Quasi 40 milioni di lavoratori europei non sono nelle condizioni economiche di potersi permettere una settimana di vacanza. Due milioni in più rispetto all'anno precedente. È l'allarmante risultato di una rielaborazione dei dati Eurostat condotta dalla Ces. Nel 2022, secondo la Confederazione europea dei sindacati, ben 39,7 milioni di lavoratori (il 15%) non sono riusciti a pagarsi le ferie, in patria o all'estero, rispetto ai 37,6 milioni (14%) del 2021.

In Italia sei milioni a casa

Il maggiore incremento di quella che i sindacati definiscono “povertà delle vacanze” è stato registrato in Francia, con quasi un milione di persone in più costrette a rimanere a casa. Le variazioni percentuali più significative si sono verificate in Irlanda (+3,8%) e in Francia (+2,5%). L'Italia, in ogni caso, è il Paese con il maggior numero assoluto di lavoratori che non possono permettersi pause (6.074.387), nonostante il lieve calo registrato. I paesi con le percentuali più alte di lavoratori in difficoltà sono invece Romania (36%), Cipro (25%) e Grecia (25%). Le previsioni per il 2023 indicano un ulteriore peggioramento, a causa dell'aumento record dei costi e del calo dei salari reali dovuto all'inflazione.

I dati, secondo il sindacato europeo, sottolineano l'importanza della contrattazione collettiva, che non solo garantisce salari più equi, ma anche fino a due settimane in più di vacanza ogni anno. Dal 2000, secondo quanto riportato nel rapporto, almeno tre milioni di lavoratori hanno perso questi benefici a causa delle politiche di austerità, con cali maggiori che si registrano nei Paesi con alti livelli di povertà. “Sebbene si noti una recente ripresa, c'è ancora molto da fare”, si legge nel rapporto .



La soluzione: salari adeguati

Tra le numerose scadenze segnate in rosso sulle agende degli Stati membri dell'Unione Europea, in effetti, una data è cerchiata in rosso. Entro il 14 novembre 2024 dovrà essere adottata la direttiva Ue sul salario minimo (Eu 2022/2041), licenziata il 14 settembre del 2022. L'obiettivo è promuovere la contrattazione collettiva e garantire che almeno l'80% dei lavoratori sia coperto da accordi collettivi.

Gli Stati membri hanno quindi solo una manciata di mesi per attuare la norma, introducendo riforme in grado di adeguare il salario minimo al costo della vita. Potrebbe essere la soluzione. Tuttavia, fa sapere ancora la Ces, un recente rapporto di Eurofound ha rilevato che solo pochi Paesi hanno già attuato azioni concrete in tal senso.

Rabbia sociale crescente

“Dopo un anno di fatica, i lavoratori dovrebbero potersi permettere una vacanza. Una vacanza non è un lusso: trascorrere del tempo con la famiglia è essenziale per la salute fisica e mentale dei lavoratori e per la vita dei bambini”, commenta la segretaria generale della Confederazione europea, Esther Lynch. "L'aumento della capacità delle famiglie lavoratrici di permettersi una vacanza è stato uno dei grandi progressi sociali del XX secolo in Europa. Tuttavia, questi dati mostrano come il progresso sociale si stia invertendo a causa delle crescenti disuguaglianze economiche. Mentre i ricchi amministratori delegati godono di vacanze di lusso, milioni di lavoratori faticano a mettere il cibo in tavola”.

Conclude Lynch: “In questo contesto non sorprende osservare una crescente rabbia sociale. Troppa gente non vede più i benefici dell'economia europea nelle loro vite quotidiane. Dobbiamo aumentare subito la copertura della contrattazione collettiva per garantire una giusta distribuzione della ricchezza, permettendo ai lavoratori di godersi una settimana di vacanza invece di lottare per la sopravvivenza”.