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“Preoccupa il fatto che, anche di fronte ai segnale di antieuropeismo che continuano a esserci, non ci si renda conto del bisogno di intervenire sulle ragioni che hanno allontanato i cittadini dalla prospettiva europea. Indubbiamente, il punto fondamentale è che la politica economica fatta in Europa ha aumentato le diseguaglianze, ha ricostruito nuove povertà, nuovi divari tra i Paesi”. Lo afferma Susanna Camusso in un’intervista a RadioArticolo1. “Sul piano economico – aggiunge l’ex segretaria generale della Cgil – abbiamo di nuovo segnali di crisi di fronte ai quali non si possono prendere provvedimenti tampone. Bisogna invece immaginare una nuova Europa che sappia rispondere alla riduzione delle diseguaglianze, alle necessità e alla qualità della crescita. Peraltro, se si vuole prendere sul serio il discorso di insediamento della commissaria Von Der Leyen, non c'è dubbio che, per esempio, Green new deal vuol dire un'altra politica economica”. Perché “guidare questa transizione – osserva – ha ovviamente un costo in termini per le riconversioni”.
Un esempio? “Tutto il mondo ormai riconosce che abbiamo il problema di liberarci dalla plastica. Ma per farlo bisogna costruire materiali differenti che siano effettivamente degradabili, oppure trovarne di nuovi. E questa cosa non si fa semplicemente dicendo non ‘compro più bicchieri di plastica’. Certo, questo è l'atto di ogni singolo cittadino alla ricerca di una soluzione, tuttavia occorre alimentare la produzione, bisogna investire sulla ricerca. E non possiamo immaginare che sia il libero mercato a fare tutto da solo, perché, come ha dimostrato in questi anni, il mercato guarda alla massimizzazione dei profitti, non al bene del pianeta e al suo futuro”. A questo riguardo, aggiunge Camusso, “credo sia molto importante il messaggio che il presidente Mattarella ha mandato da Cernobbio, un luogo in cui c'era bisogno di dire che le politiche figlie del liberismo non rispondono alle esigenze dei tempi. Non sconfiggi populismi, sovranismi e arretramenti se non hai un vero progetto politico che coinvolga i cittadini, le persone, dia un orizzonte”.
A proposito della congiuntura economica, “la riduzione della produzione industriale negli Stati Uniti e in Germania, nonché i pericoli che derivano dall'uscita della Gran Bretagna, sono tutti segnali recessivi per l'Europa, di cui sappiamo bene che il nostro Paese pagherebbe immediatamente le conseguenze essendo un prevalente fornitore in particolare dell'industria tedesca. Una ragione in più – sottolinea Camusso – perché l'Europa decida una politica economica di sostegno, investimento e qualificazione degli investimenti, che poi vuol dire tutela dell'occupazione e della sua qualità. Altrimenti tornerà l'idea che ha dominato in parte le ultime elezioni continentali, cioè che chiudersi nei propri confini può essere una soluzioni: Ungheria, Polonia, l'Italia stessa, sono tutti esempi che quelle politiche non portano in realtà a elementi di sviluppo e di crescita. Ma proprio per questo credo che la Commissione europea debba avere un'idea dell'Europa e aprire significativamente il portafoglio”.