteso in altre città israeliane e palestinesi, fino ai lanci di missili dalla Striscia di Gaza e la conseguente azione militare israeliana. “Tutto ciò dimostra – scrivono i proponenti – quanto sia indispensabile che le Nazioni Unite, l'Unione Europea e gli Stati nazionali non si fermino alle dichiarazioni di condanna e al richiamo alle parti di fermare la violenza, ma che prendano posizione per eliminare le cause che provocano la violenza e l’ingiustizia che subisce il popolo palestinese e, di rimando, anche la popolazione israeliana”.
La decisione di sospendere e rinviare le elezioni è “una conseguenza diretta dello stato di debolezza e di precarietà giuridica in cui vive la popolazione palestinese, apolide e sotto occupazione”. Il comportamento del governo israeliano è stato “chiaramente ostile allo svolgimento delle elezioni, dal rifiuto della missione del Parlamento europeo, agli arresti dei candidati e al divieto di qualsiasi attività elettorale a Gerusalemme Est, in violazione degli accordi di Oslo ancor oggi in vigore, e riferimento legale per regolare il processo elettorale nel territorio palestinese (Cisgiordania, Gerusalemme Est e Striscia di Gaza israeliana).
Sindacati e associazioni rilevano anche che “le espulsioni di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Silwan e Sheick Jarrah, oltre a mostrare l'applicazione della legge in modo etnico e discriminatorio, non fanno che alimentare nuovo odio e violenza tra le due comunità”. Per i firmatari pensare di “risolvere la ‘questione palestinese’ con espropri forzati, demolizioni di case e sostituendo la popolazione palestinese con nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est è quanto di più dannoso e contrario alla costruzione di una pace giusta e alla convivenza tra le due comunità”.
Cgil, Cisl, Uil e altre organizzazioni sollecitano l’Italia a farsi promotrice di “un’azione diplomatica di pace e di rispetto del diritto internazionale, chiedendo alle Nazioni Unite, all'Unione Europea e ai capi di governo che hanno a cuore la pace e la coesistenza tra palestinesi e israeliani di fermare questa nuova ondata di violenza, intimando ad Hamas di bloccare il lancio dei razzi e al governo israeliano di rimuovere l'assedio di Gaza e di fermare qualsiasi tipo di ritorsione contro la popolazione della Striscia di Gaza”.
I firmatari della lettera chiedono di “impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di diritto internazionale per fermare l'espropriazione e la demolizione delle case a Gerusalemme Est” e di “esigere dal governo israeliano la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono le elezioni libere e regolari in Cisgiordania, Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, come previsto dagli accordi di Oslo, firmati dalle parti”. Sollecitano l’Italia, inoltre, a “sostenere e assistere l'Autorità nazionale palestinese per l'organizzazione e la realizzazione del processo elettorale, evitando ulteriori rinvii”.
Sempre in tema di elezioni, sindacati e organizzazioni invocano l’invio “di osservatori internazionali neutrali per monitorare il processo elettorale, i giorni del voto e il conteggio dei voti, che si svolga secondo gli standard internazionali di trasparenza e con pieno diritto di voto per tutta la popolazione residente in Cisgiordania, nel distretto di Gerusalemme e nella Striscia di Gaza”. Infine, chiedono di “agire in sede Onu per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere ai due Stati di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità”.