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Si potrà avere diritto a qualche idea confusa sugli schieramenti politici che si presentano alle prossime elezioni europee, sulle tante promesse e se saranno mantenute. Ma un fatto è certo e non ammette dubbi: l’estrema destra non tutela gli interessi dei lavoratori. In Europa, infatti, nel corso di votazioni importanti per il futuro dei lavoratori nel Parlamento Ue, i partiti di estrema destra non hanno mai votato a favore.
Lo dimostra uno studio (Unmasking the far-right right anti-worker agenda) commissionato dal gruppo II dei lavoratori presso il Comitato economico e sociale europeo (Cese). La ricerca è stata ripresa da Stefano Palmieri, dell’Area delle politiche europee e internazionali Cgil, in una nota sulle prossime elezioni diffusa dalla confederazione di Corso d’Italia.
"Nel corso di ben otto iniziative di legge che riguardavano direttamente gli interessi dei lavoratori europei”, osserva Palmieri, i due schieramenti Identità e Democrazia (dove è presente la Lega) e Conservatori e Riformisti Europei (dove è presente Fratelli d’Italia) “si sono astenuti o hanno votato contro”.
“Identità e Democrazia (Id) ha votato contro o si è astenuto per il 64% delle volte, mentre il gruppo Conservatori & Riformisti Europei (Ecr) lo ha fatto il 73% delle volte", aggiunge Palmieri. Mentre “i raggruppamenti che presentano una posizione favorevole agli interessi dei lavoratori – prosegue il sindacalista Cgil – sono quelli di Sinistra e Democratici (S&D), i verdi (Greens), seguiti da la sinistra (The left). Anche Renew e il Partito Popolare Europeo (Ppe) se confrontati con i raggruppamenti dell’estrema destra presentano una posizione in favore dei lavoratori, Renew oltre l’80% delle volte e il Ppe oltre il 70%”.
Un primo banco di prova abbastanza esemplificativo è rappresentato dalla Risoluzione per combattere la povertà lavorativa. “Come si può notare dalla lettura del grafico nella figura 2 – spiega la nota Cgil – sia Id che Ecr hanno mostrato una forte opposizione alla risoluzione volta a combattere la povertà lavorativa. Il raggruppamento dove è presente la Lega per il 62% ha votato contro, con il 37% di astensioni; mentre il raggruppamento dove milita FdI ha mostrato il 57% di astensioni e il 30% di voti contrari. Solo l’1% di ID e il 13% di Ecr hanno votato in favore della risoluzione”.
Vediamo come i due raggruppamenti di estrema destra si sono comportati in casi più concreti, quando si è trattato di votare delle direttive europee che avevano delle dirette ripercussioni sulle condizioni socio-economiche dei lavoratori.
Il grafico in figura 3 mostra le indicazioni di voto per la direttiva sul salario minimo adeguato. “Id e Ecr – osserva sempre Palmieri – hanno votato in maniera preponderante contro la direttiva: Id con il 69%, ed Ecr con il 36%; oppure si sono astenuti: Id con il 2% ed Ecr con il 45% dei propri voti”.
Attraverso il grafico in figura 4 “possiamo notare le intenzioni di voto sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni nell’Ue”, un provvedimento che contrasta il divario retributivo di genere. Anche qui si conferma la netta opposizione dei due raggruppamenti dell’estrema destra europea: “Id – si legge nella nota Cgil – esprime una quota di voti pari al 26% contraria, mentre Ecr esprime una quota contraria del 29%; per quanto riguarda gli astenuti Id raggiunge il 34% mentre Ecr il 67%. Solo il 4% del gruppo Ecr, dove milita Fratelli d’Italia, vota in favore di questa direttiva”.
Anche quando si tratta di migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme – come si può notare nel grafico in figura 5 – Id e Ecr mostrano la più ampia opposizione: “Id con il 30% di no e il 5% di astensioni; Ecr con il 15% di voti contro e 23% di astensioni. Quando votano a favore raggiungono una quota del 65% Id e 62% Ecr, laddove i Verdi e la Sinistra raggiungono il 100% mentre S&D e Popolari oltrepassano la quota del 90%”.
Il grafico nella figura 6 consente di individuare il voto dei gruppi parlamentari per la proposta sulla tassazione minima per le imprese multinazionali, che “vede il voto favorevole intorno al 100% per Verdi, S&D, Renew e Popolari, mentre Id è favorevole con una quota del 70% ed Ecr con una quota del 10%. Id ed Ecr sono i due raggruppamenti la cui opposizione a tale proposta oltrepassa la soglia del 25%: Id al 25% di no ed Ecr 50% di no e 40 % di astenuti. Dimostrazione – osserva Palmieri – di come questi due raggruppamenti non mostrino alcuna reticenza a salvaguardare gli interessi del capitale”.
La conclusione è evidente: “In una votazione nella quale il raggruppamento dei partiti dell’estrema destra europea possono diventare il terzo o quarto grande raggruppamento politico del Parlamento europeo – scrive Palmieri –, disarticolando l’attuale maggioranza con effetti dirompenti per la composizione della futura maggioranza parlamentare e della nuova Commissione europea, occorre dirlo forte e chiaro: dire che questi partiti rappresentino gli interessi dei lavoratori è una mistificazione”.