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Quarantesimo venerdì di protesta in tutto il mondo contro i cambiamenti climatici. Le stime parlano di oltre un milione di giovani e circa 1.600 manifestazioni in 119 Paesi di tutto il mondo. Tutto nacque grazie alla 16enne Greta Thunberg, che nell’estate dell’anno scorso manifestò davanti al Parlamento svedese per chiedere l'impegno dei politici. Da allora i Fridays for Future si sono diffusi in tutta Europa, prendendo piede pure negli Usa e in Australia, diventando un appuntamento fisso per gli studenti.
L'ultima protesta coordinata era stata quella del 15 marzo scorso, quando 1,6 milioni di giovani in tutto il mondo si ritrovarono a marciare chiedendo un impegno concreto agli adulti. Nel 2018, le emissioni globali di carbonio hanno raggiunto un livello record e lo scorso ottobre un gruppo di esperti Onu ha avvertito che per stabilizzare il clima, dovranno essere ridotte entro il 2030: questo il messaggio principale dell’iniziativa. La giovane attivista svedese su Twitter ha rilanciato le immagini che arrivano da tutta l'Asia. Brandendo cartelli e striscioni colorati che inneggiano alla climate justice, giovani e giovanissimi marciano in Giappone, India, Filippine, Corea del Sud così come Australia e Nuova Zelanda.
Confermata anche per questo secondo Global Strike l’adesione della Cgil. “Siamo nuovamente in piazza per il secondo sciopero globale per il clima, dopo quello del 15 marzo e dopo l’importante manifestazione in piazza del Popolo del 19 aprile che ha visto la partecipazione dell’attivista Greta Thunberg e l’incontro con il segretario generale della Cgil Maurizio Landini”, si legge in una nota della Cgil nazionale: “La nostra mobilitazione e il nostro impegno non si fermeranno finché i governi, a partire da quello italiano, non agiranno in modo concreto per combattere il cambiamento climatico”.
Per il sindacato, “i governi continuano a dimostrare tutta la loro inerzia, e anche quando si è presentata l’occasione di agire, come nell’ultimo Consiglio europeo di Sibiu in cui si è discusso del futuro dell’Europa, hanno scelto di bocciare l’ambizioso piano contro il cambiamento climatico presentato da otto Paesi”. La confederazione, dunque, rimarca che non c’è più tempo da perdere: "Ora è tempo di agire per la giustizia climatica: è urgente cambiare radicalmente il modello di produzione e di consumo per renderlo sostenibile dal punto di vista climatico e sociale. Investimenti, politiche fiscali, industriali ed economiche devono guardare alla decarbonizzazione, unica strada per disinnescare la potente bomba a orologeria dell’incremento della temperatura globale”.