Il voto tedesco ha sorpreso l’Europa. Le urne elettorali per il rinnovo del Parlamento Ue sono fresche di spoglio e quello che è successo a Berlino ancora brucia, deve far riflettere, deve essere interpretato. Il crollo di Spd e Verdi è una bocciatura sul piano della politica nazionale da parte dell’elettorato tedesco, certo. Ma anche sul piano europeo suona come uno stop alla transizione green e alle politiche riformatrici degli ultimi anni. E avanza la destra estrema della AfD, quella che nemmeno per Giorgia Meloni è più presentabile. Dividendo il Paese in aree di voto che lo riportano alla frattura tra la vecchia Germania Ovest e la Germania Est (dove la destra spopola), frattura evidentemente mai composta.

Come ha votato il mondo del lavoro

Un dossier curato dalla Fondazione Friedrich Ebert, il think tank della Spd, ci aiuta a leggere composizione e motivazioni del voto. Cominciamo dal mondo del lavoro. Incrociando dati elettorali e risposte sulla propria condizione sociale fornite negli exit poll, il dossier della Ebert rileva che i centristi di Cdu/Csu (Union) sono stati il primo partito votato tra impiegati, dipendenti pubblici e autonomi. Il 34% dell’elettorato del pubblico impiego ha premiato la Union moderata, il 20% i Verdi e solo il 13% la Spd. Tra gli autonomi e i dipendenti privati, l’AfD si colloca al secondo posto con rispettivamente il 17% e il 15%, seguita dai Verdi (15% e 13%). Coloro che negli exit poll hanno dichiarato di essere “operai”, hanno votato per l’AfD nel 33% dei casi, mentre l’Union si posiziona al secondo posto con il 24%. In questa categoria la Spd si è fermata al 12%.

Disoccupati e pensionati

“Anche tra i disoccupati – leggiamo nello studio curato da Catrina Schläger, Christos Katsioulis e Jan Niklas Engels – l’AfD è stata la scelta più frequente (25%), seguita da Spd (13%) e Union (12%). Le percentuali relativamente basse si spiegano con il fatto che quasi un terzo dei voti dei disoccupati è andato a partiti minori”. Cdu/Csu ha ottenuto il 41% dei voti tra i pensionati. La Spd il 21%. Solo l’11% dei pensionati ha votato per l’AfD, seguiti dai Verdi con l’8% e il BSW di Sahra Wagenknecht con il 7%.

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Affluenza record

L’affluenza è stata di quasi il 65%, avvicinandosi al livello delle prime elezioni europee del 1979. Cdu/Csu è il primo partito (30%). Le componenti della coalizione governativa “semaforo” perdono tutte. L’Spd diventa il terzo partito (14%). I Verdi crollano a poco meno del 12% “e sono le principali vittime di un’ondata europeista in raffreddamento”, osservano i ricercatori della Ebert. Anche i liberali della Fdp perdono voti ma si mantengono al 5%. La Linke scivola al 2,7%. L’AfD guadagna invece quasi cinque punti percentuali e diventa la seconda forza politica tedesca con quasi il 16%, ma nei Länder dell’Est è prima col 28%. Infine i “piccoli partiti ottengono buoni risultati. In totale ricevono oltre il 20%. Spicca l'Alleanza Sahra Wagenknecht, che ottiene il 6,2%”.

Il voto dei giovani

In Germania si può votare a 16 anni. Un terzo degli elettori nella fascia di età compresa tra 16 e 24 anni ha premiato i piccoli partiti che non superano la soglia del 5%. Il 17% dei giovani ha votato Cdu/Csu e il 16% AfD. I Verdi sono stati puniti dagli elettori giovani: calano di 23 punti percentuali e si fermano all'11%. Segue la Spd con il 9%, e Volt con il 7%.

E degli anziani

Union e Spd ottengono “i migliori risultati nella fascia di età superiore ai 60 anni. I loro risultati nella fascia di età più anziana sono circa il doppio di quelli degli elettori sotto i 35 anni. L'AfD ha ottenuto il suo miglior risultato con il 20% tra i 35-44enni, ma tra gli over 60 ha raggiunto solo il 9% (come i Verdi)”.

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Guerra e sicurezza sociale

Vediamo le ragioni del voto: “Il 55% degli elettori ha risposto che per loro sono decisive le questioni politiche federali nazionali, contro il 38% che ritiene decisive le questioni politiche europee. Il risultato può quindi essere interpretato anche come una critica al governo”.

“Mentre nel 2019 la protezione del clima e dell’ambiente era tra i temi decisivi per le elezioni, quest’anno il mantenimento della pace e la sicurezza sociale sono in cima alla lista”. La guerra della Russia contro l'Ucraina e i conseguenti costi ad essa associati sotto forma di inflazione e prezzi dell'energia si sono rivelati cruciali.

Leggiamo:

“Per i sostenitori dei Verdi la protezione dell'ambiente e del clima continua ad essere la questione più importante (52%), per i sostenitori dell'Spd la questione della sicurezza sociale è una priorità assoluta (35%), seguita direttamente dal mantenimento della pace (32%). Questa questione è cruciale sia per gli elettori del BSW (37%) che per quelli dell’Union (28%), e il mantenimento della pace è al secondo posto per i sostenitori dei Verdi”.

“Solo per i sostenitori dell’AfD l’immigrazione è la questione più importante, con il 46% che la considera la più rilevante. Per i sostenitori del BSW la questione dell'immigrazione è al secondo posto, mentre per i sostenitori dell'Union è solo al quarto posto”.

La voce della rassegnazione?

L’anno scorso la Fondazione Ebert ha curato una cartografia della classe operaia tedesca, commissionando oltre 5.000 interviste. Tra le tante voci spiccava – tanto per riportare un paio di esempi – quella di un magazziniere della Ruhr, che si lamentava di non contare nulla per la politica nazionale: “Per loro la migrazione delle tartarughe marine è più importante”. Oppure la rassegnazione alla disuguaglianza sociale di un tecnico ferroviario della Sassonia: “Chi nasce povero, probabilmente morirà anche povero”. Queste voci hanno risuonato anche nelle urne elettorali.