Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky offre agli alleati le terre rare contenute nelle migliaia di depositi minerari del suo Paese, contese in quest’area da Donald Trump e Vladimir Putin:  “Metteteci dentro i vostri soldi. Facciamo sviluppo insieme", dice. Questa è solamente una delle ultime notizie che riguardano la contesa in atto per l’accaparramento dei giacimenti di terre rare in una guerra principlamente tra Usa e Cina, in posizione quasi monopolistica rispetto all’estrazione e alla lavorazione di questi minerali. Le terre rare divengono così un elemento chiave nella strategia di Zelensky nell’ipotesi di una trattativa per la guerra con la Russia, anch’essa interessata allo sfruttamento dei giacimenti ucraini.  

Quelle terre preziose entrate nella nostra vita

Un oggetto del contendere che interessa quindi le principali potenze mondiali a causa del suo uso sempre più diffuso e cruciale ormai da tempo. Per capire meglio cosa siano questi 17 elementi della tavola periodica e quale sia il loro utilizzo, abbiamo consultato Andrea Melchior, professore associato presso il Dipartimento politecnico di Ingegneria e Architettura di Udine, il quale ci ha innanzitutto spiegato che le terre rare sono così chiamate “non perché sono tra gli elementi più rari sulla crosta terrestre, ma perché la loro disponibilità è presente solamente nelle rocce di alcune aree dove è economicamente conveniente sfruttarle”.

Si tratta di elementi chimicamente molto simili tra loro e “si trovano spesso insieme negli stessi frammenti di roccia, per cui è difficile la loro separazione. Il trattamento per arrivare al singolo minerale è laborioso e le terre rare sono oggi molto importanti perché entrano in gioco in numerosissime applicazioni legate soprattutto alla tecnologia. Noi, senza esserne consapevoli, li utilizziamo costantemente e quotidianamente. Abbiamo la loro presenza, ad esempio, nell'elettronica, ma un'applicazione per cui al giorno d’oggi sono diventate particolarmente critiche è quella dei magneti permanenti che vengono utilizzati nella mobilità elettrica”.

Le terre rare le troviamo anche nelle tecnologie satellitari dell’aerospazio, un settore nel quale gli investimenti sono in grande espansione (l’Italia ne è un esempio) e che è previsto raggiungeranno a livello globale i 1000 miliardi di euro nel 2030. Per quanto riguarda invece i motori delle automobili elettriche e ibride, Melchior ci ricorda che “uno dei motivi per i quali si è iniziato a parlare di terre rare è la transizione al green.

Le applicazioni sono però innumerevoli, persino nelle scope elettriche che usiamo in casa vi è una presenza di questi minerali, ma anche sulle banconote degli euro l'inchiostro anticontraffazione contiene una piccolissima percentuale di una terra rara (una ‘ricetta segreta’) che produce un'emissione di luce rossa quando viene esposta a un all'ultravioletto delle macchinette che servono alla verifica”.

Tra geopolitica e danni ambientali

Per quanto riguarda il loro commercio “la Cina oggi detiene più o meno il 90% del mercato dei materiali già trattati. I grossi giacimenti si trovano in Cina e Australia, in Svezia hanno iniziato l’estrazione”, perché nel 2023 hanno trovato quello che è stato definito il più grande giacimento di terre rare in Europa. "Ed è nei Paesi nordici che sono state fatte le prime scoperte di giacimenti”, precisa il professore. 

Jimmy Kets/Avalon/Sintesi
Jimmy Kets/Avalon/Sintesi
Foto di © Jimmy Kets/Avalon/SintesiLubumbashi, Congo, april 4, 2010, Congolese miners who work for Forrest group in Lubumbashi. (Jimmy Kets/Avalon/Sintesi)

C’è poi l’Africa, dove, sebbene i principali giacimenti siano di cobalto e tantalio, cinesi, russi, turchi e israeliani hanno rafforzato e continuano a rafforzare la propria presenza anche per lo sfruttamento dei giacimenti di terre rare. Anche nella guerra in corso in Congo i giacimenti hanno il loro ruolo. Altro continente ricco di ‘metalli tecnologici’ è il Sudamerica, particolarmente in alcune sue regioni.  

Ci sono poi i danni all’ambiente e per coloro che lavorano all’estrazione delle terre rare. Melchior conferma: “un rischio ambientale c’è, perché comunque l'attività mineraria è impattante. Poi c'è anche tutto il discorso del processamento, perché dal minerale, che è un sasso o una roccia, bisogna estrarre i materiali e purificarli con una serie di trattamenti chimici che producono degli scarti. I rischi, anche per i lavoratori, sono quindi legati a un'industria pesante come quella mineraria, soprattutto viste le trasformazioni alle quali vengono sottoposte le terre rare”. 

Chi si occupa di sostenibilità ha calcolato che la lavorazione di una tonnellata di terre rare produce circa 2000 tonnellate di rifiuti tossici e, insieme all’estrazione genera erosione del suolo, perdita di biodiversità, formazione di pozzi di assorbimento e inquinamento idrico.

Sul fronte dell’aumento del fabbisogno di terre rare, “possiamo dire che dipende da quali elementi parliamo – prosegue e conclude il chimico dell’Università di Udine -. Quelli legati alla mobilità elettrica ci si può aspettare che aumentino, perché ci si aspetta che aumenti il numero di auto elettriche, monopattini elettrici o comunque tutte le applicazioni che richiedono motori elettrici con magneti permanenti, ma è anche vero che si parla di rallentamenti sul fronte della mobilità elettrica in Europa. Il problema sta nel fatto che per ora i detentori delle materie prime sono quasi unici”.

Le mire predatorie trumpiane 

Quindi siamo difronte a una Cina vicina al monopolio e a un utilizzo dilagante di questi metalli, che va dai dispositivi elettronici come smartphone, computer e televisori alle batterie ricaricabili, dai motori elettrici alle turbine eoliche. Torniamo quindi all’argomento di apertura per vedere che il presidente statunitense Donald Trump nel dichiarare di volere annettere la Groenlandia non ha solo motivi strategici legati ai confini, ma punta ai suoi giacimenti di terre rare di cui è molto ricca e che da tempo Usa e Russia si contendono, tanto che i primi nel 2019 hanno firmato un memorandum sulla cooperazione in questo settore. Accordi ai quali si oppone la resistenza degli abitanti e del nuovo governo di sinistra. 

Anche in Sudamerica Trump pone le sue mire e c’è chi sostiene che la minaccia di imporre dazi alle merci Colombiane non avesse solamente lo scopo di ottenere da Bogotà il rimpatrio dei migranti espulsi dagli Usa, ma anche quello di avere una leva per l’utilizzo delle terre rare delle quali il Paese sarebbe ricco.

Lo stesso vale per la guerra dei dazi apertasi con la Cina, perché in un’era dove ormai quasi qualsiasi funzione umana è legata alla tecnologia avanzata, e sempre più sarà così (emblematico è lo strapotere di Elon Musk alla Casa Bianca), Trump, nella sua politica egoistico-affaristica celata dal “America first”, ha deciso per la lotta senza quartiere per gli approvvigionamenti energetici alla potenza asiatica, che non intende per altro mollare la presa.