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La Cgil oggi è in piazza a Roma per condannare con fermezza la violenta aggressione della Russia contro l'Ucraina e per chiedere che cessino immediatamente le ostilità. Le numerose piazze in Italia si uniscono alle piazze in Europa e nel mondo per chiedere una immediata cessazione delle attività belliche.
Abbiamo già espresso insieme a Cisl e Uil, e lo facciamo anche oggi, solidarietà e vicinanza al popolo ucraino: le istituzioni europee devono fare ogni sforzo per assistere i civili, garantendo un passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle organizzazioni non governative, per fornire la necessaria protezione umanitaria. Le vite di centinaia di civili sono a rischio, la stabilità nel continente europeo è seriamente minacciata.
Il conflitto armato in corso sta causando disorientamento e destabilizzazione a livello economico, sociale e geopolitico in un contesto in cui la pandemia ha lasciato profondi segni, causando milioni di morti, esasperando le diseguaglianze e portando a un ulteriore indebolimento dello stato di diritto. Si vedono già i primi effetti, non solo sui mercati finanziari, ma anche e soprattutto sul costo di beni primari in Europa. Saranno, ancora una volta, i più poveri e i più fragili a pagare il prezzo più alto.
La manifestazione di oggi a Roma, e quelle in corso in questi giorni in numerose altre città italiane e nel mondo, riportano in piazza la voce del movimento pacifista. La pace, però, va perseguita con mediazioni, negoziati e piattaforme rivendicative, con concrete richieste alle istituzioni a ogni livello. La pace non è un bene dato per sempre, ma va coltivato e ottenuto tramite il negoziato, l’azione diplomatica e il rispetto del diritto internazionale. Gli attori in gioco devono deporre le armi, le ostilità devono cessare, vanno rispettati i principi dell’autodeterminazione dei popoli e dell’inviolabilità dei confini.
Bene ha fatto la nostra organizzazione a riaffermare con forza e senza esitazione un no alla guerra e ad ogni conflitto armato con l’ordine del giorno approvato all’Assemblea di organizzazione, condannando “con forza ogni iniziativa che possa mettere in pericolo la pace e la stabilità in Europa”.
La Cgil, fra i primi sindacati in Europa, insieme a Cisl e Uil, si è unita a coloro che chiedono al governo italiano, agli Stati membri e alle istituzioni dell'Unione europea di impegnarsi in un'iniziativa per ridurre la tensione e promuovere un accordo politico tra tutte le parti. Abbiamo partecipato a una manifestazione a Bruxelles il 24 febbraio, poche ore prima che si riunisse il Consiglio europeo, per avanzare queste richieste, e abbiamo espresso solidarietà e vicinanza al sindacato ucraino con cui siamo costantemente in contatto.
L’attuale crisi è, però, il prodotto di molteplici cause. Cause che vanno indagate e approfondite. Occorre interrogarsi sulla debolezza dell’Unione europea in materia di difesa e di politica estera. Come, pure, occorre interrogarsi sul ruolo e sulla politica di allargamento a est della Nato e sulla necessità di una politica di neutralità attiva. Emergono con chiarezza le nostre vulnerabilità, effetto dell’assenza di una visione unitaria europea sugli assetti geopolitici strategici e dell’incapacità di completare l’integrazione dell’Unione anche rispetto ai temi delle politiche di vicinato, della difesa e della sicurezza condivisa.
La Cgil, anche alla luce degli allarmanti dati rispetto alla corsa al riarmo negli ultimi anni e ai profitti dell’industria delle armi, è impegnata a ogni livello in appelli volti a rilanciare le trattative sulla riduzione degli armamenti a partire dal trattato INF sulle forze nucleari a medio raggio, e dalla ratifica del trattato per la proibizione delle armi nucleari. Per tutto ciò, il nostro approccio alla crisi, l’ennesima crisi che sta avvolgendo l’Europa nella regione orientale, dovrebbe andare in profondità, alle sue origini e non su ciò che appare in superficie.
Si impone, quindi, una riflessione più profonda sulle cause che hanno condotto fin qui. Riflessione che la Cgil sta avviando nel contesto della Rete italiana pace e disarmo, ma confrontandosi e scendendo in piazza su una piattaforma rivendicativa di ampio respiro e ambiziosa che metta pace, disarmo, non violenza e riconversione al centro di un nuovo modello produttivo post pandemico, necessario per la sopravvivenza climatica del pianeta.
È tempo di prendere atto che la pace e la sicurezza vanno costruite con politiche economiche, sociali e ambientali improntate sulla cooperazione tra Stati e con un approccio fondato sui diritti universali e una visione di lungo periodo che punti a consegnare un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto, che immagini un modello di sviluppo che rispetti l’ambiente, ancorato al rispetto dei diritti sociali e del lavoro fondamentali e al ripudio di ogni forma di violenza, di guerra e di conflitto che dia nuova forza al sistema multilaterale e dell'Onu.
La precondizione per tutto ciò, però, è un immediato cessate il fuoco, la deposizione delle armi, il ritiro delle forze armate russe dal territorio ucraino e il riavvio di un percorso diplomatico che segni un deciso cambio di passo rispetto al complesso di situazioni che hanno condotto alla tragedia che si sta consumando in queste ore.
Salvatore Marra, Coordinatore area delle politiche europee e internazionali Cgil